BISCIONE SUGLI SCUDI - A pochi giorni di distanza dall’intervista-fiume uscita sul quotidiano
la Repubblica (ne abbiamo parlato
qui), al Salone di
Detroit l’amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrylser Sergio
Marchionne ha incontrato i giornalisti italiani; era presente anche il presidente John Elkann (
nella foto durante la conferenza), e gli spunti non sono mancati. Il più interessante è forse quello legato al marchio Alfa Romeo. Dicendosi convinto che le vetture del Biscione debbano recuperare il loro dna storico, basato sulla superiorità tecnologica, sulla sportività e sulle prestazioni, ha precisato che “sarebbe stupido non sfruttare il
know-how della
Ferrari per realizzare le prossime
Alfa”, aprendo di fatto le porte a un’interazione stretta fra i tecnici dei due marchi. Per sapere con precisione quali saranno i nuovi modelli Alfa Romeo, che l’ad del Lingotto conta di vendere in un mercato ben più ampio di quello attuale (USA e Cina inclusi), l’appuntamento è per l’inizio di maggio: quando verrà svelato il nuovo piano industriale.
LANCIA CENERENTOLA - Per un altro marchio “nobile”, Lancia, le prospettive non sono invece altrettanto rosee: dicendo a chiare lettere che la berlina
Chrysler 200 presentata qui a Detroit non verrà importata in Europa, dove non c’è mercato per vetture di questo genere, Marchionne ha anche precisato che “in passato ci abbiamo provato”. Il riferimento è alle
Lancia Flavia, Voyager e Thema, strettamente derivate da modelli Chrysler, che da noi si sono rivelato un flop. Insomma, viene confermato quanto detto a la Repubblica: il marchio Lancia verrà utilizzato solo per delle utilitarie sfiziose, ovvero la
Ypsilon e le sue eredi.
NON CREDONO NELLA CORRENTE - È confermato anche lo scarso interesse per le vetture ibride ed elettriche, quanto meno per l’Europa: arriverà una Chrysler con un motore a benzina e uno elettrico, ma solo dopo il 2015, e solo nel più ricettivo mercato statunitense. E quanto alle elettriche “pure”, il pollice è verso: Marchionne ed Elkann hanno detto in coro che per ogni 500 a batterie venduta (è un modello riservato agli Usa) perdono 14.000 dollari: non serve aggiungere altro. Sul “fronte orientale”, dove finora il gruppo era sguarnito, Marchionne ha invece precisato che è stato raggiunto un accordo con un partner cinese “affidabile” (dovrebbe trattarsi della Guangzhou) che entro un anno inizierà a produrre delle Jeep nei suoi stabilimenti, destinati al mercato locale.
RESTA PER ALTRI TRE ANNI. ALMENO - E il futuro di “mister” Marchionne, che guida il gruppo sin dal 2004? Il programma prevede che resterà per almeno altri tre anni; lui stesso ha detto: “Stiamo preparando molto seriamente la mia successione, e vorremmo fortemente che questa persona uscisse dall’ambito aziendale; non vogliamo “pescare” all’esterno.”
MERCATO ITALIA - Finiamo con una domanda sul mercato italiano: cosa chiederebbe la Fiat al governo per rilanciare le vendite ormai al collasso? Degli incentivi? La risposta è lapidaria, e coerente con quanto detto in passato: “Dal 2004 a oggi non ho chiesto nulla, e non intendo farlo ora. Il problema del mercato italiano dell’auto ha origini più ampie e complesse, ed è legato all’andamento dell’economia in generale. Il governo dovrebbe curare quello prima di tutto, che poi significa semplicemente fare il suo lavoro.”