SCELTE TECNICHE E DI MERCATO - A proposito del futuro dell’
Alfa Romeo l’altro giorno gli addetti ai lavori e gli appassionati hanno avuto di che discutere e riflettere a proposito di quali potranno essere i modelli del Biscione nei prossimi anni. Solo alto di gamma? Solo trazione posteriore? Insomma, un’Alfa Romeo molto legata all’immagine “nobile” del passato? Oppure ancora l’Alfa più generalista che si conosce da qualche decennio? All’interrogativo tutte le indiscrezioni autorevoli che avevano lanciato il tema concordavano che una decisione sarebbe prevista entro quest’anno (
qui la news).
BEN ALTRI DUBBI - Questo pochi giorni fa. Ieri, l’occasione della presentazione dei
risultati economici del secondo trimestre dell’anno (
qui la news) e la relativa conference-call organizzata dal gruppo Fiat ha spostato più avanti l’argomento gamma da
produrre per porre invece il tema più spinoso della sede produttiva della “nuova” Alfa Romeo.
ALFA ROMEO MADE IN…? - Rispondendo a una domanda sulle prospettive industriali in Italia l’amministratore delegato del gruppo Fiat Sergio Marchionne (foto in alto) è tornato sull’argomento della regolamentazione dei rapporti industriali, con espliciti riferimenti all’ipotesi che le nuove Alfa Romeo vengano prodotte all’estero.
GIUDIZIO NETTO - “Le condizioni industriali in Italia restano impossibili” ha detto Marchionne in riferimento alle questioni generali, mentre a proposito dell’Alfa ha precisato: “Abbiamo le alternative necessarie per realizzare le Alfa ovunque”. La questione che per Marchionne rende la realtà italiana impraticabile industrialmente è l’attuale incertezza della norma conseguente alla recente sentenza della Corte Costituzionale a proposito del cosiddetto Statuto dei lavoratori in materia di rappresentanze sindacali. Problema su cui la Corte ha sollecitato il potere politico a intervenire dato che essendo stata dichiarata incostituzionale la norma esistente, occorre eliminare l’incertezza in cui ci si trova.
SOLLECITO AL GOVERNO - “Abbiamo chiesto con urgenza al Governo italiano di varare misure che rimedino a questo vuoto, ma per ora non vediamo nulla” ha detto Marchionne. “Stiamo ancora cercando di capire le implicazioni della sentenza per le nostra attività in Italia - ha aggiunto l’amministratore delegato della Fiat-Chrysler - e stiamo organizzando un incontro con il sindacato, che è al centro di questo contenzioso. Vedremo il risultato”.
RELAZIONI INDUSTRIALI PIÙ FUNZIONALI - Marchionne ha tenuto a rendere chiaro che per la Fiat la questione è di “cercare soluzioni che possano garantire l'operatività delle attività in questione. Non abbiamo pregiudizi ma siamo fortemente determinati a trovare una soluzione duratura nel tempo. Se le condizioni in Italia restano come quelle attuali è impossibile gestire bene le relazioni industriali e, quindi, anche se ci impegnassimo sugli investimenti sarebbe un impegno vuoto”.
CHIAVE DI LETTURA - Un ragionamento che può essere interpretato in modi diversi. Se l’obiettivo desiderato è quello di avere una normativa chiara e inequivocabile, eventualmente anche non coincidente con il modello preferito dalla Fiat, allora Marchionne può aver solo ragione a sollecitare una risistemazione della materia sindacale tale da non lasciare spazi ad andamenti ondivaghi. Ma se il retropensiero è “o si fa come diciamo noi o altrimenti non ci stiamo, e andiamo all’estero” è altra cosa, molto diversa.
L’AUSPICIO DEL MINISTRO ZANONATO - Quali sviluppo prenderà la vicenda è difficile dirlo. Qualche indizio in più lo si potrà avere da due appuntamenti attesi per i prossimi giorni: l’incontro che il vertice della Fiat avrà con il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, un incontro che il ministro ha auspicato di poter avere prima della pausa ferragostana. Zanonato lo ha detto in ambito parlamentare: “Ho incontrato varie volte Marchionne - sono state le parole del ministro - e mi è stato assicurato che non ha intenzione di abbandonare l'Italia: personalmente a Grugliasco ho visto un investimento importante, che mi ha dato idea della volontà della Fiat di rimanere a produrre auto in Italia. Nell'incontro in programma, dobbiamo ragionare sulle questioni del piano industriale e del rilancio della produzione”. Come si vede qualcosa di diverso dal nocciolo duro del ragionamento di Marchionne.
VENERDI L’INCONTRO CON LA FIOM - L’altro fronte da cui dovrebbero venire segnali sugli sviluppi della vicenda è quello sindacale. Venerdì prossimo, al pomeriggio, ci sarà finalmente un incontro tra la Fiat con il leader della Fiom Maurizio Landini, dopo che al mattino i vertici dell'azienda torinese avranno incontrato i rappresentanti degli altri sindacati. Tutto ciò mentre la situazione economica e sociale tende progressivamente a surriscaldarsi.