SCENE DI UN AMORE ROSSO - Il fine settimana corsaiolo delle Finali
Ferrari al Mugello è stato probabilmente una parentesi corroborante per Sergio
Marchionne (
nella foto). Decine di migliaia di appassionati che manifestano il loro amore per il Cavallino procurano sicuramente una bella sensazione per chi guida l’azienda (
qui per saperne di più). A maggior ragione quando questa grande passione non è legata a una vittoria. Come appunto è stato quest’anno con il dominio delle Mercedes.
PAROLE A 360 GRADI - E forse per Marchionne il bagno di folla è stato particolarmente benefico, se al termine della conferenza stampa tenuta all’autodromo toscano ha fatto una pubblica ammissione di stanchezza, cosa per niente usuale per i capi, di qualsiasi ambito siano. Tanto da accendere le micce delle deduzioni e degli interrogativi sulle prospettive future; del gruppo FCA più che della Ferrari. Perché al Mugello è stato inevitabile che non si parlasse soltanto di Ferrari, di Formula 1, di passione per le “rosse”. Certo c’è stata una disamina sull’andamento della stagione 2015 della Scuderia, con la sottolineatura dei progressi compiuti e soprattutto la impegnativa dichiarazione che nel 2016 ci sarà “una grandissima stagione”, ma le argomentazioni sono andate oltre.
MOTORI F1: NO A REGOLE “OSCENE” - Per restare nell’ambito sportivo, per esempio, sono state di grande interesse le parole spese da Marchionne a proposito delle paventate nuove regolamentazioni della Formula 1 secondo cui i produttori di motori dovrebbero essere obbligati a fornire i propulsori ad altri team. Marchionne ha ricordato che la Ferrari ha posto il proprio veto su un’idea del genere, definendola “oscena” e lasciando intravedere tutta la sua determinazione per impedire una deriva di questo tipo. Il tutto fa pensare che forse Bernie Ecclestone potrebbe trovarsi ad affrontare le riconosciute capacità di Marchionne nel condurre trattative.
VW: QUESTIONE DI GUIDA - Ma se la Formula 1 è stata ovviamente in primo piano nella sala stampa del Mugello, essa non è stata l’unico argomento affrontato. Tutt’altro. Non è mancata infatti l’attualità, con Marchionne che non si è tirato indietro davanti a sollecitazioni relative allo scandalo “Dieselgate” della Volkswagen. L’argomento è stato occasione per Marchionne di delineare la sua opinione a proposito di gestione di un grande gruppo. Il presidente della Ferrari si è infatti detto contrario a una guida unica e centralizzata per i grandi colossi, come appunto è avvenuto per la Volkswagen. E lo ha fatto anche in maniera colorata: “Nel nostro gruppo FCA c’è una gestione articolata. Io sono molto presente e viaggio molto nelle diverse aree in cui il gruppo è organizzato, ma sarebbe una cavolata bestiale voler guidare tutto da Torino o Detroit”.
GLI SCENARI DELL’AUTO - Infine, ma non per importanza, nelle parole pronunciate da Marchionne al Mugello sono stati presenti i grandi temi di fondo dell’industria automobilistica. Per esempio, le prospettive conseguenti al forte rallentamento del mercato cinese. Marchionne in proposito ha affermato che questa realtà ha costretto tutte le case a cambiare i propri piani. E in questo quadro ha anche accennato alle decisioni della FCA a proposito del rinvio di qualche mese del lancio dell’Alfa Romeo Giulia, così come della necessità di rimodulare i programmi produttivi complessivi.
LE PROSPETTIVE DI ALLEANZE E FUSIONI - E parlando di industria automobilistica era inevitabile che ci fossero riferimenti alle possibilità di un incontro con la General Motors. Marchionne ha confermato che l’amministratore della GM, Mary Barra, ha rifiutato ogni colloquio ma ha ribadito quanto già espresso nella scorsa primavera, e cioè che il mondo dell’auto ha bisogno di un processo di consolidamento, con alleanze o vere e proprie fusioni. Quanto ai rapporti tra i due gruppi, la FCA segue e valuta sì le prospettive di una intesa con la GM, giudicando questa prospettiva la più interessante e conveniente per tutti, ma al tempo stesso vengono prese in considerazioni anche ipotesi diverse, che vedono protagonisti altri gruppi.
STANCHEZZA - Al contrario di quanto aveva sempre fatto finora, Marchionne si è spinto sino ad ammettere che nella prospettiva non è da escludere l’ipotesi di una “scalata ostile”, cioè un’acquisizione non concordata con il management del gruppo interessato. Ciò detto però Marchionne ha aggiunto che operazioni del genere richiedono un impegno molto grosso, che vuole tempo, e il gruppo FCA ha i suoi programmi fino al 2018 e non può crearsi altri scenari aggiuntivi. E qui l’amministratore delegato del gruppo FCA ha fatto cadere il riferimento alla sua persona, dicendo che in futuro, dopo il 2018 tutto sarà appunto possibile, ma che non sarà lui a gestire quelle operazioni. E a chi gli ha chiesto se nel 2018 lascerà la FCA Marchionne ha detto di essere convinto di questa scelta: “perché sono stanco”. Si badi, non ha detto che sarà stanco, ma che “è” stanco dimostrando una franchezza al limite del disarmante.