UN'EUROPA DA RILANCIARE - La Fiat è “disposta a mantenere gli impegni di produzione in Italia”, ma solo a condizioni “estremamente chiare”. Sono queste le parole pronunciate da Sergio Marchionne in sede europea dove è intervenuto oggi in qualità di presidente dell'Acea (l'Associazione europea dei costruttori di auto). Come riportato dal quotidiano la Repubblica, l'amministratore delegato della Fiat, riferendosi anche all'Italia, ha precisato che non si può “continuare a perdere soldi in Europa semplicemente per tenere in piedi un sistema industriale che economicamente non ha basi”. L'Europa si trova a fare i conti con un'economia stagnante, e secondo Marchionne il 2012 sarà un anno ancora più difficile di quello appena lasciato alle spalle: i costruttori presenti sui mercati emergenti come Brasile e Asia fino adesso sono riusciti a compensare le perdite subite in Europa, ma almeno il 20% della capacità produttività “può essere vista come strutturalmente rindondante”. Si produce sempre più di quanto non si venda.
CAMBIARE IL MERCATO DEL LAVORO - Secondo Marchionne non si può più temporeggiare: è giunto il momento che in Europa e nei singoli stati membri si agisca per rivedere il mercato del lavoro e del welfare. “Se io potessi fare solo una cosa - ha detto Marchionne - , probabilmente creerei un ambiente del lavoro flessibile per gestire la domanda e l'offerta. Chiunque gestisce una multinazionale capisce che il mondo è piatto, dal punto di vista commerciale; non esiste la nozione che noi europei siamo diversi. Bisogna riconoscere le sfide, non possiamo continuare a ignorarle”. Un cambiamento, quello auspicato da Sergio Marchionne, non semplice ma necessario: “sono convinto che esistono le condizioni per creare la flessibilità 'buona': quello che dobbiamo fare è abbandonare gli schemi del passato. Se continuiamo a insistere che tutte le cose che abbiamo avuto e costruito sono essenziali per il futuro, quando in effetti sono considerate degli ostacoli proprio del progresso industriale di un Paese, quella strada non ci porterà molto lontano”.
PROGETTO FABBRICA ITALIA - Spostando l'attenzione dalle più generali tematiche europee a quelle di casa nostra, Marchionne ha tenuto precisare che per la Fiat è essenziale che in Italia venga mantenuta una politica industriale che dia la possibilità agli stabilimenti di raggiungere livelli di produttività tali da competere a livello globale ed esportare anche in altri Paesi come gli Usa. Una condizione ritenuta fondamentale affinché il progetto Fabbrica Italia possa proseguire e vengano effettivamente investiti i 20 miliardi di euro pianificati per la sua realizzazione. Ad oggi, a fronte della chiusura dello stabilimento di Termini Imerese, quello di Pomigliano d'Arco è stato convertito per la produzione della nuova Fiat Panda, mentre per quello di Mirafiori Marchionne dice che stanno prendendo gli impegni presi con le parti sindacali e “lavorando alla velocità delle luce”: qui verrà realizzato un modello Jeep e l'erede della Fiat Sedici (leggi qui per saperne di più).
NUOVE ALLEANZE? - Raggiunto dai cronisti, Marchionne non ha escluso la possibilità di accordi commerciali anche con altri costruttori: “eventuali alleanze in Asia con Suzuki e Mazda sono opportunità da esaminare”. Già ad inizio anno, in occasione del Salone di Detroit, l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, aveva ventilato l'ipotesi di un nuovo socio, che permetta di raggiungere (se non superare) il previsto traguardo di 6 milioni di vetture vendute nel 2014 (leggi qui per saperne di più).