ALLARME FINANZE - La Mitsubishi è finita nell’occhio dei ciclone per aver dichiarato dati non corretti relativi al consumo di 625.000 automobili, le cui emissioni inquinanti sarebbero inferiori fino al 10% rispetto ai valori autentici. I contorni della vicenda rimangono però da chiarire, se è vero - come riporta la stampa giapponese - che i metodi di rilevazione violano la legge dal 2002 e che il numero di vetture coinvolte potrebbe ulteriormente aumentare. Certo è che l’azienda deve ora sbrogliare una matassa piuttosto intricata. La Mitsubishi Motors ha visto contrarsi il suo valore in borsa di 2,5 miliardi di dollari in appena due giorni e deve ora affrontare il problema delle spese, questione fondamentale per un’azienda che ha meno denaro contante a disposizione di tutti i principali concorrenti nazionali.
INTERVIENE LA CONTROLLANTE? - Per questo motivo è probabile che la
Mitsubishi Motors (
nela foto sopra del
JapanTimes la sede di Tokyo) chieda
sostengo economico alle altre aziende del gruppo Mitsubishi, una corporation enorme che opera in diversi settori: metallurgia, chimica, aeronautica, elettronica e agroalimentare. Il gruppo Mitsubishi è intervenuto per l’ultima volta nel 2005, quando la divisione Motors si trovò ad affrontare un’imponente campagna di richiamo. Gli analisti non escludono la cessione di determinati rami dell’azienda e giudicano il contributo di Mitsubishi Group pressoché inevitabile, visto che la divisione Motors dovrà pagare multe salate, rimborsare le tasse evase e fornire delle compensazioni alla Nissan, coinvolta di riflesso nella vicenda: il calcolo fraudolento dei consumi e delle emissioni interessa anche 468.000 fra Nissan Dayz e Dayz Roox, modelli in vendita con il marchio Nissan ma prodotte materialmente dalla Mitsubishi. Alle Nissan si aggiungono 157.000 Mitsubishi eK Wagon ed eK Space. Le auto coinvolte sono tutte fuori produzione.
PROBLEMA DI MENTALITÀ - Il sito AutomotiveNews rivela che i tecnici della Mitsubishi avrebbero commesso irregolarità in fase di progettazione, sottovalutando l’impatto sui consumi della resistenza all’avanzamento e dei pneumatici. Da qui la necessità di aggiustare i valori dichiarati. Le reazioni alla vicenda sono un sintomo di un certo modo di lavorare interno all’azienda, che non avrebbe tratto insegnamento dagli errori commessi nel passato. Il presidente Tetsuro Aikawa, intervenuto mercoledì, ha spiegato come “dopo i richiami degli Anni ’00 abbiamo cercato di rafforzare il senso di correttezza all’interno della società, ma questa conformità non è stata ancora assimilata da tutti i dipendenti”. Un esponente del Governo ha definito la faccenda “molto seria” ed ha promesso entro breve termine i risultati della prima indagine, compiuta dopo le ispezioni nello stabilimento e nel centro tecnico situati nella prefettura di Aichi.