Non solo 911: le altre grandi sportive della Porsche

Questa grintosa granturismo non sarebbe dovuta nascere con il marchio Porsche, ma Volkswagen o Audi. A commissionarne il progetto alla Porsche, infatti, è il colosso di Wolfsburg, intenzionato ad ampliare la propria offerta con una vettura spiccatamente sportiva, ma dal costo abbordabile. La crisi petrolifera del 1973, tuttavia, suggerisce alla dirigenza della Volkswagen di “abbassare il tiro”: dalla Golf nasce quindi una coupé ancora più economica, la Scirocco. La Porsche si ritrova così con una macchina fatta e finita, ma senza identità, ed essendo ormai la piccola 914 in odore pensione coglie la palla al balzo. Battezzata Porsche 924, in concordanza con la denominazione 928 scelta per la sua nuova ammiraglia con motore V8, la nuova vettura ne ripropone lo schema transaxle, con il motore davanti e il gruppo cambio-differenziale al posteriore. Il 2.0 quattro cilindri in linea raffreddato a liquido, di derivazione Volkswagen ma reso più pimpante dagli ingegneri della Porsche, fornisce 125 CV. Più che la velocità massima (200 km/h), a stupire positivamente sono l’eccezionale maneggevolezza e la tenuta di strada, sempre sicura. Doti esaltate dalle maggiori potenze delle versioni S (150 CV, erogati da un 2.5 al 100% Porsche) e Turbo (170 CV, grazie all’aggiunta di un turbocompressore KKK al motore di due litri).  

Nei piani della Porsche, questa lussuosissima ammiraglia a motore anteriore avrebbe dovuto rimpiazzare al vertice della gamma la 911, le cui vendite, sul finire degli anni ’70, cominciano a subire un calo significativo. Sulla carta, la Porsche 928 è la granturismo perfetta: elegante, velocissima, sicura, comoda per quattro adulti e rifinita con estrema cura. Le sue indubbie doti, tuttavia, non sono sufficienti a farla entrare nel cuore dei porschisti, che continueranno a preferirle la più rude e assai meno moderna 911. Al netto di un successo commerciale solo modesto (poco più di 60.000 esemplari prodotti tra il 1977 e il 1995), questa sportiva extra-lusso non può non essere ricordata per il suo charme senza tempo e i suoi raffinati motori V8 con cilindrate da 4,5 a 5,4 litri e potenze da 241 a 350 CV.

La sorella maggiore della 924 sfoggia una muscolosa carrozzeria derivata dalla versione Carrera GT dell’auto da cui deriva, rispetto alla quale, però, i passaruota allargati non sono più rivettati, ma solidali alla scocca. La Porsche 944 è mossa dallo stesso motore della 924 S (ma con 13 CV in più, per un totale di 163), i cui quattro cilindri sono ottenuti da una delle due bancate del V8 della 928. Nel 1985 debutta la versione Turbo (220 CV) e un piccolo restyling dà una “rinfrescata” agli interni con una plancia e pannelli porta dallo stile più moderno. Quattro anni più tardi la cilindrata del motore aspirato cresce da 2,5 a 2,7 litri: la potenza aumenta solo del 3%, ma la coppia è più vigorosa. Nel 1987 arriva la Turbo S: versione stradale della brutale Turbo Cup da 250 CV che la Porsche aveva allestito per un campionato monomarca, ne mantiene la potenza, guadagnando un assetto regolabile Koni, i freni maggiorati della 928 S4 e cerchi in lega specifici da 16’’. A metà tra la 944 “liscia” e la versione sovralimentata va a inserirsi, nel 1986, la 944 S da 192 CV, che nel 1989 viene sostituita dalla S2 con un motore 3.0 da 208 CV.

Ultima rappresentante della stirpe transaxle nata con la 924, la Porsche 968 beneficia di tutte le migliorie e gli aggiornamenti apportati nel corso degli anni ai modelli a quattro cilindri che l’hanno preceduta. Proposta, come la precedente 944, anche con carrozzeria cabriolet, la nuova granturismo a motore anteriore della casa di Zuffenhausen monta lo stesso motore della 944 S2: aggiornato con il sistema di fasatura variabile VarioCam, valvole maggiorate e un maggior rapporto di compressione, fornisce 240 CV. Il vecchio cambio manuale a cinque marce viene sostituito con un’unità a sei rapporti sviluppata in collaborazione con l’Audi, mentre i freni a disco sono quelli della 944 Turbo. Rispetto all’antenata l’82% dei componenti inedito; è più moderno anche lo stile della carrozzeria, con i fari retrattili rotondi a sottolineare la parentela con le sorelle maggiori 911 e 928. Nel 1993 vede la luce la versione Club Sport: il motore non cambia, ma un allestimento interno ridotto all’osso consente un risparmio di 50 kg. Le prestazioni, con una velocità massima di oltre 250 km/h e uno “0-100” in 6,1 secondi, non sono lontane da quelle della più costosa 911 Carrera.

Con il suo inedito motore sei cilindri boxer raffreddato a liquido e l’originale frontale con i fari “a frittata”, condiviso con la nuova 911 e ancora oggi oggetto di discordia tra gli appassionati, la nuova “piccola” Porsche che raccoglie il testimone della 968 è una vera rivoluzione. Splendida liaison tra tradizione e innovazione, questa grintosa roadster è oggi giunta, con i modelli della famiglia 718, alla sua quarta generazione. La prima Porsche Boxster, ispirata nelle forme alle barchette 550 e 718 da corsa degli anni anni ’50 e ’60, è inizialmente mossa da un 2.5 da 204 CV, che diventeranno 228 con l’aumento della cilindrata del motore a 2,7 litri. Nel 2000, riducendo di soli 3 millimetri l’alesaggio del 3.4 della 911 Carrera, i progettisti della Porsche ottengono una nuova unità di 3,2 litri: forte di quasi 250 CV, questo motore equipaggia la Boxster S, che nel 2003, in occasione di un piccolo facelift, guadagna, grazie alla fasatura variabile, 11 CV e una maggior prontezza ai bassi regimi.