PRIMO GIORNO - Puntualmente, come ormai annunciato da tempo, la Fiat Chrysler Automobiles scorso e il Gruppo PSA hanno completato (sabato 16 gennaio) la fusione da 52 miliardi di dollari e si sono formalmente fuse nel marchio Stellantis. Il matrimonio darà vita a un gruppo automobilistico con vendite annuali di circa 8,1 milioni di veicoli, incassando nel contempo le risorse necessarie per finanziare il passaggio alla mobilità elettrica e competere con i gruppi rivali più grandi come Toyota e Volkswagen. E il mercato sembra aver salutato positivamente l’apertura delle contrattazioni dei titoli Stellantis alle borse di Milano e Parigi (domani sarà la volta di New York) con rialzi fino al 6%.
LE SFIDE - Per giungere a questo risultato, FCA e PSA hanno impiegato più di un anno, periodo flagellato dalla pandemia Covid-19. Avevano annunciato per la prima volta il progetto di fusione nell'ottobre 2019. Ora occorrerà vedere come Carlos Tavares, ceo della Stellantis, intenderà affrontare le enormi sfide che il gruppo da 400.000 dipendenti si trova davanti. FCA e PSA hanno detto che Stellantis può ridurre i costi annuali di oltre 5 miliardi di euro senza la chiusura degli impianti. Inoltre, come tutte le case automobilistiche, Stellantis deve investire miliardi nei prossimi anni per trasformare la sua gamma di veicoli per l'era elettrica. Ma altri compiti urgenti incombono, tra cui una presenza nel mercato cinese da ricostruire, l’integrazione delle piattaforme e delle forniture e la gestione di una massiccia sovracapacità produttiva.
I RISPARMI - L'amministratore delegato di FCA Mike Manley, che sarà a capo delle principali operazioni di Stellantis in Nord America, ha dichiarato che il 40% delle sinergie attese dalla casa automobilistica deriverebbero dalla convergenza delle piattaforme e dei propulsori e dall'ottimizzazione degli investimenti in ricerca e sviluppo, il 35% dai risparmi sugli acquisti, e un altro 7% dai risparmi sulle operazioni di vendita e sulle spese generali.
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