NON SOLO PRESTITI - La Findomestic è una società finanziaria (del gruppo francese Paribas) che si è specializzata nel credito al consumo con forte presenza nel settore dell’automobile. Non si limita però a prestare i soldi per comprare l’auto, ma tiene sotto osservazione il mercato del settore. Frutto di questa sua attenzione è il rapporto che elabora annualmente. Quest’anno è arrivato alla dodicesima edizione ed è stato stilato dopo una ricerca demoscopica compiuta in 15 paesi di 4 continenti, intervistando oltre 10.600 automobilisti. Denominatore comune tra le persone contattate è stato l’aver acquistato un’auto negli ultimi cinque anni.
FEDELI O NON FEDELI? - Oltre ai più consueti temi statistici con cui si analizza il mercato dell’auto, il rapporto Findomestic 2018 affronta il tema della fedeltà al marchio, cioè la propensione o meno a riacquistare un’auto della stessa marca di quella che si va a pensionare. I risultati sono interessanti principalmente perché mettono in evidenza una sostanziale contraddizione nei comportamenti concreti rispetto alle intenzioni teoriche. Mediamente si dichiara fedele al marchio il 78% degli intervistati. Molti sono i paesi in cui questa percentuale viene abbondantemente superata. Questi i mercati dove si rivela questa tendenza: Cina (addirittura 98% di propositi di “fedeltà”), Portogallo (90%), Polonia (83%), Messico (82%), Sudafrica (82%), Germania (81%). In Italia si è all’80%. In questo quadro emerge l’eccezione costituita dal Giappone, dove invece è solo il 58% che si dichiara intenzionato a scegliere un’auto della stessa marca di quella che posseggono.
TUTTO CHIARO? - Insomma, sostanzialmente parrebbe che ci si trovi in una situazione in cui sotto questo aspetto i mercati sono “ingessati”. Ma tale realtà suona troppo irreale per essere vera. A maggior ragione se come avviene, è di segno ben diverso la risposta alla domanda se all’ultimo acquisto dell’auto sono stati “fedeli”. A tale quesito infatti soltanto il 34% ha risposto affermativamente. E parecchi sono i paesi che sono al di sotto di questo valore medio: Italia (26%), Polonia (25%), Spagna (23%), Portogallo (21%). Per quanto riguarda il colosso cinese, la tendenza è la stessa: a fronte del 98% di dichiarata fedeltà al marchio soltanto il 34% poi conferma di esserlo effettivamente stato acquistando auto attualmente posseduta. Gli automobilisti giapponesi sono invece campioni di coerenza (o di sincerità) dato che è del 50% la percentuale degli intervistati che ha detto di aver scelto nella gamma della marca che avevano già preferito con l’auto attuale.
OFFERTA TROPPO VASTA - Le motivazioni all’origine di questi comportamenti sono molteplici. Le ragioni per cui si è indotti a cambiare vanno dall’offerta sempre più ampia e articolata, nuovi restyling, innovazioni tecnologiche stimolanti, e così via. Sono questi i motivi principali di attrazione che porta il 26% degli intervistati a dichiarare di essere tentati a cambiare marca. In Italia tale percentuale è del 24%. C’è poi una quota di dimensioni analoghe che ammette che la tentazione è legata alla curiosità per il cambiamento: nell’intero sondaggio tale quota è del 23%, mentre in Italia si arriva al 33%. Interessante è il fatto che secondo il rapporto soltanto il 23% degli automobilisti è indotto all’idea della infedeltà di marchio esclusivamente per la convenienza economica (anche se poi è il 47% che afferma di essere pronto a essere “fedele” se la proposta economica è conveniente). E questo valore medio riscontrato nell’insieme del sondaggio è anche quello rilevato tra gli intervistati italiani. Motivo tentatore ben più forte (65% delle risposte) è l’abbondanza dell’offerta, che suscita una forte voglia di scoperta dei marchi non conosciuti. In Spagna la percentuale degli automobilisti che avvertono questa curiosità è del 78%; in Italia del 77%, in Messico e Turchia del 72%, in Brasile del 71%.
IL PESO DELLA NUOVA MOBILITÀ - Risvolto particolare e nuovo dei comportamenti “infedeli” è quello legato alle nuove forme di mobilità. Noleggio, car sharing, car pooling eccetera sono infatti in grado di portare a far passare in secondo piano la scelta della marca. Con tali modalità di uso dell’auto a contare è la forma della disponibilità. Per tutto il campione del sondaggio, questo tipo di richiamo ha la capacità di indurre all’infedeltà” il 52% degli intervistati. Ciò mentre in Cina sono addirittura l’80% degli intervistati che si dichiara sensibile a queste forme di rapporto con l’auto. In Italia la quota rilevata è del 45%. Molto più scetticismo è messo in evidenza dalla Germania, dove tale percentuale non va oltre il 24%. Infine, il rapporto sottolinea come ragione forte nello spingere alla “infedeltà” sia la delusione per una marca o un modello. La percentuale di risposte che va in questo senso è dell’82%.
MERCATO IN CRESCITA - Fedeltà a parte, il rapporto prevede anche che quest’anno nel mondo si venderanno 96 milioni di vetture, valore che lascia immaginare come nel 2020 si arriverà a quota 100 milioni. Quanto all’Italia le risposte fanno prevedere un consuntivo 2018 capace di arrivare alla soglia dei 2 milioni di auto, traguardo che significherebbe un incremento dell’1,2% rispetto al 2017.
ANALISI ITALIANA - Le varie realtà sono state poi sviscerate nelle varie sfaccettature dei mercati. Per quel che concerne l’Italia il sondaggio induce gli analisti della Findomestic a prevedere che il 33% degli acquisti riguarderà vetture “a km 0”. A propendere per l’auto nuova è il 26% del campione, mentre all’usato guarda il 14% degli intervistati. In aumento è la quota di coloro che sta valutando favorevolmente l’ipotesi di ricorrere ai contratti di leasing o noleggio a lungo termine: il rapporto dell’anno scorso fissava al 3% questa quota, mentre quest’anno arriva al 6%.
I PROBLEMI AMBIENTALI - Quanto alle caratteristiche tecniche essenziali, nel nostro paese è del 26% la quota di automobilisti che si dichiara intenzionato ad acquistare un’auto ibrida. Soltanto il 19% pensa a una diesel e il 14% a un’auto con motore a benzina. Dati questi che se si realizzassero significherebbero una autentica rivoluzione del mercato. Tanto da far venire in mente l’interrogativo su dove potrebbero essere reperite tante auto ibride. Ancora più sorprendente è la risposta data dagli intervistati italiani a proposito di un possibile divieto di vendita per vetture a benzina e diesel: addirittura il 79% ha risposto affermativamente (quando il valore nell’interezza del sondaggio è del 60%).