ANDAMENTO NEGATIVO - Nel 2011 in Europa sono state immatricolate 13.605.302 auto. Per quest’anno anche le previsioni ottimistiche non azzardano a immaginare più di 13 milioni. A maggio si è registrato un calo dell’8%, ed è stato l’ottavo calo mensile consecutivo. Tutto ciò mentre fino a pochissimi anni fa i consuntivi annuali erano oltre i 15 milioni.
PIÙ DEL NECESSARIO - Le capacità complessive dell’industria automobilistica europea è di 20,6 milioni di veicoli e, dato che il suo principale sbocco commerciale è proprio l’Europa, dove i mercati ristagnano, ecco che la sovracapacità emerge in tutti i suoi aspetti negativi. Secondo il presidente del gruppo francese PSA Peugeot Citroën tale esuberanza di produzione si aggira sul 20%: due macchine su dieci prodotte sono destinate a restare invendute. Il direttore generale della Renault ha invece fatto la cifra di 3 milioni di auto di troppo.
ALTRA CAMPANA - A fronte dell’analisi che vede la sovracapacità produttiva come uno dei principali problemi, va ricordato che c’è anche chi non la condivide. È il responsabile vendite e marketing della Volkswagen, il quale ha dichiarato che la questione è un falso problema. Secondo lui il vero nocciolo della questione è la produttività degli impianti. Se si è produttivi le cose cambiano, secondo il manager tedesco.
ITALIA FRA GLI ULTIMI - La situazione è stata “fotografata” dalla società di consulenza AlixPartners, che fornisce analisi e consulenze in tema di riorganizzazioni aziendali e industriali. Secondo la ricerca di AlixPartners, di cui ha riferito il periodico francese specializzato autoactu.com, l’insieme degli impianti produttivi tedeschi lavora all’85% delle sue possibilità. Lo stesso si può dire per quelli inglesi. In Spagna si scende al 70%, mentre in Francia si arriva al 60% e in Italia, si precipita al 54%. Più in generale, il 40% degli stabilimenti europei sono al di sotto della soglia di redditività, che ha bisogno di una utilizzazione degli impianti attorno al 75-80%.
L’UNIONE EUROPEA - L’Unione europea si è impegnata a lanciare un piano di sostegno per l’industria dell’auto. Il 6 di giugno il commissario Antonio Tajani, responsabile dell’Industria e dell’Imprenditoria, ne ha delineato le grandi direttrici indicando i principali problemi del settore: dipendenza dall’estero, aumento dei costi, costi conseguenti alle regolamentazioni, costi delle inevitabili sfide tecnologiche. Il piano di intervento sarà reso noto nei suoi dettagli l’autunno prossimo, ma comunque il commissario Tajani ha tenuto a far presente alle case automobilistiche che il problema delle sovracapacità produttive non può e non deve essere risolto dalle istanze comunitarie, ma dalle stesse aziende costruttrici.
IMPLICAZIONI SOCIALI - Snocciolati i dati relativi alle fabbriche, alle auto prodotte e alle auto vendute, non dovrebbe essere difficile individuare gli interventi da fare per ricondurre all’equilibrio il settore. Ma a rendere tutto maledettamente difficile ci sono le forti implicazioni sociali legate a tagli e ridimensionamenti.