NUMERI IN CALO - La Subaru non sta vivendo un buon periodo: la società, con l’ultima relazione trimestrale ha annunciato entrate diminuite a livello mondiale di 6,84 miliardi di dollari, con una riduzione del 6% (per un totale di 244.000 veicoli in meno), tanto da indurre la società a dimezzare le previsioni di profitto operativo del 42%. Questo va a sommarsi ad un aumento dei costi fissi e tassi di cambio sfavorevoli per le esportazioni.
ISPEZIONI IRREGOLARI - Le ragioni di una così forte contrazione nei bilanci è dovuta allo scandalo delle ispezioni irregolari delle auto nuove di fabbrica, che per decenni furono effettuate presso l’impianto principale della Subaru a Gunma. Una vicenda emersa nell’ottobre del 2017, secondo cui per 30 anni queste ispezioni sarebbero state condotte da ispettori non certificati e in violazione delle linee guida del ministero dei trasporti; un fatto che ha portato al richiamo di 395.000 auto. Inoltre, pare che le ispezioni irregolari siano andate avanti anche oltre il periodo originariamente ipotizzato, e si siano protratte addirittura fino al mese scorso: per questo motivo dovranno essere richiamati altri 100.000 veicoli, per un totale di 530.000 unità. La vicenda riguarda solo le auto destinate al mercato giapponese dove, evidentemente, c’è stata una reazione negativa di una parte dei potenziali clienti interessati ad una nuova Subaru.
NUOVI RICHIAMI - Inoltre, proprio questo mese, la Subaru ha annunciato un ulteriore richiamo che riguarderà circa 411.000 auto; le ragioni sono diverse da quelle relative alla vicenda delle ispezioni: in questo caso il problema si manifesta con lo spegnimento del motore, e pare sia legato ad una molla di una valvola difettosa. Un ulteriore inconveniente che graverà sui bilanci societari per un costo di circa 484 milioni di dollari, anche perché l’intervento comporta la rimozione del blocco motore e 13 ore di lavoro per veicolo in officina. I modelli interessati sono la Subaru Impreza, la Crosstrek, la BRZ e alcuni esemplari di Toyota GT86.