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UK: la campagna per le elezioni e l'auto

27 febbraio 2015

Nella campagna elettorale inglese si scontrano due temi: la prospettiva dell’uscita dalla UE e la crescita dell’industria automobilistica.

UK: la campagna per le elezioni e l'auto
EUROPA SI, EUROPA NO - Non ha solo spunti greci la riflessione sulle prospettive dell’Unione Europea e l’eventualità che qualche paese ne esca. Ovviamente senza i clamori suscitati dalle vicende greche, l’argomento è d’attualità anche per l’evoluzione del quadro politico del Regno Unito. Il 7 maggio i cittadini di sua maestà Elisabetta II andranno a votare per le elezioni politiche nazionali e i leader dei partiti stanno giocando le loro carte anche tenendo conto della crescita nel paese di un sentimento antieuropeista. Fenomeno che è stato ben testimoniato dal successo elettorale del partito Indipendence Party alle scorse elezioni europee. 
 
LA PRMESSA DI UN REFERENDUM - In questo contesto generale il premier David Cameron (foto qui sopra) ha messo in primo piano nella sua campagna elettorale l’impegno per un referendum sulla permanenza o meno del Regno Unito nell’Unione Europea. Per la precisione l’impegno è per un ricorso alle urne nel corso del 2017. E va detto che Cameron ribadisce la cosa senza dar a vedere di voler caldeggiare il mantenimento dello status quo, come dicesse agli elettori “fate voi”. 
 
PROSPETTIVE INCERTE - Si può ben immaginare che la cosa possa essere un atteggiamento tattico per recuperare elettori antieuropeisti, ma ciò nonostante la prospettiva sta inquietando non poco importanti settori del mondo economico, come l’industria automobilistica, che in Gran Bretagna è presente con stabilimenti produttivi di diverse case costruttrici: Ford, Nissan, Toyota, Honda, Opel-Vauxhall, Mini, Rolls-Royce, Bentley, Jaguar e Land Rover. Tutti nomi che fanno capo a gruppi non inglesi, che in caso di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea si ritroverebbero alle prese con problemi non previsti e di non facile soluzione.
 
CONSEGUENZE PESANTI - Sull’argomento già da parecchio tempo si è pronunciato il presidente della Nissan, Carlos Ghosn, il quale ha affermato che in caso di uscita della Gran Bretagna dell’Unione il suo gruppo sarebbe costretto a rivedere i sui programmi di investenti (oggi la Nissan nel suo stabilimento di Sunderland produce oltre mezzo milione di vetture all’anno). Oltre alla posizione esplicita di Ghosn ci sono poi diverse considerazioni di analisti economici, i quali affermano che senz’altro l’industria dell’automobile ha tutto l’interesse che la Gran Bretagna resti nell’unione europea. 
 
OBIETTIVI DI CRESCITA - E proprio il livello produttivo dell’industria automobilistico è un altro degli argomenti ricorrenti negli interventi di campagna elettorale del premier David Cameron. Per esempio, parlando nei giorni scorsi alle maestranze della Rolls-Royce (foto in alto),  il premier ha sottolineato come la Gran Bretagna con 1,53 milioni di veicoli prodotti nel 2014 sia la terza nella classifica dei paesi produttori di auto in Europa, dietro la Germania e la Spagna che “ora sono nel nostro mirino”, ha detto Cameron.
 
L’AUTO CONVIENE - Dunque l’industria dell’auto come importante fattore di occupazione e di crescita è un argomento forte di Cameron per sollecitare il voto alle elezioni del 7 maggio prossimo. Senonché queste rosee prospettive si scontrano con le conseguenze di una ipotetica vittoria del “fuori dall’Unione europea” al referendum promesso da Cameron. Come ben fanno intendere le valutazioni fatte da Ghosn e dal mondo economico.
 
I VANTAGGI EUROPEI - Le ragioni sono abbastanza semplici. Del milione e mezzo di auto prodotte in Gran Bretagna l’anno scorso il 41% è stato venduto nei paesi dell’Unione Europea dove vige la libera circolazione delle merci nei paesi membri. Ciò mentre il sistema economico inglese offre condizioni di lavoro convenienti per le aziende straniere (come dimostrano le tante presenze di impianti produttivi di case costruttrici, tutte straniere). 
 
REGOLE E MANODOPERA - Ma non solo di questo è fatta la contrarietà dell’industria dell’auto all’uscita della Gran Bretagna dall’Europa. Altri argomenti riguardano la regolamentazione di tutto ciò che riguarda l’auto e la libertà di movimento delle persone all’interno dell’Unione. Per il primo aspetto viene sottolineato che è sempre meglio essere al tavolo dove si discutono e si decidono le regole che non doverle rispettare senza discuterle. Quanto alla libertà di movimento il timore è che una Gran Bretagna fuori dall’UE si dia norme sull’immigrazione che finirebbero con il ridurre i vantaggi per le aziende in materia di costo del lavoro.


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Ritratto di Franck Dì
27 febbraio 2015 - 18:11
cosa c'entra l'Inghilterra con l'UE visto che non ne fa parte come Stato membro e nè tantomeno ha l'euro.... il referendum dell'uscita dalla ue è una pijiata per il cul0 agli inglesi.....
Ritratto di Fr4ncesco
27 febbraio 2015 - 22:27
2
Si parla di Regno Unito, non della singola Inghilterra, e il Regno Unito fa parte dell'Unione Europea. Che non abbia l'Euro non c'entra e non è l'unica a non averlo.
Ritratto di osmica
28 febbraio 2015 - 10:05
Diciamo che mi stupisce che nel 2015 la gente non lo sa ancora. "ne' tantomeno ha l'Euro"... Per aderire all'Euro bisogna far parte della EU, non il contrario. Livello ignoranza Gran maestro.
Ritratto di lucios
28 febbraio 2015 - 11:09
4
....diciamo che gli inglesi, dall'alto del loro regno, si sono messi nella posizione di chi sta con una "scarpa dentro ed una fuori", speculando quando conviene sui vantaggi dell'UE e stando fuori dalle magagne. Forti anche della loro amicizia con gli USA, e non è poco, che fa acquisire loro un ruolo importante nelle decisioni a livello finanziario, commerciale, ecc.! FURBI!
Ritratto di Fojone
27 febbraio 2015 - 19:47
è uno stato membro dell'UE! gli inglesi, furbescamente non hanno aderito alla moneta unica, ma fanno parte dell'unione infatti persone e merci circolano liberamente dal Regno Unito agli altri paesi membri...
Ritratto di Fr4ncesco
27 febbraio 2015 - 22:18
2
Come con la Scozia, tante chiacchiere e poi hanno votato per restare nel Regno Unito. Non gli conviene uscire dall'UE, come possono pensare di essere competitivi da soli con tutte le potenze economiche globali? Poi si tratta di un'isola, distaccata dal resto del continente quindi è logisticamente sconveniente produrre le auto lì, farebbero la fine dell'Australia.
Ritratto di onlyroma
28 febbraio 2015 - 10:00
Quale sarebbe la fine che ha fatto l'Australia? L'Australia dopo anni di Ottimi risultati sta avendo un normalissimo calo,nel settore automobilistico poi,il problema è il cambio di governo,che ha tolto le sovvenzioni alle case produttrici. Dato che la moneta è molto forte e il costo del lavoro alto,senza questi aiuti,le case automobilistiche scappano. Quindi il problema principale è sempre la moneta che si ha. Immagina domani l'Italia con una moneta sua,svalutata,ci sarebbe la corsa a costruire da noi. Abbiamo stipendi da fame e ora poche tutele lavorative (ART.18). Però a differenza nostra ,l'Australia si riprenderà in un attimo,noi no.Almeno finchè avremo i paletti europei e l'€ come moneta
Ritratto di Fr4ncesco
28 febbraio 2015 - 12:53
2
Il problema dell'Australia non è dovuto solo ai costi di produzione ma anche dalla domanda interna che non soddisfa il regime industriale e che produce molto meno di quanto potrebbe produrre. Poi c'è il problema logistico, perchè per portare i lotti di auto da un capo all'altro del Paese impiegano lo stesso tempo di quelli che arrivano dall'Asia. Prima a sostenere l'industria c'erano i dazi, le sovvenzioni e gli stessi australiani che compravano solo i prodotti nazionali e venendo a mancare questi fattori, più i costi e più la situazione geografica, le Case automobilistiche tolgono le tende. Questo potrebbe accadere anche con la GB, perchè la sola domanda interna non soddisferebbe l'offerta industriale e da un punto di vista logistico è più conveniente produrre nell'Europa continentale. Citi l'Italia ma l'articolo parla di un'eventuale uscita dall'Unione Europea, non dall'Euro e in questo caso la penso anche io così, l'Euro è stato conveniente per i Paesi del nord Europa, non per quelli del sud.
Ritratto di onlyroma
28 febbraio 2015 - 13:29
Nel caso della GB che ha già una sua moneta e neanche svalutata,anzi, sarebbe probabilmente un disastro la sua uscita della comunità europea. Sicuramente non accadrà,non credo che gli inglesi siano così tanto nazionalisti da rischiare un salto nel buio.
Ritratto di Fr4ncesco
28 febbraio 2015 - 16:52
2
Hanno i benefici dell'UE (libero scambio delle merci ecc)ma con una moneta loro però e quindi non dipendono dalla Germania. Non gli conviene proprio uscire dall'Unione.
Ritratto di osmica
28 febbraio 2015 - 19:06
Che centrano adesso gli inglesi? L'articolo parla della Gran Bretagna, non dell'Inghilterra...
Ritratto di Montreal70
1 marzo 2015 - 11:03
Non è bello correggere gli altri sbagliando a propria volta. Si parla di regno unito, non di gran Bretagna Quest'ultima esclude l'Irlanda. E poi, inglese e britannico sono aggettivi equivalenti in tutto il mondo. Certo, se vado in Scozia mi guardo bene dal definire un abitante inglese, ma da fuori non è un errore.
Ritratto di osmica
1 marzo 2015 - 12:56
L'articolo parla per meta' di Regno Unito e per meta' Gran Bretagna. Ho ripreso quanto scritto nella seconda parte dell'articolo...
Ritratto di Montreal70
1 marzo 2015 - 10:59
Dai, quali tutele mancano? Se assumo un impiegato questo ha più diritti di mia moglie. Nel regno unito un giorno sei al lavoro e il giorno dopo puoi essere a spasso. Vediamo di iniziare ad avere un pò di senso della realtà. Se la nostra economia va male è proprio perché esiste la mentalità dell'impiegato da mantenere.
Ritratto di IloveDR
2 marzo 2015 - 09:24
3
si vede che non hai famiglia! Un giorno capirai, spero, che un grande Paese si vede dalle politiche che mettono in primo piano "La Famiglia" e non "Le Multinazionali"...
Ritratto di Montreal70
2 marzo 2015 - 10:10
Si, come no? I diritti si pagano. Gente normale se ne fa nulla di uno stipendio mutilato dalle tasse in cambio della garanzia della cassa integrazione. Gente normale appunto, come nel Regno Unito, la cassa integrazione non ce l'ha. Un mio amico ha chiuso la ditta in Italia per fare un lavoro piuttosto umile in Inghilterra, di quelli da 600 euro al mese in Italia. Li' guadagna quanto un professore italiano con diversi anni di anzianità. Può essere licenziato in qualunque momento, ma adesso fa una vita molto più agiata, anche perchè pure la moglie ha trovato lavoro e guadagna quasi quanto lui. Puntualmente a mezzanotte in punto dello stesso giorno del mese gli accreditano lo stipendio sul conto. Hanno cambiato la propria vita nel giro di due mesi trasferendosi in un paese civile, in cui ognuno fa quel che gli spetta. Famiglia? Se fai questi discorsi forse potrei rigirarti la domanda. Avere famiglia non significa metterla su pretendendo che sia il datore di lavoro a mantenerla. Avere famiglia significa alzarsi ogni giorno con la consapevolezza di dover dare il massimo per non farle mancare niente. Significa volere e sapere lavorare. Quando una persona vuole e sa lavorare, non esiste imprenditore che lo licenzierebbe. L'imprenditore fa i propri interessi e non caccerebbe mai chi lo fa guadagnare. Al contrario, per lo stesso motivo, nessuno al mondo terrebbe uno scansafatiche che non fa bene quel poco che fa. In nessuno stato. A meno che il datore di lavoro non si chiami stato italiano e lo stipendio venga pagato dai cittadini italiani.
Ritratto di Fojone
2 marzo 2015 - 13:36
da persona che non ha mai lavorato un minuto in un azienda con parecchi dipendenti, e che quindi non ha mai provato la spiacevole esperienza di essere trattato come un numero di matricola e non come persone! chi ha 10 dipendenti li conosce per nome, conosce la loro situazione famigliare, ne conosce pregi e difetti... chi di dipendenti ne ha 100 o più a volte non ci ha nemmeno mai parlato... figurati se gli importa se un giorno l'operaio numero 57 è andato a lavorare con la febbre e se quello numero 32 in pratica sa solo pulire il pavimento se non affiancato da altri operai! qui in italia se togli tutele agli operai normali in poco tempo resteranno occupati a tempo pieno solo i cugini...i cognati dei cugini... gli zii dei cognati dei cugini.... gli altri si possono mettere il cuore in pace! senza le giuste spinte e conoscenze, puoi essere bravo e volenteroso quanto vuoi ma in una azienda di medie grandi dimensioni, non fai neanche le pulizie nei bagni!
Ritratto di Fr4ncesco
2 marzo 2015 - 14:59
2
Faccio saltuariamente l'operaio, l'ultima volta in una grande azienda, e nonostante mi facessero lavorare sempre di notte (nonostante il contratto di tre turni), e in un ambiente poco sicuro (ero obbligato a fare operazioni rischiose per velocizzare la produzione), senza mai lamentarmi, non mi hanno rinnovato il contratto. Quando mi sono proposto per ruoli più ambiziosi poi, mi hanno sempre fatto capire che i posti erano già "assegnati". Per altri invece ci sono sempre i furbi che approfittano di alcune falle burocratiche per scavalcare graduatorie ecc. Insomma, è tutto un sistema malato da rivedere da cima a fondo.
Ritratto di Montreal70
2 marzo 2015 - 17:13
Ammeto di aver sempre conosciuto personalmente datori e clienti, quindi di non avere alcuna esperienza di lavoro indiretto. Ma se un'azienda ha tanti dipendenti, ci sarà sempre un superiore che conosce l'operaio in questione. Quel superiore ha il compito di valutare il buon operato dei lavoratori e riferire a chi sta sopra nella catena gerarchica. Accade purtroppo che spesso tra l'operaio e il datore di lavoro ci sia gente incapace. Riconosco quindi che non sempre funziona bene, anche se io da datore non assumerei mai ne miei parenti, ne parenti di altri dipendenti.
Ritratto di Fojone
2 marzo 2015 - 20:06
credo tu non abbia pensato bene prima di scrivere l'ultima frase: se tu ti trovassi ad avere un azienda con 100/150 dipendenti, credi davvero che riusciresti a resistere a tutti i parenti che ti verrebbero a chiedere una mano? io sinceramente credo che pochi italiani ci riuscirebbero... soprattutto di questi tempi! comunque sei fortunato ad aver sempre conosciuto di persona i tuoi datori di lavoro. tra i vari datori di lavoro mi è capitato anche chi non rivolgeva parola agli operai neanche per ricambiare il saluto! quelle poche volte che ci degnava della sua presenza in stabilimento, sembrava di essere in un film di Fantozzi...
Ritratto di Montreal70
2 marzo 2015 - 20:23
Diciamo che è una normale conseguenza, non ho mai lavorato con più di 20 colleghi. Comunque dipende. Se un parente è in gamba lo assumerei, ma sono piuttosto critico. Preferirei assumere un'altra e regalare dei soldi al parente piuttosto che tenermi qualcuno che mi costa denaro e il futuro aziendale con la sua incompetenza. Non sottovaluto i danni che possono essere creati da un incompetente. Comunque un imprenditore che si dimostra assente tra i suoi operai non va lontano, questo è certo
Ritratto di Fojone
2 marzo 2015 - 20:59
credo che scopriresti di avere una marea di cugini di cui ignoravi l'esistenza! :D:D l'imprenditore di cui ti parlavo prima, lontano ci va! in tutti i sensi!!! oltre allo stabilimento in cui lavoravo io, ne ha altri 2 sempre in provincia e uno in India. pensi che possa essere sempre in tutti e conoscere i dipendenti? a malapena conosce il nome dei direttori di stabilimento! e lui era uno che almeno entrava in fabbrica, so di imprenditori che non ci hanno mai messo piede, se non per farsi le foto nel giorno del inaugurazione di un nuovo capannone....
Ritratto di Montreal70
2 marzo 2015 - 22:22
No, conoscerli tutti è impossibile, intendevo appunto recarsi spesso in fabbrica e stare a contatto con i lavoratori. In ogni caso sono realtà moto distanti dalla mia, quindi onestamente non saprei dire molto. C'è comunque da vedere se ha davvero lo stabilimento in India o fa outsourcing intercontinentale come tutti. È un tantino diverso...
Ritratto di Gino2010
2 marzo 2015 - 17:13
dimenticare che noi siamo il paese delle raccomandazioni,delle bustarelle,del voto di scambio,del do ut des.In un paese veramente meritocratico l'imprenditore è un signore in genere laureato,che cerca di valorizzare il merito e che cerca di sfondare con intelligenza ed iniziativa.In italia la maggior parte degli imprenditori hanno la terza media e dunque non sono nemmeno in grado di apprezzare il percorso formativo dei propri dipendenti.Il merito non sa nemmeno che cosa sia perchè il più delle volte fa l'imprenditore perchè ha ereditato l'azienda dai genitori.E non pensa di sfondare con l'intelligenza.Se opera nel commercio,nel turismo o nella ristorazione o intrattenimento cerca di diventare ricco facendo prezzi alti,se nella professione libera evitando di pagare le tasse,se in una azienda che lavora per la PA pagando le mazzette,e se nel settore industriale pagando il meno possibile i propri dipendenti,spesso dimenticandosi dei loro contributi.Noi abbiamo una pessima classe imprenditoriale,e diciamocelo una volta per tutte.Una classe imprenditoriale che oltre capire che il guadagno è la differenza tra ricavi e costi non va.Una che pensa che le uniche risorse siano quelle di cui parlava karl markx,capitale e lavoro.Poi certo ci sono le eccezioni.Ma sono appunto eccezioni.Con gente così cosa vuoi parlare di know how,capitale umano,sicurezza del lavoro,innovazione di prodotto e di processo.......Stanno sempre con la mano tesa nella speranza che lo stato taglia le tasse licenziando il pubblico impiego ed azzoppando i servizi o che lo stato gli dia gli schiavi.Con gente così devi dettagliatamente specificare quando puoi e quando non puoi licenziare.Guai a dargli mano libera,ma tra poco ce ne accorgeremo.Renzi può fare tutta la propaganda che vuole.
Ritratto di Montreal70
2 marzo 2015 - 17:37
Scusa ma io a 18 anni entrai in ingegneria, dovetti però avviare la mia azienda non partecipando ad una sola lezione. Non me ne pento affatto e sinceramente non credo proprio di dovermi sentire inferiore a qualche laureato. Così come non credo di non saper riconoscere chi si è laureato con merito e chi no. Un imprenditore se ne fa nulla del pezzo di carta. Quello serve a chi deve farsi assumere. All'imprenditore servono cultura vera (non quella che un ente pubblico gestito da incompetenti dice di averti fornito) e intelligenza. L'intelligenza serve per battere la concorrenza, la cultura perchè comunque l'imprenditore deve saper fare tutto ciò che vende, relegando ai dipendenti dettagli e lavoro dispendioso in termini di tempo. Conosco invece tanti laureati che magari ad un certo punto trovano le pa.lle per aprire un impresa e che poi falliscono perchè si rendono conto di come sia stato inutile imparare qualche concetto a memoria mai realmente appreso, o di aver dedicato la propria vita ad un preciso ambito quando un'impresa si porta avanti solo con una conoscenza approfondita di settori trasversali. Le uniche lauree che ti permettono di lavorare in proprio senza intelligenza sono quelle in giurisprudenza e medicina. Gestire l'impresa è semplice: apri lo studio, con concorso entri in un ente pubblico, indirizzi i clienti verso il tuo studio privato sfruttando la lentezza del servizio pubblico, non fai fatture, gestisci pratiche di risarcimenti contro assicurazioni o enti statali, non rischi mai capitale perchè ti fai pagare in anticipo visto che i tuoi clienti vengono da te per ottenere denaro alle spalle di altri enti e infine metti in pratica quello che hai imparato, ossia riproponi lo schema standard di ogni caso imparato senza necessitare di particolari doti cognitive. Per qualunque altro tipo di impresa, serve cultura e intelligenza. La laurea viene dopo, anche se comunque utile o indispensabile in certi campi.
Ritratto di Gino2010
3 marzo 2015 - 11:37
vera ma il fatto che in italia molti imprenditori abbiano la terza media non depone a favore,fermo restando che un titolo di studio non garantisce istruzione ed ancor meno intelligenza.Se il pezzo di carta serve a chi deve farsi assumere allora serve a tante persone compreso l'imprenditore che spesso negli annunci un determinato titolo lo chiede aggiungendo spesso esperienza professionale,e questo però produrrebbe un controsenso se il 90% degli annunci fatti è così perchè se devi trovare lavoro avendo già lavorato come precondizione alla fine quello che succede è che la raccomandazione diventa una conditio sine qua non.Sul fatto che le uniche lauree che consentono di lavorare senza intelligenza sono medicina e legge aspettiamo la risposta di qualche medico ed avvocato che prevedo non tenerissima nei confronti di questa affermazione.Alla fine convieni con me come molte aziende,nel settore sanitario mi pare di capire,sono disoneste.Però poi dici che per altre aziende è diverso.Fino ad un certo punto.Se culturalmente è diffusa l'idea che il guadagno si fa fo.tt.endo il prossimo perchè aziende di settori diversi dovrebbero essere geneticamente diverse?l'imprenditore che le guida viene dalla stessa città e territorio da dove viene pure il medico che dirotta i suoi pazienti dall'ospedale alla clinica.Spesso negli annunci è richiesta la residenza in un dato territorio,capita anche nel pubblico,questo è grave perchè di fatto produce una discriminazione.Pensa se facessero una cosa del genere negli USA dove la mobilità è assai diffusa.Scoppia la rivolta.Bisogna equilibrare il mercato immobiliare per rendere agevole la mobilità non fare discriminazioni territoriali.
Ritratto di Montreal70
3 marzo 2015 - 13:11
Dipende dall'età. 40 anni fa la licenza media era il minimo. Oggi è il diploma. Mio nonno aveva la quinta elementare, ma la sua cultura era senza dubbio ben più elevata di molti laureati dell'epoca suoi coetanei. Io ho il diploma, ma quando ho del tempo libero lo dedico a migliorarmi sotto ogni aspetto. Studio molto per il semplice piacere di farlo, con la consapevolezza di diventare una persona migliore. Alla fine mi torna utile. I miei approfondimenti in chimica e fisica negli anni passati non mi hanno reso certo ingegnere, figura alla quale devo comunque rivolgermi, ma oggi mi occupo di impianti alternativi in complemento alla mia occupazione di base. I miei approfondimenti sulla lingua inglese mi sono tornati fondamentali durante i miei viaggi di lavoro all'estero. Le delusioni datemi dai professionisti dell'IT mi hanno spinto a farmi una cultura informatica di un certo livello, che oggi mi consente di gestire tutto ciò che riguarda la mia azienda che necessita di un pc, dal web marketing alla grafica, ai software vari. Per dire, l'altro giorno ero dal fotografo e mi è venuta voglia di imparare l'arte del photo editing. La settimana scorsa l'ho dedicata ad autocostruirmi una saldatrice a punto home made. Non c'entra un bel nulla col mio lavoro, ma ci provo gusto ad imparare. La settimana prossima mi salterà fuori una nuova materia da approfondire. Alla fine mi torna utile, evolvo la mia azienda e trovo idee nuove anche da cose che sembrano totalmente diverse. Invece, tanti miei coetanei fuoricorso all'università, con facoltà di un certo livello, convivono a spese dei genitori e dopo lo studio giocano alla playstation. Si laureano e fanno i disoccupati o lavorano da qualche parente. Per quanto riguarda avvocati e medici, ne ho conoscouti tantissimi e fidati quando ti dico che sono un pozzo di ignoranza ed evasione. Sono anche pessimi pagatori. Al limite esistono alcuni medici di determinate categorie che risultano intelligenti ed onesti, ma purtroppo la seconda caratteristica non li rende ricchi economicamente. Sulle imprese, certo, chi può evade. Tantissimo, ma il sistema fiscale è inefficiente quindi alla fine portano comunque un contributo all'economia. Medici e avvocati invece, poichè sono categorie tipicamente da politica, si sono creati un loro ecosistema a parte fuori dalla realtà. Purtroppo ho conosciuto benissimo tanti avvocati, fisiologico per una partita iva, e per famiglia tanti medici. Sarò cinico ma sono le categorie che disprezzo maggiormente, più dell'impiegato statale non presente al lavoro e dei finti invalidi. Sulla mobilità effettivamente non l'ho mai capita, se una persona è disposta a spostarsi non mi capacito del perchè si debba preferire un locale meno capace.
Ritratto di Gino2010
6 marzo 2015 - 15:13
corporative con ordini professionali che sono dei veri sindacati autonomi.Per l'ingegnere è diverso perchè ognuno sceglie la sua strada e non si ritrovano tutti in ospedale o in tribunale.Sulla scarsa preparazione di molti professionisti ho una cattiva notizia da darti.Tieniti stretti quelli che conosci perchè in futuro i fondi stanziati dal MIUR alle università dipenderanno dalla percentuali dei fuori corso,(la solita europa),e quindi meno si boccia più soldi entrano.le conseguenze sono quelle che ti puoi immaginare.Gli imprenditori che evadono per reinvestire li posso anche capire ma credo che purtroppo nella maggior parte dei casi evadono per portare i soldi nei paradisi fiscali.Sulla mobilità la risposta in fondo la conosci:molte aziende del nord non vogliono gente del sud,che poi chiamano in altro modo,per lo meno a parità di merito.Ma una cosa del genere in un annuncio di lavoro non la possono mettere,perchè è reato.La stessa cosa ormai capita anche nel pubblico perchè poi fanno tutti domanda di trasferimento al sud.Io feci un concorso all'agenzia delle entrate della lombardia in cui fui idoneo non vincitore.In caso di scorrimento di graduatoria mi avrebbero fatto firmare l'impegno a non fare domanda di trasferimento per i prossimi 5 anni.Congratulazioni per la tua cultura personale.Ricorda però che c'è sempre bisogno di qualcuno che ti dica se hai imparato o meno.
Ritratto di Fojone
3 marzo 2015 - 13:43
si ricollega alla conversazione qui sotto. in italia oggi (e anche ieri!) la scuola è tremenda! parlando con studenti e neo laureati mi accorgo che spesso avrebbero bisogno di tornare alle elementari e ripassare un po di cose basilari!
Ritratto di Montreal70
3 marzo 2015 - 13:46
Mi sembra normale. Io avevo un insegnante di religione che insegnava diritto, e uno di diritto che non veniva mai perché troppo impegnato a fare anche assessore comunale ed avvocato. La scuola italiana fa pena e compassione. Su un centinaio di professori che ho conosciuto, solo 2 o 3 avevano una cultura tale da meritare la mia profonda stima.
Ritratto di Franck Dì
28 febbraio 2015 - 09:13
è un controsenso vedere l'Inghilterra, che sta nel Regno Unito, a non avere l'€uro e a non far parte della Ue... è come dire l'Italia è uno stato membro tranne Roma.... Se l'Inghilterra sta nel Regno Unito perchè prenderci per il popò??? mi sn spiegato??
Ritratto di osmica
28 febbraio 2015 - 10:02
Ma che centra adesso l'Inghilterra?!?
Ritratto di Fr4ncesco
28 febbraio 2015 - 12:24
2
Pensala così. L'Inghilterra sta al Regno Unito come il Lazio sta all'Italia (senza entrare nei particolari). Il Lazio è una Regione di uno Stato dell'UE e nell'articolo non parlano del Lazio, ma dell'Italia, e tutta l'Italia non ha l'Euro, non solo il Lazio.
Ritratto di osmica
28 febbraio 2015 - 19:11
Il fatto e' che l'articolo parla di "Italia" e non cita una sola volta "Lazio"... Della serie: Vuoi un'anguria? Si, le bietole mi piacciono tanto
Ritratto di Fr4ncesco
28 febbraio 2015 - 20:43
2
Se scendi in strada e mostri la Union Jack ai passanti chiedendo di quale Paese è la bandiera, gran parte ti risponderanno "è la bandiera inglese". Se chiedi di indicargli l'Inghilterra sulla cartina ti indicano tutta la Gran Bretagna. C'è l'errore abbastanza comune di confondere i britannici con i soli inglesi e viceversa.
Ritratto di Fojone
1 marzo 2015 - 03:28
in italia c'è una grande ignoranza in materia di geografia :( a malapena la si insegna alle elementari e alle medie. c'è gente laureata che non sa dove sia il Molise, figurati se sanno la differenza tra Gran Bretagna, Inghilterra e Regno Unito....
Ritratto di Franck Dì
1 marzo 2015 - 09:56
tu nn sai manco cosa è gran bretagna e regno unito....
Ritratto di IloveDR
2 marzo 2015 - 09:28
3
non offendere, come al solito, che la figura da ignorante (dato che non hai le basilari conoscenze della Geografia) la stai facendo Tu...a tempo perso studia un po'!!! (Regno Unito (UK) composto
Ritratto di Franck Dì
1 marzo 2015 - 10:05
la tua ignoranza (e imb3cillità) non ha limiti... https://it.wikipedia.org/wiki/Regno_Unito studia ciuccione, invece di offendere gli altri.... imb3cille!
Ritratto di osmica
1 marzo 2015 - 10:55
Dopo due commenti di un'ingoranza assoluta in materia, ora ti metti a fare il professorino dopo aver letto due righe di wiki? ps che centrano adesso gli inglesi? Non rispondi.... ;)
Ritratto di Fojone
1 marzo 2015 - 12:38
ho detto che in italia c'è molta ignoranza per quanto riguarda la geografia. tu l'hai mai studiata? a giudicare dal tuo primo commento sembrerebbe di no... io ricordo chiaramente che in quarta elementare studiai che il la Gran Bretagna è la grande isola che comprende Inghilterra, Galles, e Scozia; a queste si aggiunge l'Irlanda del nord e si ottiene il Regno unito. ho anche studiato il Commonwealth, se vuoi parliamo anche di quello, della Union Jack e delle sue origini... il tutto naturalmente senza utilizzare Wikipedia! del resto queste sono cose da quarta elementare!
Ritratto di osmica
1 marzo 2015 - 10:59
L'articolo parla chiaramente di Gran Bretagna. Nomina gli inglesi solo per le loro elezioni. Non nomina una sola volta l'Inghilterra. Dopo il primo commento e le relative riposte, l'altro utente parla ancora di Inghilterra... Insomma, 2+2 fa 4.
Ritratto di lucios
28 febbraio 2015 - 11:20
4
....a differenza di noi italiani, gli inglesi hanno sempre saputo giocare le loro carte a livello internazionale. I nostri politici, dirigenti pubblici e privati, non sono in grado di fare questo. Noi acquistiamo le case estere e ce ne andiamo. Loro le hanno vendute ma hanno fatto di tutto affinchè la produzione rimanesse in UK. Quando un paese fa sistema, insieme alle sue industrie, e pensa agli interessi nazionali, evitando speculazioni interne, i risultati si vedono: oggi la Gran Bretagna, che non ha stipendi da Spagna, non ha Holding automobilistiche nazionali, forte anche del fatto che si guida a sinistra (quindi ciò che produce lo consuma), è il terzo paese produttore in europa!!!!! Vi posto un link: http://www.theaa.com/motoring_advice/car-buyers-guide/cbg-cars-made-in-britain.html