VOGLIAMO CHIUDERE - Già qualche settimana fa si era alzata la voce di Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler e presidente dell'ACEA, l'associazione dei costruttori di automobili europei: “l'eccesso di capacità produttiva, valutato in circa il 20%, va gestito a livello transnazionale”. Stephen Odell, responsabile di Ford Europa, è ancora più diretto: “l'Unione Europea la smetta di opporsi alla chiusura degli stabilimenti”. È forse questo il più pressante dei problemi che i costruttori devono affrontare oggi: il crollo delle vendite e il surplus di produzione (e conseguentemente di manodopera) che ne deriva.
VISIONI DIVERSE - Proprio di questo argomento si parlerà in seno alla Commissione Europea nel prossimo incontro, previsto per il 6 giugno a Bruxelles. “Il problema - spiega Antonio Tajani, commissario all'industria - è che ogni Gruppo ha una sua diversa visione di quale sarà il futuro degli insediamenti produttivi in Europa”. La Fiat-Chrysler crede che trovare nuovi sbocchi nei mercati di India, Cina e Stati Uniti sia essenziale per mantenere una sufficiente profittabilità delle fabbriche del Vecchio Continente, mentre la Volkswagen è intenzionata a puntare su un cospicuo aumento della produttività. Diversa la situazione dei produttori francesi, convinti a non abbandonare il suolo patrio da generose sovvenzioni statali, ora vietate dalla politica economica dell'Unione.
SEMPRE PIÙ VERDE - Per rispondere alle preoccupazioni dei produttori del comparto, Tajani ha anche evidenziato gli sforzi fatti della Commissione per rilanciare il settore dell'auto. Recentemente è stata infatti promossa la compilazione di nuove regole al fine di evitare nuovi costi, e quindi di limitare le delocalizzazione. Le case dovranno però fare la loro parte, destinando ancora più risorse nella ricerca tecnologica. Un buon punto di partenza può essere il rilancio della Green Car Initiative, la partnership tra il settore pubblico e privato avviata nel 2008, che promuove la costruzione e l'utilizzo di infrastrutture e autoveicoli a basso impatto ambientale e alimentati con il maggior contributo possibile di fonti rinnovabili. Il reperimento di nuovi fondi per il progetto sarà oggetto di discussione nel prossimo incontro di Tajani con Werner Hoyer, presidente della Banca europea per gli investimenti, fissato per il 29 marzo.
IL PROGETTO “CARS 21” - Al tavolo delle trattative sulla stesura della nuova linea politica sul futuro dell'auto parteciperanno, oltre ai produttori, anche i sindacati e le altre istituzioni competenti. Il tutto si inserisce nel progetto europeo “CARS 21”, attivo sin dal 2005, che si propone di elaborare raccomandazioni a breve, medio e lungo termine sulle politiche del trasporto pubblico, vigilando contemporaneamente sulla competitività e sostenibilità dell'industria privata dell'automotive.
L'EURO 7? NON PERVENUTA - Per ora l'unica iniziativa concreta intrapresa da Bruxelles è stata di congelare i termini per l'applicazione delle future norme antinquinamento Euro 7. L'orizzonte è comunque ancora molto lontano nel tempo (l'Euro 6 diventerà obbligatoria solo dal 1 gennaio 2016), anche se le ricerche su nuovi motori più efficienti richiedono molti mesi. Tuttavia è giunto il momento di prendere decisioni importanti, ne va del futuro produttivo dell'Europa. Non solo per quanto riguarda le autovetture.