VERSO GLI STATES - In barba a quanto annunciato, la Fiat potrebbe spostare la produzione delle nuove suv a marchio Jeep e Alfa Romeo da Mirafiori (nella foto in alto una linea di montaggio) agli Stati Uniti. In cambio, secondo le voci riportate dall’agenzia di stampa americana Bloomberg, lo stabilimento torinese si occuperebbe di un’inedita city car. E c’è chi scommette che la vetturetta in questione non sarebbe altro che la più volte evocata riedizione della gloriosa Topolino, basata sul vecchio concept della Fiat Trepiùno; ma potrebbe trattarsi anche di una mini-suv targata Jeep.
CAMBIO SFAVOREVOLE - Comunque sia, quella dello spostamento della produzione delle future suv negli Stati Uniti è un’ipotesi che prende corpo a mano a mano che passa il tempo. L’operazione avrebbe un senso. Dallo scorso novembre, quando il Lingotto annunciò il piano da un miliardo di euro per produrre a Mirafiori qualcosa come 280.000 sport utility a partire dal quarto trimestre del 2012, la moneta del Vecchio Continente si è notevolmente rafforzata, guadagnando circa il 9% sul biglietto verde. Pertanto, è naturale che oggi risulti meno conveniente sostenere costi di produzione “in euro” per vetture che, in quanto destinate prevalentemente al mercato Usa, saranno pagate in dollari.
IN ATTESA DI CONFERME - Già oggi se ne potrebbe sapere qualche cosa di più, nel corso della prima delle due giornate di riunioni che i 22 top manager del nuovo board congiunto Fiat-Chrsysler terranno a Torino. Una cosa sembra certa: il fatto che dalle parti del Lingotto si rifiutino di commentare le indiscrezioni, senza tuttavia preoccuparsi di smentirle, significa che l’ipotesi è concreta e al vaglio del management. Lo stesso amministratore delegato Sergio Marchionne, nel corso di un incontro tenutosi nei giorni scorsi con il governatore del Piemonte, Roberto Cota, aveva ventilato questa possibilità. Per i sindacati ce n’è abbastanza per lanciare l’allarme. All’orizzonte, lo spettro di un ulteriore ridimensionamento dello stabilimento di Mirafiori, dopo che lo scorso dicembre un referendum tra i lavoratori aveva accettato una riduzione delle tutele sindacali in cambio della conferma dell’investimento da parte dell’azienda.