LINEE DI MONTAGGIO - Tecnologia, elettronica, innovazione, capacità di vedere il futuro: tutte caratteristiche indispensabili per l’economia degli anni duemila, ma sempre senza dimenticare che fondamentale è e rimane la capacità di produrre industrialmente bene, fattore determinante per qualsiasi comparto merceologico, ma essenziale per prodotti complessi come le automobili. Ultima riprova di ciò la si ha nelle recenti vicende della Tesla, campione di modernità e lungimiranza ma anche colpita da problematiche più tradizionali, come appunto le difficoltà a far lavorare con piena efficienza le linee di montaggio.
AUTOMAZIONE ECCESSIVA? - Nel valutare le performance della società californiana leader nell’auto elettrica, gli analisti di settore automotive del mondo finanziario di Wall Street pare concordino nell’individuare il punto debole della società nel suo apparato industriale e nelle modalità di produrre. Più in particolare nell’eccessivo ricorso all’automazione (robot) per assemblare le auto.
QUALITÀ E QUANTITÀ - Secondo queste analisi, su cui concordano in molti, il sistema di assemblaggio basato sui robot presenta almeno due difetti di fondo. Il primo è legato alla qualità del prodotto finito, nel senso che un ciclo d’assemblaggio interamente affidato alle macchine crea problemi non piccoli per la necessità che i numerosi momenti del percorso produttivo “dialoghino” con efficienza. Nonostante che la Tesla non abbia mai fatto visitare la propria fabbrica, gli analisti di Wall Street fanno intendere di sapere che i problemi sono molti, con conseguenza sulle qualità delle auto. E soprattutto proprio questa difettosità sarebbe all’origine del ripetuto rinvio dell’avvio della produzione della Model 3, cioè l’auto chiamata a far compiere alla Tesla il salto di qualità dalla produzione di nicchia ai grandi numeri.
AMMISSIONI - Va detto che queste difficoltà non sono soltanto frutto delle valutazioni degli analisti: lo stesso Musk, fondatore e capo della Tesla, recentemente ha affermato che i problemi per la Model 3 risiedono appunto nella linea di assemblaggio. Musk aveva affermato che ogni auto contiene decine di migliaia di componenti e la messa a punto di tutto il ciclo produttivo è particolarmente complesso. Una osservazione quest’ultima che può essere suonata come la scoperta dell’acqua calda per il mondo dell’industria automobilistica tradizionale, che con questa realtà si confronta da decenni.
SISTEMA RIGIDO - Ma c’è un altro aspetto negativo della forte - praticamente totale - automazione del lavoro di assemblaggio delle linee Tesla. Si tratta della rigidità della struttura. Questo sempre secondo gli analisti. Secondo questi ultimi la casa californiana sarebbe in difficoltà a variare i ritmi di produzione (che devono essere aumentati in seguito alla forte domanda proveniente dal mercato). In pratica il complesso sistema fatto di robot interfacciati a robot renderebbe difficile “cambiar marcia” e accelerare la produzione. Ad affermarlo sono studiosi di rango, come quelli della banca d’affari Bernstein (Max Warburton e Toni Sacconaghi). Così ha infatti scritto il periodico Business Insider.
RISPARMI SCIUPATI - Emblematico ciò che i due analisti specializzati affermano a proposito dell’impiego totalizzante dei robot: i giapponesi, ricorrono molto meno ai robot perché hanno constatato che a conti fatti la cosa si rivela “costosa e statisticamente inversamente proporzionale alla qualità”. Tanto che la società finisce con il dover assumere ingegneri esperti in linee di montaggio e di fabbriche di auto per affrontare i problemi che si pongono per l’eccessiva robotizzazione. E in questo modo vengono vanificati i vantaggi consentiti dai robot in tema di risparmio di spese per manodopera operaia.