GRANDI PROSPETTIVE (DELUSE) - Quando cominciò, la collaborazione tra il gruppo Volkswagen e la Suzuki sembrava avere una grande potenzialità di sviluppo, facendo intravedere la nascita di un nuovo colosso intercontinentale (nella foto sopra la stretta di mano del 2009, al momento dell'accordo, tra Suzuki e Winterkorn). Al centro della collaborazione c’erano progetti inerenti le nuove tecnologie per l’auto “verde”, modelli di piccole dimensioni per i mercati emergenti e, più in particolare, le prospettive di sviluppo nel ghiotto mercato indiano, dove la Suzuki era ed è molto forte.
RAPPORTO DEGRADATO - Invece, dopo non molto tempo cominciarono le incomprensioni e i contrasti. Pietra dello scandalo fu l’accordo tra Suzuki e FCA per la vendita da parte di quest’ultima di motori diesel alla Suzuki. La Volkswagen contestò l’iniziativa sostenendo che era in contrasto con gli accordi di collaborazione, ma la Suzuki affermò che le cose non erano legate e che non rinunciava alla propria autonomia operativa. Risultato della situazione fu la rottura della collaborazione e la fine dei progetti ad essa legati. Ma le cose non tornarono allo status-quo precedente agli accordi firmati (e poi saltati). La Suzuki chiedeva di poter tornare in possesso del pacchetto azionario (19,9% del totale) che era stato acquisito dal gruppo Volkswagen, il quale però non era disposto a cederlo.
LUNGA QUERELLE - Nacque così una annosa causa legale internazionale che finì con l’essere affidata a un arbitrato svoltosi a Londra e che ha impiegato parecchio tempo per arrivare a prendere una decisione. L’altro ieri, infine, la sentenza: la Suzuki potrà riavere le azioni in mano alla Volkswagen, che rappresentano il 19,9% del capitale Suzuki e che sarà pagato al prezzo di Borsa del 28 agosto. Il tutto per una cifra attorno a 3,8 miliardi di dollari. Come riporta l'agenzia di stampa Bloomberg, il presidente della casa giapponese, Osamu Suzuki, in occasione di una conferenza stampa tenuatasi ieri a Tokyo si è detto soddisfatto ed ha affermato: "Negli scorsi sei anni abbiamo imparato molto e ogni futuro accordo avra come precondizione la nostra indipendenza".