INDAGINE INDIPENDENTE MA RISERVATA - Il gruppo Volkswagen ha deciso di non rendere pubblici i risultati della profonda indagine commissionata dopo lo scoppio dello scandalo Dieselgate. Una delle prime misure della casa tedesca subito dopo la diffusione della vicenda fu infatti di far svolgere un’indagine indipendente, affidandola allo studio legale americano Jones Day, per ricostruire l’accaduto e valutare le responsabilità. Allora fu detto che al termine dei lavori i risultati sarebbero stati resi noti, assieme agli insegnamenti ricevuti dalla vicenda.
LAVORI FIN ITI, MA TOP SECRET - A distanza di un anno e mezzo e a indagine praticamente conclusa, la Volkswagen ha comunicato che non pubblicherà alcun rapporto conclusivo, anzi, che un documento del genere non sarà neanche redatto. Lo ha detto il presidente del consiglio di sorveglianza della società, Hans Dieter Poetsch, motivando la decisione con l’opportunità di non correre rischi di ulteriori conseguenze legali possibili se vi fosse chi cogliesse l’occasione dei contenuti dell’indagine per attaccare la società. Poetsch ha fatto l’affermazione in occasione dell’assemblea della Volkswagen di pochi giorni fa.
TRASPARENZA CONTRO RISCHI ECONOMICI - La decisione dei vertici della casa non è stata apprezzata dai grandi azionisti, che si sono dichiarati delusi. Da parte di alcuni è stato sottolineato come soltanto facendo piena luce su quanto successo la società potrà recuperare la piena fiducia di azionisti e mercato. L’aspettativa di trasparenza del resto è stata riconosciuta dallo stesso Poetsch, che però ha spiegato il rifiuto di mettere nero su bianco quanto riscontrato con il grande rischio di “massicce conseguenze”, soprattutto sul fronte americano dove sono aperte numerose controversie legali. E va ricordato che il Dieselgate è già costato alla Volkswagen qualcosa come 25 miliardi di dollari.
INDAGATO ANCHE MÜLLER - Intanto, dalla stampa tedesca si è appreso che la procura federale di Stoccarda ha avviato indagini nei confronti di quattro manager o ex manager della Volkswagen per manipolazione del mercato azionario in relazione alla società Porsche SE (che detiene il 35% della Volkswagen). Se non fa troppa specie il fatto che tra i nomi ci sia quello di Martin Winterkorn, ex capo della Volkswagen fino allo scandalo Dieselgate, ha fatto sensazione l’inclusione tra gli indagati di Matthias Müller e Hans Dieter Poetsch, attualmente rispettivamente amministratore delegato e presidente del consiglio di sorveglianza della società. Il quarto manager sotto indagine è Philipp von Hagen.