Una “coda” ben portata
La parte posteriore della Seat Leon ST, nonostante i 28 cm in più rispetto alla versione a 5 porte, è ben integrata e non appesantisce la linea: il lunotto inclinato, il tetto spiovente e la pronunciata scalfatura che parte dalla portiera posteriore e arriva ai fanali non le fanno perdere sportività. Peccato che i montanti dietro spessi penalizzano la visibilità di tre quarti posteriore.
Un po’ stretti al centro
A bordo della Seat Leon ST ritroviamo la “solita” plancia che sembra quasi avvolgere il guidatore. L’aspetto è tradizionale e un po’ spoglio, ma il funzionamento è “tecnologico”, specie se si acquista (per 665 euro) il sistema di navigazione che integra anche la radio: lo schermo a colori di 5,8”, a centro plancia, ha il sensore di prossimità (visualizza le icone quando si avvicinano le dita al dispositivo). Di serie, invece, c’è un impianto hi-fi meno raffinato, con schermo tradizionale di 5”. Le plastiche sono morbide e ben lavorate, gli assemblaggi rigorosi (non si avvertono scricchiolii). La versione FR, quella del nostro test, ha di serie i sedili rivestiti in tessuto “tecnico” nella fascia centrale e in finta pelle nei fianchi: un tocco di sportività, accentuato anche dai battitacco cromati e dal volante di diametro ridotto rispetto alle Leon più “tranquille”. Davanti lo spazio non manca, mentre dietro non si sta altrettanto comodi: il pavimento ha un tunnel ingombrante e il divano (rigido e più alto al centro) è poco accogliente per tre persone. Accedere al grande baule, che va da 587 a 1470 litri, è agevole (la bocca di carico è larga 110 cm e alta 85); anche la soglia di accesso vicino al suolo (65 cm) semplifica le operazioni di carico. Con il semplice azionamento di due leve, inoltre, si può reclinare lo schienale, creando un vano piatto. Non mancano neppure ganci per appendere le borse e anelli (nel pavimento) per bloccare le valigie.
Guidarla è un piacere
Lo sterzo della Seat Leon ST è piuttosto diretto e le sospensioni “ferme” (ma non al punto da “scaricare” sulla schiena scossoni eccessivi): il rollio in curva è davvero ridotto. Il 2.0 da 150 CV è poco rumoroso, e solo a freddo e nelle accelerazioni più vigorose si fa sentire un po’ troppo; a peggiorare un po’ il comfort acustico, intervengono anche una certa sonorità di rotolamento dei pneumatici e fruscii dagli specchi. I cavalli sono parecchi e si sfruttano già a partire dai 1700 giri: anche ai bassi regimi si ha sempre una risposta pronta del motore. Quando si “tirano” le marce, il 2.0 common-rail tira fuori un bel carattere: gli 8,6 secondi per raggiungere da fermo i 100 km/h e i 215 km/h di velocità massima dichiarati dalla casa ci sono sembrati alla portata della vettura. Promosso anche il cambio manuale a sei marce, ben manovrabile e abbinato a una frizione particolarmente leggera. Passando ai consumi di gasolio, i 24,4 km/l “ufficiali” ci sono sembrati piuttosto ottimisti: il computer di bordo, al termine del test, indicava 16 km/l.
A benzina o a gasolio, ma sempre turbo
La gamma della Seat Leon ST comprende solo motori turbo, a benzina e a gasolio. I diesel, oltre al 2.0 TDI da 150 CV (quello della vettura che abbiamo guidato), sono il 1.6 TDI (da 90 e 105 CV) e il 2.0 TDI da 184. Anche i motori a benzina sono già noti (li monta la berlina a 5 porte): il 1.2 TSI, in due varianti di potenza (86 e 105 CV), e il 1.4 TSI da 122. Da settembre 2014 partiranno le vendite della versione 1.4 turbo a iniezione diretta di benzina e metano. Tre gli allestimenti: Reference, Style e FR. Il primo, riservato alle versioni meno potenti (1.2 TSI da 86 CV e 1.6 TDI da 90 e 105), è già piuttosto completo, con sette airbag, climatizzatore e retrovisori regolabili elettricamente. La Style si arricchisce dei fendinebbia, del regolatore di velocità e dei cerchi in lega di 16”; la FR (solo per 1.4 TSI e 2.0 TDI) ha una connotazione più sportiva (cerchi in lega di 17”, doppi scarichi cromati e vetri scuri).
Secondo noi
PREGI
> Finiture. La qualità delle plastiche e degli assemblaggi sono di buon livello.
> Guida. Tenuta di strada e stabilità elevate, cambio piacevole da manovrare e sterzo piuttosto diretto: su strada dà belle soddisfazioni.
> Motore. Il 2.0 turbodiesel è vivace e sempre pronto.
DIFETTI
> Quinto posto. Il tunnel ingombrante e la seduta rigida al centro rende un po’ scomodi i viaggi in cinque.
> Rumorosità. Il buon comfort generale è in parte compromesso dal rumore di rotolamento dei pneumatici e da una certa rombosità in accelerazione.
> Visibilità posteriore. È penalizzata dai finestrini piccoli, dal lunotto molto inclinato e dai montanti del tetto larghi.