RICORSO IN PROGRAMMA - La Kia dovrà rimborsare i bonus non riconosciuti a 27.000 dipendenti fra il 2008 e il 2011, che l’azienda non ha pagato sebbene fossero previsti nel regolare contratto di assunzione (in aggiunta al salario base). Lo ha stabilito giovedì 31 agosto una corte distrettuale a Seul, la capitale della Corea del Sud, accogliendo le richieste dei lavoratori e dei loro rappresentanti. La Kia dovrà pagare 422,3 miliardi di won, pari a 317 milioni di euro, somma elevata ma inferiore a quella stimata: l’edizione on line del quotidiano finanziario Nikkei rivela infatti che la società si aspettava di dover riconoscere i bonus a tutti i suoi lavoratori per un tempo dal 2008 a oltre il 2011, tanto da aver già accantonato un miliardo di won. La Kia presenterà ricorso e porterà la vicenda all’interno di un tribunale di più alto grado rispetto a quello che ha emesso la sentenza.
PRATICA COMUNE - La Kia (qui sopra il quartier generale di Seoul), fa parte dello Hyundai Motor Group, che è il quarto costruttore al mondo per numero di auto vendute, davanti a colossi del calibro della GM e della Ford: nel 2016 ha registrato 8.175.871 consegne. Il rimborso dovrebbe gravare pesantemente sul bilancio trimestrale dell’azienda, stando agli analisti della Dongbu Securities, che si aspettano conseguenze negative in termini di prospettive di guadagno e valore delle azioni. I contenuti della sentenza fanno tremare le 115 società del Paese citate in giudizio dai loro dipendenti per vicende simili, che la politica e la magistratura non intendono più tollerare dopo l’introduzione di nuove politiche a favore dei lavoratori, sostenute dal governo di Moon Jae-in, che intende far aumentare il salario orario base e scardinare le diffuse pratiche scorrette nei confronti dei lavoratori.