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Le auto del futuro? Piccole, leggere e connesse

24 aprile 2013

Il professore del Politecnico di Milano Sergio Savaresi ci parla delle tendenze.

Le auto del futuro? Piccole, leggere e connesse

Che auto guideremo nei prossimi anni? Saranno alimentate con biocombustibili, idrogeno, elettricità o combustibili tradizionali? Per capirlo lo abbiamo chiesto a Sergio Savaresi, professore ordinario del dipartimento di elettronica del Politecnico di Milano, docente del corso di Laurea in Ingegneria dell’Automazione e responsabile del gruppo di ricerca Move (Motor Vehicle control team), nonché consulente di numerose aziende delle due e quattro ruote. Ruoli che gli permettono di intuire in anticipo le tendenze del settore. Che ci svela con particolare riferimento alla mobilità sostenibile.

Come saranno le auto del futuro?
Per capirlo dobbiamo prima individuare i temi che sono sul tavolo. Il primo riguarda le emissioni inquinanti come il particolato. Con l'obbligo, dal 1° settembre 2014, di omologare le nuove vetture entro i livelli imposti dalla normativa Euro 6, siamo ormai molto vicini al limite tecnologico per abbattere il rilascio di gas nocivi alla salute dei motori a combustione. Un limite che assicura un adeguato trattenimento degli inquinanti e che si può superare radicalmente soltanto cambiando tecnologia, ossia passando all'elettrico. La seconda questione riguarda le emissioni di CO2 che dovranno scendere sotto quota 95 g/km entro il 2020. E per riuscirci si sta puntando su modelli più leggeri e sulle tecnologie a batterie, cioè ibride ed elettriche. Un ultimo problema da risolvere, per la verità più dibattuto dalla politica che dai tecnici, è quello del traffico. Un tema che si può affrontare riducendo le dimensioni e promuovendo soluzioni alternative di trasporto, come car sharing o car pooling. 
 
Lei parla di auto elettriche, ma non sembrano avere molto successo?
Al momento le vendite dei veicoli a batteria sono ostacolate dagli alti costi e dall'autonomia ridotta. Però è una tecnologia efficiente per azzerare le emissioni allo scarico e quelle acustiche ed è già pronta per le esigenze della mobilità urbana. Per i prossimi anni si può ipotizzare una maggiore diffusione di vetture di piccole dimensioni come le city car. Ma la crescita più consistente si registrerà per i veicoli concepiti per circolare in città, come quadricicli e mezzi a batterie a due ruote, in particolare le biciclette a pedalata assistita, che hanno prezzi più accessibili. Meno ottimistiche, almeno per l'Europa, le previsioni per le auto di maggiore dimensione.
 

Nella foto più in alto una Smart elettrica, qui sopra una Honda FCX Clarity che si rifornisce di idrogeno.
 
Per la riduzione delle emissioni si parla molto anche di idrogeno?
L'ipotesi idrogeno mi sembra ancora lontana per due ragioni. La prima è che si tratta di una soluzione poco efficace dal punto di vista del rendimento energetico, almeno allo stato attuale della tecnologia. La seconda è perché si dovrebbe costruire una costosa rete di rifornimento, investimento che sembra meglio destinare ad altre infrastrutture, come quelle per la ricarica dei veicoli elettrici o per il potenziamento del trasporto pubblico. Per i viaggi lunghi, quindi, le soluzioni migliori nel breve e medio periodo continuano ad essere benzina, gasolio o metano.
 
E i biocombustibili?
Con gli attuali sistemi di produzione non basterebbe l'intero territorio coltivabile nazionale per soddisfare la domanda interna di mobilità. Si tratta, quindi, di una soluzione quantitativamente inadeguata che può essere utilizzata sono in forma marginale. 
 
Quindi la tendenza è verso auto più piccole, leggere e con la “scossa”?
I trend che vedremo nei prossimi anni sono quattro. Il primo è il progressivo passaggio da auto grandi verso modelli compatti. Un riduzione di taglia che significa pure che si passerà dalle city car ai quadricicli, soprattutto se si tratta della seconda auto. Il secondo trend è il progressivo passaggio dai veicoli alimentati dai derivati del petrolio a quelli a trazione elettrica, ibride plug-in ed elettriche ad autonomia estesa comprese. La terza tendenza sarà la rinuncia all'auto privata per aderire a soluzioni di car sharing, in particolare per la seconda vettura. L'ultima previsione è che l'auto non sarà più concepita come elemento isolato ed autonomo, ma integrata all'interno di un sistema di mobilità. In altre parole, sarà connessa con le altre vetture e con i sistemi di gestione della mobilità tramite una rete consentendo, ad esempio, di conoscere in tempo reale i flussi di traffico e di venire informati tramite il navigatore sulla strada più scorrevole per raggiungere la destinazione in modo veloce e poco inquinante. Ma le potenzialità sono moltissime: si potranno avere auto in grado di accelerare e frenare in automatico in base all'andatura degli altri veicoli o altre che vi portano a destinazione condotte dai sistemi di guida automatica e dal satellitare.


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Ritratto di lornova
26 aprile 2013 - 17:16
Io non vedo l'ora che l'automobile si guida da sola e poter quindi guadagnare quasi 2 ore di vita al giorno, oggi perse nel traffico nel tragitto casa-lavoro e lavoro-casa. Per quanto possa essere piacevole guidare, nessuno venga a raccontarmi che fare il tragitto del pendolare sia piacevole, io non rimpiangerò il quotidiano stress da traffico e code, ed in generale il tempo sprecato (330 ore l'anno nel mio caso, che potrei usare per dormire, leggere, rilassarmi ecc).
Ritratto di betapleng@hotmail.it
26 aprile 2013 - 17:27
Vi fornisco la "mia" per quel che concerne la mobilità futura. Vero che le seconde auto potrebbero essere diverse dalle attuali, ma, solo come fonte energetica, mi spiego: la seconda auto dovrebbe essere alimentata a batteria che dovrebbe essere sostituibile in quanto, parcheggiata l'auto (fuori o dentro il box, non ha importanza) può essere rimossa e ricaricata in casa; ovviamente con una batteria di riserva all'occorrenza la macchina potrà ripartire anche se ha scaricato completamente la precedente. Mentre la prima vettura di famiglia dovrebbe avere un sistema misto di trazione: con carburante fuori città (anche per ricaricare la batteria) ed elettrico in città. Quanto poi all'idrogeno, oltre i comprensibili problemi, offre anche il rischio (in un violento impatto) di esplodere. Provate ad immaginare con quali conseguenze. Un saluto