TU INQUINI, MA QUANTO INQUINI? - Inquinare è così facile che lo facciamo tutti, dal ciclista in gara, all’acciaieria, passando per la mucca che pascola. La questione vera è capire quanto si inquina e stabilire un metodo per paragonare l’inquinamento prodotto dalle varie fonti. Prima di tutto diciamo che qualsiasi attività che converta o usi energia produce un certo grado di inquinamento perché, anche senza emissioni di sostanze inquinanti, le perdite di energia connesse all’attività stessa equivalgono a emissioni di CO2. Un breve inciso per dire che gli inquinanti sono di tanti tipi ma l’attenzione è qui focalizzata sui cosiddetti climalteranti o gas serra perché, trattenendo il calore nell’atmosfera, sono in grado di mutare il clima. Fra questi si prende come riferimento l’anidride carbonica perché è quella che viene emessa in maggiore quantità; l’effetto degli altri gas serra - come il metano, l’ossido nitroso NO2 e gli HFC usati nei condizionatori - viene quindi espresso in confronto alla CO2.
UNA VITA DI EMISSIONI - Riprendendo il concetto delle attività che generano emissioni di CO2 si capisce subito che un veicolo emette direttamente allo scarico durante il suo uso e indirettamente quando viene costruito. Stampare le lamiere, fondere monoblocchi e alberi motore e poi saldare, avvitare, verniciare sono tutte attività con un’emissione diretta o indiretta di CO2. Lo stesso si può dire per una riparazione e per lo smaltimento a fine vita: tutte queste voci, insieme a quanto esce dallo scarico, danno le emissioni nel ciclo vita del veicolo. In tutto questo, per essere precisi, occorre inserire anche l’anidride carbonica emessa durante la produzione del carburante. Nel caso di gasolio e benzina avremo la CO2 emessa per l’estrazione del petrolio, il trasporto alle raffinerie, la raffinazione e poi l’ulteriore distribuzione alle stazioni di servizio. Anche la produzione dell’elettricità, il carburante delle auto elettriche, non è “gratis”: una centrale a combustibile fossile - carbone, gasolio, gas - ha un suo scarico e quindi emette direttamente mentre l’uso delle rinnovabili ha emissioni reali nulle ed emissioni indirette bassissime. Il trasporto dell’energia elettrica ha anch’esso delle perdite - si parla di circa il 5% - e quindi delle emissioni indirette.
ANALOGIE E DIFFERENZE - La “carbon footprint” è la somma di queste componenti e si capisce subito che non può mai essere zero: anche il ciclista che pedala non converte al 100% l’energia che deriva dal cibo e quindi ha emissioni indirette. Da queste considerazioni si capisce subito che dire che un veicolo elettrico ha emissioni zero è inesatto perché, come gli altri veicoli, la sua costruzione, gestione e smaltimento genera emissioni. L’energia elettrica è invece, da questo punto di vista, molto diversa rispetto agli altri combustibili dato che invece di essere estratta viene creata con processi che possono essere anche a bassissime emissioni come nel caso dell’eolico, del fotovoltaico e del geotermico. La “carbon footprint” di un veicolo è quindi una specie di puzzle che comprende varie tessere la cui “grandezza” è molto variabile. Le elettriche emettono molta CO2 durante la produzione a causa principalmente delle batterie, molto grandi e impegnative da produrre, ma il loro uso su strada emette pochissimo perché il loro powertrain ha un rendimento molto alto e lo scarico, semplicemente non c’è.
DIPENDE DAL MIX - Questo rendimento superiore è sempre vero - così come l’alto rendimento della trasmissione dell’elettricità - mentre le emissioni collegate alla produzione dell’elettricità sono estremamente variabili. Pensiamo ai Paesi con molte centrali a carbone: le ingenti emissioni del loro mix produttivo dell’elettricità (carbone, gas, rinnovabili) vanificano in buona parte (o annullano del tutto) il risparmio di CO2 delle auto elettriche. Una variabilità così grande incide molto sull’impronta del carbonio delle auto elettriche ma, a differenza dei giacimenti di petrolio, le energie rinnovabili possono però essere prodotte un po’ ovunque. Ritornando ai gas serra notiamo che i veicoli a metano emettono poca CO2 allo scarico, ma il loro combustibile è un climalterante ancor più “efficace” dell’anidride carbonica e quindi il loro bilancio emissivo non è buono come si potrebbe pensare. In conclusione la “carbon footprint” è l’unico modo per valutare con una certa precisione le emissioni totali dei veicoli, siano essi convenzionali o elettrici, perché misurare quel che esce dallo scarico - che può valere anche zero - è solo una parte della storia.