VIA CRUCIS - Quest’anno sarà lunga più di sette giorni la settimana della Passione per i lavoratori della De Tomaso di Torino, al centro di una annosa vicenda che pare non voler mai concludersi. La casa automobilistica era fallita nel 2012 e dopo varie vicissitudini si era arrivati alla gara d’asta per l’assegnazione di ciò che resta della De Tomaso produttrice di brillanti vetture GT.
APPUNTAMENTO A FINE MESE - Il 19 marzo il Tribunale fallimentare aveva aggiudicato la De Tomaso alla società finanziaria svizzero-lussemburghese L3 Holding, facente capo al fondo di investimento Genii Capital. Perché la cosa fosse perfezionata la L3 Holding doveva versare 2,05 milioni di euro, ma ciò non è avvenuto e il giudice non ha potuto far altro che annullare l’aggiudicazione e indire un’altra asta, fissata per il 28 aprile.
IPOTESI GIUDIZIARIA - Oltre a fissare la nuova gara d’asta il giudice fallimentare ha anche trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica con l’ipotesi del reato di turbativa d’asta. Intanto i rappresentanti della L3 Holding si sono defilati e sono irreperibili. In sostanza la Procura dovrà verificare se la partecipazione all’asta con un’offerta di 2,05 milioni per poi non onorare l’impegno non sia configurabile come reato penale, appunto la turbativa d’asta. Da notare che la L3 Holding aveva già versato 57 mila euro a titolo di cauzione; somma che ovviamente non le sarà restituita.
PROSPETTIVE BUIE - Ma ad avere la settimana di Passione prolungata sino a fine mese sono soprattutto i lavoratori dello stabilimento De Tomaso di Grugliasco (che sono poi ex-Pininfarina, dato che la De Tomaso aveva rilevato l’impianto dalla Pininfarina). I lavoratori stanno beneficiando del trattamento di mobilità, ma l’ammortizzatore sociale era stato concesso a fatica a fine 2014, e scadrà a fine 2015. Un eventuale fallimento anche della seconda asta creerebbe una situazione molto difficile, per i lavoratori e per i tanti creditori. A essere interessati sono 800 addetti di Grugliasco e 120 nella sede di Livorno.
INTERESSA IL MARCHIO - Va ricordato che alla prima asta avevano partecipato due altri pretendenti: i cinesi della Ideal Time Venture - con sede legale nelle Isole Vergini e sede operativa a Hong Kong - e il gruppo italiano EOS, ma entrambi avevano manifestato interesse soltanto per l’acquisizione del marchio e non per le attività industriali. La presentazione di un piano industriale era invece stata un elemento importante della proposta della L3 Holding.
STABILIMENTO OBSOLETO - In conclusione è da rilevare che la vicenda De Tomaso rischia di andare a creare problemi alla Pininfarina. La vendita da parte di quest’ultima alla De Tomaso dello stabilimento di Grugliasco avvenne al prezzo di 14 milioni: due messi dall’imprenditore Gianmario Rossignolo, allora azionista di riferimento della De Tomaso, e gli altri 12 dalla Regione Piemonte. Recentemente i magistrati, oltre che rinviare a giudizio Rossignolo e altre 11 persone per il fallimento della Tomaso, hanno anche avviato un’indagine sull’operazione che in sostanza aveva lo scopo di salvare dal fallimento la Pininfarina più che avviare il rilancio della De Tomaso. Lo stabilimento ceduto in effetti viene definito da tutti “obsoleto” e impossibile da riutilizzare per la produzione. E ciò ovviamente crea un problema grosso nella prospettiva di un pretendente all’acquisto della De Tomaso.