FINE DI UN CALVARIO - Nei giorni scorsi il Tribunale di Torino ha respinto la richiesta di concordato avanzata dagli amministratori della Bertone Stile, considerando non sufficienti le ipotesi di rilancio su cui si basava l’istanza. Con ciò i giudici hanno sancito il fallimento dell’azienda, nominando curatore fallimentare il dottor Filiberto Ferrari Loranzi.
LE SPERANZE SINDACALI - Da parte dei rappresentanti sindacali ci sono state dichiarazioni che colgono nel fallimento un elemento di chiarezza nell’intricata vicenda che da un paio d’anni ha il gruppo Bertone come protagonista; e da questa chiarezza sperano che salti fuori un acquirente credibile. La necessità di chiarezza è legata al fatto che di società con il nome Bertone ce ne sono diverse (senza contare le carrozzerie ex Bertone acquistate cinque anni fa dalla Fiat e oggi sede della produzione delle Maserati Ghibli e Quattroporte).
CHI FALLISCE - A essere stata dichiarata fallita è la Bertone Stile, a cui fanno capo un po’ meno di cento dipendenti, tutti esperti nella progettazione, nello sviluppo, e nella realizzazione di prototipi di stile. Questa società però non è la proprietaria del marchio Bertone, celeberrimo e di grande prestigio. Titolare del marchio è la Bertone Cento, che appartiene per il 50% alla vedova di Nuccio Bertone e per la restante metà al manager Marco Filippa (che fino al fallimento era anche l’amministratore delegato della Bertone Stile).
UN NOME, TANTE REALTÀ - Oltre alle due “Bertone” citate, ci sono poi la Tedi, la Bertone ICT (informatica), la Bertone Glass (vetri) e la Bertone R&D. E pochi mesi fa, è stata staccata dal gruppo la società Bertone Design, ceduta a un gruppo di manager e designer che vi lavoravano. La Bertone Design fornisce servizi di progettazione in ogni campo meno che in quello automotive, rimasto alla Bertone Stile.
TANTE VOCI, POCA CONCRETEZZA - Con l’aggravarsi della situazione erano state accreditate alcune manifestazioni d’interesse da parte di aspiranti acquirenti, ma non c’è mai stata chiarezza sulla loro identità e sulla consistenza delle offerte. In particolare è stato scritto di cordate cinesi e turche intenzionate all’acquisto. Non è però mai stato chiaro che cosa queste realtà sarebbero state interessate a comprare: tutto? La Bertone Stile? Il marchio? Di fronte alla ipotesi di una vendita del solo marchio Lilli Bertone, vedova di Nuccio Bertone, ha sempre rifiutato, sostenendo che si preoccupava dei dipendenti della Bertone Stile. Per quanto riguarda gli ipotizzati acquirenti è stato più volte paventato che in sostanza mirassero ad arrivare al fallimento per poter comprare a un prezzo più basso. Prezzo che peraltro non è facile stabilire. Si comprende così il ragionamento dei sindacati che vedono nel fallimento un modo per vederci chiaro e far venire allo scoperto i potenziali acquirenti veramente interessati. Soprattutto perché è soltanto in presenza di offerte credibili che la legge consente la concessione della cassa integrazione ai lavoratori, in quanto per le maestranze delle società fallite non è possibile accedere al trattamento.
RISCHIO VENDITA SOLO DEL MARCHIO - Ma se è innegabile questo aspetto di chiarezza implicito nel fallimento della Bertone Stile, non si può neanche ignorare che il marchio è fuori dal fallimento, appartenendo alla Bertone Cento, quindi alla vedova Bertone e a Marco Filippa. E anche se le competenze professionali dei dipendenti della Bertone Stile possono far gola, non ci sono dubbi che il boccone più prelibato è appunto il marchio. Insomma, il rischio è che con il fallimento la proprietà non abbia ostacoli né remore a vendere il marchio da solo (senza alcun beneficio per l’azienda dichiarata fallita e per i suoi dipendenti), lasciando cioè l’azienda di stile a un destino incertissimo. Sarà nelle prossime settimane che si vedranno brillare le varie carte.