NON SOLO “PREMIUM” - Produrre vetture “premium” in Italia per venderle all’estero, cercando così di riequilibrare le pesanti perdite causate dalla forte morosità del mercato Italiano. Notoriamente è questa la strategia della Fiat per far fronte alla paurosa crisi che colpisce il mondo dell’auto. Ma forse questo non basta di fronte all’interminabile calo delle vendite, e occorre cercare altre soluzioni, non alternative all’obbiettivo di vendere all’estero più Ferrari, Maserati, Alfa Romeo, Fiat 500, 500 L, ma miranti a recuperare almeno in parte l’emorragia di consegne sofferta in Italia di modelli generalisti. La cosa rappresenta una necessità, dal momento che la Fiat realizza in Italia il 56% delle proprie vendite.
STRATEGIA D’ASSALTO - Così, nei Paesi europei e in particolare in Germania - il più grande mercato continentale - si sta assistendo a una forte intensificazione delle politiche commerciali relative ai modelli più tradizionali. Perché se è vero che anche i tedeschi stanno rallentando i loro acquisti (a marzo il mercato ha fatto registrare un calo del 17,1%), è anche sicuro che le dimensioni sono tali da offrire comunque più chance. Fatto sta che nello scorso mese di febbraio, in Germania la Fiat ha fatto segnare un valore di sconto medio pari al 16,5%, mentre l’insieme del mercato era attestato all’11,7% (comunque più dell’11,2 del febbraio 2012).
CONTENIMENTO - Questa strategia paga ma solo in parte, dal momento che a marzo, con il mercato tedesco che ha registrato 281.184 immatricolazioni, appunto pari al 17,1%, la marca Fiat ha accusato un calo del 6,1%, con 7.545 vetture nuove immatricolate. Tendenza analoga si può rilevare nel trimestre, con l’intero mercato attestato su 673.967 unità e la Fiat ha cumulato 16.701 vetture, pari al 6,8% in meno rispetto all’anno passato. Ciò significa che la casa italiana si destreggia sul mercato tedesco, ma non in misura tale da bilanciare le perdite italiane.
TENDENZA DIFFUSA - Per quanto riguarda le altre marche in Germania, sono ben poche quelle che a marzo sono cresciute. Si possono citare soltanto Jeep, Kia, Land Rover, Seat e Skoda. Tra le altre case con numeri di vendita importanti, si segnalano le perdite rilevanti per Citroën -27,1%, Ford -28,8%, Hyundai -13%, Nissan -34,3%, Peugeot -41%, Renault -14,9%, Volkswagen -21,2% (con un totale di 57.205 unità immatricolate).
CONSEGUENZE SUI CONCESSIONARI - Resta comunque il fatto che la situazione complessiva del settore auto in Italia, va al di là delle realtà industriale. Lo testimonia l’allarme lanciato dalla Federauto, l’organizzazione che raggruppa i concessionari in Italia. Negli ultimi cinque anni i dealer sono diminuiti del 20% con relativa perdita di posti di lavoro e si parla di un mercato 2013 che dovrebbe attestarsi intono al milione e centomila auto, come nel 1966 (nel 2007 se ne vendettero 2,5 milioni).