INCHIESTA INTERNA - In una conferenza stampa tenuta appositamente sull’argomento (nel video qui sotto), Mary Barra (foto sopra), capo della General Motors, ha reso noti gli esiti di una inchiesta interna che lo stesso gruppo automobilistico ha voluto far svolgere a proposito dei problemi verificatisi al blocchetto di accensione di 2,6 milioni di auto prodotte tra il 2003 al 2011 e che hanno causato incidenti in cui hanno perso la vita almeno 13 persone.
GIUDIZI PESANTISSIMI - Incaricato dell’inchiesta è stato l’ex procuratore federale Anton Valukas che nella sua relazione finale non ha risparmiato critiche alla GM, tanto che la stessa Barra ha definito il report del procuratore “brutalmente duro” e “profondamente preoccupante”. In conseguenza di ciò che è emerso con l’indagine di Valukas, la GM ha deciso di licenziare quindici dipendenti tra ingegneri e giuristi, mentre altri cinque sono stati sottoposti a procedimento disciplinare. Oltre a ciò un alto dirigente è stato incaricato di gestire i rapporti con le famiglie delle vittime e con chi è rimasto ferito per procedere a una loro indennizzo.
PROVVEDIMENTI PER IL FUTURO - Mary Barra ha poi comunicato una serie di iniziative decise dalla GM per migliorare i suoi prodotti e i propri metodi di produzione nell’ottica della sicurezza. Anzitutto il manager Jeff Boyer è stato nominato responsabile per la sicurezza dei veicoli per tutto il gruppo. Poi lo staff incaricato di ricercare i possibili difetti in tema di sicurezza è stato potenziato con l’inserimento di 35 nuovi addetti. Tutto il personale è stato incentivato a esprimere le proprie osservazioni sul prodotto per ciò che concerne la sicurezza dei veicoli. Infine è stato avviato una nuova organizzazione volta a migliorare la produzione, oltre a rivedere le procedure per i “richiami” interni decisi autonomamente dalla casa.
LA MULTA DELLE AUTORITÀ - In questo modo la GM avvia un processo di recupero di immagine dopo il tonfo subito all’inizio di quest’anno in seguito al richiamo di 2,6 milioni di Chevrolet e Saturn per il problema al blocchetto della chiave di accensione. Questo, in alcuni casi nei quali venivano usati portachiavi appesantiti da mazzi di chiavi pesanti, poteva provocare lo spegnimento della vettura con grossi rischi di incidente. In seguito alla vicenda il 16 maggio scorso la GM ha ricevuto una sanzione di 35 milioni di dollari per il ritardo con cui ha provveduto a richiamare le auto.
CHI SAPEVA E NON HA FATTO NULLA - Ciò perché, come emerge dal dossier sulla vicenda reso pubblico dal Congresso americano, l’ingegnere responsabile del progetto della Chevrolet Cobalt e un altro ingegnere avevano scoperto il difetto del commutatore già nel 2004. Sempre secondo l’inchiesta del Congresso nessun intervento sarebbe stato fatto perché ritenuto troppo costoso per la casa costruttrice.
TESI DI DIFESA - Nella sua conferenza stampa Mary Barra ha tenuto a precisare che - come rilevato dalla stessa indagine dell’ex procuratore Valukas - non c’è stata mai alcuna decisione della GM per tenere nascosto il problema, e che le responsabilità sono soltanto individuali di quei dipendenti che non hanno fatto correttamente il proprio lavoro che deve porre sempre la sicurezza al primo posto. Per avvalorare la sua tesi Mary Barra ha affermato che nessun alto dirigente della GM è mai stato messo a conoscenza dei problemi al commutatore d’accensione incriminato. Con ciò compiendo una sorta di contorsionismo giuridico secondo cui le responsabilità della società sarebbero individuabili esclusivamente nelle ristrettissime istanze della massima dirigenza, mentre ciò che fanno funzionari, ingegneri, legali ai livelli inferiori (ancorché in numero notevole: almeno una ventina di persone tra cui un responsabile di prodotto) rientrerebbe nell’ambito delle responsabilità individuali. Ciò anche se le decisioni vengono prese sulla base di criteri che mettono al primo posto gli aspetti economici aziendali. Sarà interessante vedere come questo principio verrà accolto dalle autorità americane che si occupano della vicenda.