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GM: 15 licenziamenti per i mancati richiami

06 giugno 2014

La casa ha avviato anche un piano di indennizzo per le famiglie delle vittime causate dal difetto al blocchetto della chiave di accensione.

GM: 15 licenziamenti per i mancati richiami
INCHIESTA INTERNA - In una conferenza stampa tenuta appositamente sull’argomento (nel video qui sotto), Mary Barra (foto sopra), capo della General Motors, ha reso noti gli esiti di una inchiesta interna che lo stesso gruppo automobilistico ha voluto far svolgere a proposito dei problemi verificatisi al blocchetto di accensione di 2,6 milioni di auto prodotte tra il 2003 al 2011 e che hanno causato incidenti in cui hanno perso la vita almeno 13 persone.
 
GIUDIZI PESANTISSIMI - Incaricato dell’inchiesta è stato l’ex procuratore federale Anton Valukas che nella sua relazione finale non ha risparmiato critiche alla GM, tanto che la stessa Barra ha definito il report del procuratore “brutalmente duro” e “profondamente preoccupante”. In conseguenza di ciò che è emerso con l’indagine di Valukas, la GM ha deciso di licenziare quindici dipendenti tra ingegneri e giuristi, mentre altri cinque sono stati sottoposti a procedimento disciplinare. Oltre a ciò un alto dirigente è stato incaricato di gestire i rapporti con le famiglie delle vittime e con chi è rimasto ferito per procedere a una loro indennizzo. 
 
PROVVEDIMENTI PER IL FUTURO - Mary Barra ha poi comunicato una serie di iniziative decise dalla GM per migliorare i suoi prodotti e i propri metodi di produzione nell’ottica della sicurezza. Anzitutto il manager Jeff Boyer è stato nominato responsabile per la sicurezza dei veicoli per tutto il gruppo. Poi lo staff incaricato di ricercare i possibili difetti in tema di sicurezza è stato potenziato con l’inserimento di 35 nuovi addetti. Tutto il personale è stato incentivato a esprimere le proprie osservazioni sul prodotto per ciò che concerne la sicurezza dei veicoli. Infine è stato avviato una nuova organizzazione volta a migliorare la produzione, oltre a rivedere le procedure per i “richiami” interni decisi autonomamente dalla casa.
 
LA MULTA DELLE AUTORITÀ  - In questo modo la GM avvia un processo di recupero di immagine dopo il tonfo subito all’inizio di quest’anno in seguito al richiamo di 2,6 milioni di Chevrolet e Saturn per il problema al blocchetto della chiave di accensione. Questo, in alcuni casi nei quali venivano usati portachiavi appesantiti da mazzi di chiavi pesanti, poteva provocare lo spegnimento della vettura con grossi rischi di incidente. In seguito alla vicenda il 16 maggio scorso la GM ha ricevuto una sanzione di 35 milioni di dollari per il ritardo con cui ha provveduto a richiamare le auto.
 
CHI SAPEVA E NON HA FATTO NULLA - Ciò perché, come emerge dal dossier sulla vicenda reso pubblico dal Congresso americano, l’ingegnere responsabile del progetto della Chevrolet Cobalt e un altro ingegnere avevano scoperto il difetto del commutatore già nel 2004. Sempre secondo l’inchiesta del Congresso nessun intervento sarebbe stato fatto perché ritenuto troppo costoso per la casa costruttrice.
 
TESI DI DIFESA - Nella sua conferenza stampa Mary Barra ha tenuto a precisare che - come rilevato dalla stessa indagine dell’ex procuratore Valukas - non c’è stata mai alcuna decisione della GM per tenere nascosto il problema, e che le responsabilità sono soltanto individuali di quei dipendenti che non hanno fatto correttamente il proprio lavoro che deve porre sempre la sicurezza al primo posto. Per avvalorare la sua tesi Mary Barra ha affermato che nessun alto dirigente della GM è mai stato messo a conoscenza dei problemi al commutatore d’accensione incriminato. Con ciò compiendo una sorta di contorsionismo giuridico secondo cui le responsabilità della società sarebbero individuabili esclusivamente nelle ristrettissime istanze della massima dirigenza, mentre ciò che fanno funzionari, ingegneri, legali ai livelli inferiori (ancorché in numero notevole: almeno una ventina di persone tra cui un responsabile di prodotto) rientrerebbe nell’ambito delle responsabilità individuali. Ciò anche se le decisioni vengono prese sulla base di criteri che mettono al primo posto gli aspetti economici aziendali. Sarà interessante vedere come questo principio verrà accolto dalle autorità americane che si occupano della vicenda.


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Ritratto di onavli§46
6 giugno 2014 - 14:34
e se dall'inchiesta interna (e non solo) formulata dalla e per la GM,, sulla responsabilità mancata e/o tardiva dei richiami per la difettosità -assai grave-, bene ed esemplare è stato il verdetto dei licenziamenti effettuati. Quando si mette a repentaglio la vita di altri, come in questo caso che ha coinvolto GM in estrema misura, è giusto ed indispensabile agire conseguentemente. Non voglio fare paragoni lavorativi, in materie similari, ma nel nostro caro italico Paese, sia gli indagati, sia i colpevoli e sia gli eventuali fiancheggiatori, sempre se la cavano irrisoriamente all'accaduto. La cultura negli states, forse è un poco diversa dalla nostra, come pure la Legge.
Ritratto di onavli§46
6 giugno 2014 - 22:28
la O.d.L. - Organizzazione del lavoro statunitense, e comunque non si può certo paragonare a quella italiana; due mondi diversi, due realtà diverse e leggi contrattuali e giuridiche diverse.. Detto ciò, chi vuole può tranquillamente documentarsi ove meglio crede. Negli States, vige l'O.d.L. del sistema Tayloristico, ossia, una organizzazione del ciclo produttivo, parcellizzata strettamente nella responsabilità dei processi medesimi. Dunque, molto più gerarchizzata nei cicli amministrativi, e più generalizzata in responsabilità del settore del ciclo produttivo, con individuazione di responsabilità pur singola. Altresì, la legge americana, non solo in materia di lavoro, ma in generis, è attuata nella verifica dei fatti accusatori, in cui la legge produce prove di colpevolezza, da compararsi con i fatti della controparte di presunta innocenza. Diverso il concetto made in Italy della citata Organizzazione del Lavoro, non certamente generalizzata in ogni opificio, ed intrecciata dai CCNL con i Contratti Aziendali separati, ma diversa concettualmente da settore in settore di attività lavorativa, con un rigido (forse troppo) e complesso mansionario del lavoro singolo di professionalità, ma di azione collettiva. Cito, le isole produttive, le unità operative, le famiglie professionali, cui la responsabilità del prodotto, e dunque della qualità, non contemplano chi la effettua, ma chi la esamina, sino al vertice massimo del ciclo preposto. Pur altresì, la legge italiana, pur in materia del lavoro, è assai legata a principi, che se pur garantiscono il lavoratore, nei massimi estremi (L.20 maggio 1970 n° 300, e leggi collegate) nella conflittualità, regolamentata e nella responsabilità non parcellizzata, ma dimostrabile solo e solamente ed inequivocabilmente nel fatto accaduto, con prove assolutamente schiaccianti, che però, hanno sempre un sapore (per fortuna o purtroppo) assai politico di applicazione. I casi sono innumerevoli, e basta leggere le cronache. In conclusione, la GM, vi ha forse messo una pezza di carattere giuridico, ripeto forse, ma non sicuramente e non certamente in quello dell'immagine pubblica, che rimarrà deteriorata per sempre, nell'immagine aziendale di GM. La cultura americana è questa. Ripeto, negli USA, chi sbaglia paga, senza se e senza ma. In Italia, Paese molto burocratico, chi sbaglia, trova sempre e comunque il cavillo legale, di poter assecondare la pena ed il difetto compiuto. Infine la Barra, è sicuramente il parafulmine dei media americani, i quali, ( non certo come qui da noi), finire in cronaca, significa la fine della personalità e della carriera professionale. In Italia finire in cronaca, e pur qui i casi sono quasi infiniti, s'intende solamente ampliare la propria personalità di culto.
Ritratto di Giuss
6 giugno 2014 - 15:48
ma la prima cosa che ho pensato è stata: hanno trovato delle persone, tante, da coinvolgere e far fuori per proteggere i vertici. Non parlerei tanto di giustizia degli states, anche perchè anche lì coi soldi compri chi o ciò che vuoi. Così quei 15 a casa, faccia salvata e tutto come prima. Intanto mi sembra strano che un "semplice" ingegnere si preoccupi dei costi e prenda iniziative senza dire nulla a chi di dovere...
Ritratto di Montreal70
6 giugno 2014 - 16:28
Sono concorde. Solo un alto dirigente può avere dei motivi per contenere i costi. Per tutti gli altri non varrebbe la pena di mettersi in rischio.
Ritratto di Anonimo
Anonimo (non verificato)
6 giugno 2014 - 15:58
Commento rimosso a seguito della cancellazione dell'utente dal sito.
Ritratto di Arcadia
7 giugno 2014 - 14:08
una VW? la tiro in ballo perché vedo il gruppo ottico di una golf 7 nel tuo avatar. Tantissime. Solo le vittime causate dai problemi di portanza, sterzo e sospensioni troppo reattive della TT nel 99-2000 sono ben superiori alle 13 stimate per la GM. A quell'epoca addirittura la stampa specializzata (Focus) dedicò ampio spazio agli strani incidenti occorsi sulle autobahn ai guidatori di TT, un auto che solo ad entrarci dentro c'è da mettersi paura. Ma nessuno fece nulla, non ci furono class action o azioni dell'NHTSA perché la loro fortuna è stata quella di essere una casa europea,poco presente sul suolo usa e che all'epoca del fattaccio vendeva si e no 2000 unità al mese negli usa, troppo poche e comunque pochissime di quelle unità erano TT le quali peraltro, fino a 55 miglia orarie, non avranno avuto problemi di sorta. Per non parlare degli incidenti causati dal DSG (perdite di potenza durante i sorpassi). Va comunque ricordato il clamoroso caso dell'Audi 5000 Sudden Unintended Accelleration, auto molto diffusa negli USA negli anni 80, che alla fine di quel decennio, costò a VW una megamulta e la quasi totale perdita di quota di penetrazione sul mercato americano. Ancora oggi, audi non è considerato un marchio premium negli USA e vende molto meno di BMW,Mercedes e Lexus proprio per questo motivo.
Ritratto di Anonimo
Anonimo (non verificato)
7 giugno 2014 - 16:17
Commento rimosso a seguito della cancellazione dell'utente dal sito.
Ritratto di Merigo
6 giugno 2014 - 20:35
1
Con questa metafora marinara di cui chiedo umilmente perdono al blog, intendo dire che la Barra fa la furba, perché è evidente come si arrampichi sugli specchi. Non conosco il sistema giuridico americano ma, immagino che anche oltre oceano o si riesca a dimostrare il dolo del singolo (e 20 colpevoli sono già un sistema, non un singolo), oppure la colpa di un difetto ad un prodotto ricade sull'Azienda produttrice che non ha saputo mettere in atto un sistema di controllo adeguato. E' uno dei fondamenti del Sistema Qualità come da dottrina delle Norme della famiglia ISO 9000, applicate alla qualità ma in caduta alla sicurezza del prodotto. Se, invento un esempio, si riesce a dimostrare che un tale operaio abbia volutamente, cioè con dolo, avvitato male i bulloni di una ruota di una singola auto, sapendo dal numero di telaio che quella e proprio quella vettura sarebbe stata acquistata dalla odiata suocera, la Direzione potrebbe essere scagionata ma se, 20 operai avvitano male le ruote, la colpa è della Direzione che non ha adottato un sistema di controllo efficace. Come rileva giustamente Giuss, perché un ingegnere/funzionario di produzione non dovrebbe segnalare un difetto se lo rivela? Non avrebbe motivo se lo fa internamente alla filiera gerarchica interna, firmando una Bolla di Non Conformità o altro ma, se lo ha fatto e nessuno ha bloccato il montaggio del blocchetto di avviamento difettoso, la colpa è della Direzione, così come se viceversa non lo ha fatto per negligenza o per incapacità nell'accorgersi del difetto, la colpa è sempre comunque della Direzione a sua volta negligente ed incapace a collocare personale competente in posizioni che richiedano competenze specifiche. Forse queste sono dottrine integraliste che trovano spazio solo in Italia (e sono senz'altro una delle cause per cui i produttori stranieri di qualsivoglia prodotto se ne guardano bene di venire a produrre da noi), dove i 5 sabotatori di Melfi furono alla fine reintegrati e dove l'AD di Thyssekrupp è stato condannato per omicidio colposo (ma dopo che l'accusa ne richiedeva l'omicidio volontario come se avesse strangolato quei 7 poveretti), però escludo che la Barra la faccia franca e aggiusti la vicenda con 15 licenziamenti.
Ritratto di Merigo
6 giugno 2014 - 21:34
1
ThyssenKrupp e non Thyssekrupp!
Ritratto di cristian96
7 giugno 2014 - 23:23
Caspita, ha fatto bene a cacciare chi non era competente a svolgere il proprio lavoro, perché già in Italia si sente parlare fin troppo di queste sceneggiate. Se un pinco pallino chicchessia fa il suo lavoro "alla carlona", non preoccupandosi delle conseguenze delle proprie scelte (e questo vale dall'operaio al dirigente, sia chiaro) SE NE DEVE ANDARE; quindi, per me, questi licenziamenti sono pienamente giustificati; sarebbe stato MOLTO PEGGIO, invece, se non fossero stati licenziati questi signori; A QUALI ALTRI DANNI AVREBBERO DATO VITA??????!!!!!!
Ritratto di onavli§46
8 giugno 2014 - 12:29
indispensabile rapportare la differenza fra il caso GM, ed il caso FIAT di Melfi. La materia giuridica USA diversa da quella Italiana, non contempla almeno non come la nostra legislazione, la difficoltà di licenziamento, a qualunque livello professionale d'inquadramento lavorativo. Gli USA, come già abbondantemente citato, non hanno uno Statuto dei Lavoratori, che affianca le normative di Legge del Codice Civile e Penale, tipo Italia, per cui, il licenziamento, previsto dall'Azienda eventuale, in tal caso la GM; è invece dunque materia di responsabilità personale del dipendente in quanto tale, che può sicuramente avvalersi alla propria difesa, verso "le prove" imputategli, con avversità e tramite pur prove contrarie da rendere dimostrabili presso i vari Tribunali Federali.. Più complesso, ma anche più facile che da noi. Il caso Fiat/Melfi però, , è assolutamente diverso, sia per la O.d.L. citata, e sia perchè l'Azienda FIAT, all'epoca, non poteva applicare, (in quanto non esiste, il ravvisamento di reato di sabotaggio specifico in ambito lavorativo. Per cui aveva provveduto tramite i propri legali, ad evidenziare il reato previsto dall'ex-art. 635 c.p. - Danneggiamento Generico, unendolo nel contempo al licenziamento dei lavoratori individuati, ma producendo di fatto ed ottusamente, anche una violazione dell'attività antisindacale-aziendale, indicata nell'art. 28 della L.20/05/1970 - n°300. Il Sindacato, che in Italia è materia di contratto collettivo, (collettivo ripeto) che però ha formulato azione di contro-risposta in tal senso, e la Direzione FIAT, non ha potuto produrre prove determinanti e schiaccianti contro i soggetti lavoratori dipendenti messi maldestramente ed arbitrariamente alla porta. Da qui la Sentenza di Reintegro del Tribunale preposto. Poi si vedrà il resto. Dunque, almagamare ciò che ha perpetrato GM, nel licenziamento dei 15 dipendenti (al momento), non è assolutamente parificabile con quello della Fiat di Melfi. Il mondo sino ad oggi, è più o meno rotondo, ma la visualità delle situazioni che paiono analoghe e/o similari, non lo sono. GM, ha subito e sta subendo una "gran botta" commerciale, produttiva e sopratutto di immagine, di cui ne pagherà pesantissime conseguenze. Fiat, speriamo, che raggiunga la necessaria energia d'intenti e sopratutto meno dittatoriali, unitamente ad una pur diversa maturità sindacale di collaborazione, ( (non di leggi, in quanto ve ne sono già anche sin troppe) ma di comportamenti, e forse FIAT o meglio FCA, qualcosa di buono potrà sicuramente fare per consolidare e rilanciare il prodotto, ed il mondo del lavoro, per ciò che interessa all'Italia. Questo ci si auspica.