NON PIÙ SOLO SOFTWARE - L'indiscrezione è di quelle che, se dovesse essere confermata, sarebbe clamorosa: Google, non paga di fornire software per il settore dell'automobile, starebbe pensando anche all'hardware. In altri termini, di diventare anch'essa un costruttore di auto, con un progetto decisamente ambizioso: un'auto a guida automatica, senza bisogno di conducente. La destinazione d'uso, stando alle voci ricorrenti sul web (la più autorevole delle quali ascrivibile ad Amir Efrati, reporter del Wall Street Journal specializzato in tecnologie) sarebbe quella di creare un veicolo per un car sharing evoluto.
Da sinistra Larry Page e Sergej Brin fondatori di Google.
CHI FA DA SÉ - Google avrebbe provato a contattare più di un costruttore di auto per portare avanti il progetto, ma - dopo vari rifiuti - avrebbe optato per la via più affascinante (e rischiosa): fare tutto in casa. Inizialmente, i conducenti in carne e ossa sarebbero presenti, e la guida automatica sarebbe un passo successivo da conseguire, una volta fugate sul campo le preoccupazioni dei potenziali clienti sulla sicurezza del mezzo. E soprattutto risolti i problemi legislativi e assicurativi.
MULETTI TOYOTA - Il problema, se così si può dire per un progetto che Google stesso cataloga come “moonshot”, progetto ad alto rischio e rendimento potenzialmente alto, è che i prototipi, già allestiti nel quartier generale californiano dell'azienda, hanno un costo vivo di circa 150.000 dollari a pezzo. A prima vista sono delle normali Toyota Prius (foto più in alto), ma equipaggiate di videocamere, radar, sensoristica e software specifico per consentire la guida automatica (qui per saperne di più).
SI FARÀ? - Difficile dire se la vicenda avrà un seguito o se rimarrà confinata, per dirla in termini informatici, nella “wishlist” (la lista dei desideri) di Larry Page e Sergej Brin, i fondatori e proprietari di Google. Di sicuro, ritornando alla notte dei tempi, l'unica volta che un informatico tentò di produrre un mezzo di locomozione correvano gli Anni 80. Sir Clive Sinclair, papà di quello Spectrum che contendeva la palma di microcomputer del cuore agli adolescenti di trent'anni fa, si inventò il C5 (foto qui sopra con Clive Sinclair), un triciclo elettrico a batteria. Fu un fiasco clamoroso, a dispetto di un progetto di sicuro fascino.