CRONACHE RECENTI - Cresce il fenomeno dei pirati della strada, cioè degli automobilisti che fuggono dopo aver causato incidenti gravissimi: nel weekend appena trascorso, sono state ben tre le vittime in Italia (due ciclisti e un pedone). Un 36enne di Cornaredo (Milano), proprio poche ore fa, s’è costituito ammettendo di aver investito e ucciso un ciclista 79enne sulle strisce pedonali in via Gallarate, nel capoluogo lombardo. Stando ai dati Asaps (Amici Polstrada), nel primo semestre del 2012 gli episodi di pirateria stradale sono aumentati del 33%, con 461 incidenti, 57 decessi (+4%) e 564 feriti (+35%). Le vittime del 2012 sono già 74, con 17 morti dal 1° luglio al 5 agosto: un ritmo di due decessi e 22 feriti a settimana. Solo in un caso su quattro il pirata, quando viene rintracciato dalle forze dell’ordine, risulta positivo all’alcoltest: un dato però da prendere con le molle, perché accade spesso che, fra il momento dell’incidente e quello in cui scatta il controllo sul sangue del pirata, l’alcol sia ormai stato metabolizzato. Il 7% dei pirati è privo di Rc auto, fattore che spinge a fuggire per non incorrere in multe e nel sequestro del veicolo. E, nel 23% dei casi, il pirata è uno straniero extracomunitario, molto spesso in stato d’ebbrezza. Sale il numero di pirati-donna: 34 finora nel 2012, contro 21 nel 2011.
PATENTE, GIRO DI VITE - Per arginare il fenomeno, il legislatore aveva messo in cantiere l’introduzione del reato di omicidio stradale (leggi qui per saperne di più), simile all’omicidio volontario, quindi con pene molto più pesanti rispetto all’omicidio colposo (dovuto cioè a semplice negligenza) previsto oggi per chi guida in stato alterato e provoca incidenti con vittime. Ma, a oggi, non se ne è più fatto nulla. Invece, si mira a un allungamento del periodo di revoca della patente, che può arrivare a 15 anni nei casi più gravi. Basterà?