Due posti secchi, una linea molto personale e una capote in tela che scende dolcemente verso la coda (con cofano piatto, a ricordare una tre volumi) distinguono quello che è il sesto modello della casa inglese, di proprietà della BMW da oltre dieci anni. Stiamo parlando della Mini Roadster, sorella a cielo aperto della Coupé: anch’essa ha il parabrezza molto inclinato (di 30°) e specifici rinforzi sotto la carrozzeria per renderla più rigida, e quindi divertente da guidare nelle curve. Rispetto alla Cabrio, la Mini Roadster ha quindi una linea e un comportamento stradale più sportivi. Scoprendo l’auto poi, vengono messi in risalto i due grandi roll-bar dietro i poggiatesta, un altro dettaglio accattivante, oltre che un elemento di sicurezza in caso di ribaltamento. Sempre rispetto alla Cabrio, la rinuncia ai posti dietro (che peraltro non sono mai stati granché sfruttabili nelle Mini) ha permesso di ricavare più spazio per i bagagli: il volume di carico è di 240 litri. Più che sufficienti per le valigie di due persone per un weekend.
L’abitacolo sportivo, in classico stile Mini (a partire dal grande tachimetro centrale e da numerosi dettagli di forma circolare), non è affatto scomodo, anche se a capote chiusa l’altezza limitata incombe un po’ troppo sulla testa dei passeggeri alti. A proposito, i leveraggi a vista del tetto in tela non sono il massimo da vedere, soprattutto in considerazione del prezzo dell’auto. I progettisti si giustificano dicendo che così incarnano lo spirito delle roadster inglesi. Lo stesso vale per l’apertura manuale della capote, che comunque non richiede troppa fatica: va sbloccato il tettuccio con il grande maniglione a ridosso del parabrezza, e poi spinta la struttura all’indietro. Chi è pigro non ha che da attendere marzo, quando la Mini Roadstersarà ordinabile la capote semiautomatica (805 euro) che lascia a guidatore (o passeggero) il solo bloccaggio iniziale – in fase di apertura - e l’ancoraggio finale (quando il movimento elettrico di chiusura è quasi terminato). Se alla spesa della capote semiautomatica si può francamente rinunciare, nella Mini Roadster non faremmo a meno del frangivento: nella vettura del nostro test, che ne era priva, già oltre i 70-80 km/h l’aria sul collo si faceva sentire parecchio. Certo, però, che disturba che su un’auto scoperta da quasi trentamila euro non venga dato di serie, ma venga fatto pagare 200 euro… La Mini Roadstersi rifà comunque, “regalando” gli utili (anche se non indispensabili) sensori di parcheggio posteriori.
Tra le curve, anche la Mini Roadster, come le sue “sorelle”, diverte come poche altre vetture: il peso è contenuto (difficile accorgersi dei 20 kg in più rispetto alla Coupé), come pure della minore rigidità della struttura, dovuta all’assenza del tetto. L’agilità è quella di un kart, con lo sterzo preciso e diretto e una tenuta di strada da fare invidia a molte sportive. La Mini Roadster Cooper S ha poi un vivacissimo 1.6 turbo a benzina da 184 cavalli, che non fa rimpiangere i 211 CV della John Cooper Works (che tra l’altro costa quasi 5.000 euro in più). Lo scatto dichiarato è di 7 secondi netti (contro i 6,5 della JCW) e la velocità di punta di 227 km/h (anziché 237): c’è di che divertirsi quindi. Nel nostro primo test, sulle strade intorno a Venezia, ovviamente ci siamo tenuti ben alla larga dal verificare quest’ultimo valore, mentre sull’accelerazione possiamo già dire che ci è parsa realistica (verificheremo tutte le prestazioni in pista, con un test completo). Ma anche ad andature da codice la Mini Roadster è appagante. Oltre gli 80 km/h fuoriesce dalla coda l’alettone che aumenta la stabilità, dando maggior carico alle ruote posteriori (ed esaltando la linea sportiva). Per chi non ha paura di dare nell’occhio, lo si può far “sbucare” anche già da fermi, premendo un tasto; mentre in modalità automatica rientra da sé sotto i 60 km/h, giusto per non far lievitare i consumi per nulla. A proposito, nei nostri circa 150 km di test, ci sono parsi buoni (il computer di bordo segnava in media circa 11,5 km/litro), anche se ben lontani dalle “promesse” della casa inglese: 16,7 km/litro.
PREGI
> Guida. Sospensioni e sterzo sono fatti per far divertire tra le curve.
> Motore. Molto vivace, pur senza arrivare alla cattiveria del 1.6 turbo della John Cooper Works.
DIFETTI
> Prezzo. Quasi trentamila euro non sono uno scherzo. Una “normale” Mini Cooper S (tutt’altro che regalata) ne costa oltre 5.000 in meno.
> Turbolenze. Viaggiando scoperti e senza il frangivento l’aria comincia a dare fastidio già da 70-80 km/h.
Cilindrata cm3 | 1.598 |
No cilindri e disposizione | 4 |
Potenza massima kW (CV)/giri | 135 (184)/5500 |
Coppia max Nm/giri | 260/1600 |
Emissione di CO2 grammi/km | 139 |
Distribuzione | 4 valvole per cilindro |
No rapporti del cambio | 6 (manuale) + retromarcia |
Trazione | anteriore |
Freni anteriori | dischi autoventilanti |
Freni posteriori | dischi autoventilanti |
Quanto è grande | |
Lunghezza/larghezza/altezza cm | 373/168/138 |
Passo cm | 247 |
Peso in ordine di marcia kg | 1185 |
Capacità bagagliaio litri | 280 |
Pneumatici (di serie) | 205/45 R 17 |
Versione | Prezzo | Alim | cm3 | CV/kW | km/h | 0-100 | km/l | CO2 | kg |
Cooper | 24.950 | benzina | 1.598 | 122/90 | 199 | 9,2 | 17,5 | 133 | n.d. |
Cooper Steptronic | 26.615 | benzina | 1.598 | 122/90 | 198 | 10,3 | 15,6 | 150 | n.d. |
Cooper S | 29.950 | benzina | 1.598 | 184/135 | 227 | 7,0 | 16,7 | 139 | n.d. |
Cooper S Steptronic | 31.615 | benzina | 1.598 | 184/135 | 222 | 7,2 | 15,2 | 153 | n.d. |
John Cooper Works | 34.800 | benzina | 1.598 | 211/155 | 237 | 6,5 | 13,7 | 169 | n.d. |
Cooper SD | 30.950 | gasolio | 1.995 | 143/105 | 212 | 8,1 | 22,2 | 118 | n.d. |
Cooper SD Steptronic | 32.615 | gasolio | 1.995 | 143/105 | 204 | 8,3 | 18,5 | 143 | n.d. |