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Alla Mecca di Ferdinand Porsche

16 ottobre 2013

Si è svolto in Alto Adige un tour di tre giorni che ha ripercorso i successi del marchio tedesco nel dopoguerra.

Alla Mecca di Ferdinand Porsche
UN TUFFO NEL PASSATO - Se una sola auto degli Anni 60 può farvi venire i brividi, immaginate l’emozione ad avere di fronte quasi una cinquantina di mezzi di quel periodo. È successo al 9° “Samba Summit & Veteran Volkswagen Show” lo scorso 4-5-6 ottobre a Bolzano. Una manifestazione organizzata dal Club Volkswagen Italia, dove erano presenti, insieme a svariate Porshe 356, solo macchine del gruppo tedesco antecedenti al 1967, pronte a marciare verso la cittadina austriaca di Gmünd, luogo dove dalla mente di Ferdinand Porsche nacquero molte delle sue “creature”.
 
 
ACCOLTI DA UNA SORPRESA - L’evento, che era composto da quaranta equipaggi, ha avuto inizio presso la concessionaria “Auto Brenner”, il più famoso rivenditore in Alto Adige della casa di Wolfsburg. Qui, ad accogliere  anche molti curiosi, un mezzo prodotto in soli 780 esemplari: il Maggiolino cabriolet Hebmuller, affiancato dalla versione racing di una Porsche 356. Roba da leccarsi i baffi per i veri appassionati delle quattro ruote. 
 
 
VERSO LA PATRIA DEL MARCHIO - Prima di iniziare a macinare centinaia di km un controllo tecnico per questi mezzi d’altri tempi era d’obbligo. Sui ponti dell'offina tutte le auto partecipanti hanno riportato valutazioni eccellenti, tanto che a livello di meccanica non sembravano avere la loro veneranda età pensionistica. Nei tre giorni in giro tra Alto Adige e Austria non sono ovviamente mancate tappe di tutto rispetto come la visita al “Porsche Automuseum Helmut Pfeifhofer” a Gmünd. L’evento si è concluso con premiazioni e attestati al passo di Katschberg, un luogo che a molti non dirà nulla, ma che invece è ricco di storia per il gruppo Volkswagen, poiché sono le strade dove sono stati testati i primi prototipi del celebre Maggiolino, oltre a diversi modelli della Porsche.


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Ritratto di EasterRuben
16 ottobre 2013 - 15:35
quando dici scherzando che la Porsche è un maggiolino...
Ritratto di Montreal70
16 ottobre 2013 - 16:25
Dopo gli osannamenti fascisti di Priebke, leggere di un'altro nazista non è che sia gradevole... Un titolo diverso sarebbe stato più opportuno, specie in questi giorni.
Ritratto di fabri99
16 ottobre 2013 - 17:25
4
Che c'entra ora Priebke? Non stiamo mica parlando di nazismo, ma di chi creò una delle auto più famose e amate di tutti i tempi, la evergreen 911... Senza contare i suoi altri capolavori. Che Porsche sostenne e lavorò per Hitler non c'entra niente ora, siamo su un blog di auto.
Ritratto di Montreal70
16 ottobre 2013 - 17:38
"La mecca di Ferdinand Porsche". Iniziò a Gmund perchè non poteva tornare in Germania per crimini di guerra. I personaggi più importanti del nazismo sono in ordine Hitler, Himmler e Porsche appunto. Visto che in questi giorni si è riaperta una ferita causata dal nazismo, potevano almeno trovare un titolo diverso e volgere tutta l'attenzione sulle auto, senza citare l'ingegnere di Hitler, che oltre alle auto, progettò veicoli militari, bombe e altri armamenti.
Ritratto di fabri99
16 ottobre 2013 - 18:12
4
Forse trovare un titolo diverso sarebbe stato meglio, ma non citare Porsche quando un evento è dedicato a lui...non ha molto senso. Inoltre, siamo su un blog di auto, perciò non vedo che centri il nazismo, stiamo parlando di auto e di un evento dedicato ad una gloriosa casa automobilistica, che il suo fondatore sia stato un nazista o meno, sinceramente, non mi interessa.
Ritratto di Montreal70
16 ottobre 2013 - 18:21
Evitare di citarlo come uno da venerare magari è meglio. Anche per rispetto delle centinaia di migliaia di uomini morti per causa sua, poichè non è "un" nazista qualunque, ma il terzo uomo del terzo reich. E' fastidioso come si dimentichi in fretta, facendo ciclicamente ripetere la storia.
Ritratto di fabri99
16 ottobre 2013 - 20:44
4
Beh, vorresti dirmi che non è stato un genio, un grandissimo ingegnere e uno dei grandi dell'automobile? Anche se è stato un nazista, non mi sembra una cosa intelligente evitare di citarlo. Le cose devono essere ricordate, non citarlo è come fare finta che non esistesse. Ma è esistito, è stato un grande dell'auto e dobbiamo riconoscerlo, nazista o meno. Dato anche il fatto che il fatto che sia un nazista non c'entra niente con il mondo dell'auto.
Ritratto di MatteFonta92
16 ottobre 2013 - 18:19
3
Secondo me tu hai una visione un po' distorta della realtà: c'è da dire infatti che Porsche si iscrisse al partito nazista più per convenienza personale che per condivisione delle idee di Hitler. Non dimentichiamoci infatti che la principale ragione della sua adesione al partito fu quella di realizzare il progetto del Führer della realizzazione dell'Auto del Popolo, ovvero il mitico Maggiolino, poi quando Hitler diede inizio alle ostilità Porsche (e le sue conoscenze tecniche) era diventato ormai troppo fondamentale perché Hitler se lo lasciasse sfuggire, e sfruttò la sua abilità per produrre mezzi militari. Inoltre, fondò la sua azienda a Gmünd perché nel 1944 vi aveva già trasferito i suoi uffici per sfuggire ai bombardamenti alleati su Stoccarda.
Ritratto di Montreal70
16 ottobre 2013 - 18:35
Credo di avere discrete conoscenze sull'argomento. Porsche rispose all'annuncio radiofonico di Hitler(suo vecchio compagno di armi), ma non aveva niente di buono in mente. Non a caso viveva in condizioni sfavorevoli, in pieno declino, senza lavoro. Successivamente all'invasione della Cecoslovacchia, furono portati in Germania i progetti della Tatra T97, sulle basi dei quali Porsche fece il suo Maggiolino (per non dire copiò). Con Himmler si scelse la manovalanza ebrea che voleva al fine della sua produzione, ma anche dello sviluppo di armi avanzate. Crudele l'episodio in cui fece svolgere dei test attitudinali a dei prigionieri ebrei. Quelli che li superarono, furono costretti a lavorare al progetto delle V2 che rasero al suolo Londra. Gli altri vennero condotti nelle camere a gas. Porsche supervisionava la produzione delle sue opere e faceva fucilare coloro che commettevano anche il più piccolo errore. Per rispondere all'altra inesattezza, Porsche fu prigioniero in Francia per i suoi crimini. Uscì grazie a Piero Dusio, ma non gli fu permesso di tornare in patria, pertanto fondò la sua azienda in Austria. Non si trattò assolutamente di scelta voluta. Che abbia scelto l'Austria piuttosto che le Isole Figi è un'altro discorso.
Ritratto di porsche 356
17 ottobre 2013 - 17:43
Allora parliamo anche della Fiat che lavorò per il regime fascista in tempo di guerra. E di tutte le industrie meccaniche che realizzavano armi . Non ricordo bene ma mi sembra che anche il nostro grande dell'auto da corsa abbia avuto a che fare con il regime fascista. Se hai discrete informazioni anche su , la di lui storia, illuminaci come hai fatto per Porsche.Ti ringrazio.