PRODUZIONE SU - Aumentare i numeri della
produzione: questo, in sintesi, sembra il diktat di Sergio
Marchionne, nuovo presidente della
Ferrari (
qui per saperne di più) nonché amministratore delegato della Fiat, che dell'azienda di Maranello detiene il 90%. L'idea di Marchionne, secondo quanto riportato dall'autorevole
Bloomberg, è di aumentare i volumi rispetto soglia-limite posta da Luca di Montezemolo, presidente uscente, a quota 7.000, con l'obiettivo di preservare l'esclusività del marchio.
QUOTA 10.000 - Nello scorso maggio, Marchionne, che diverrà ufficialmente presidente il 13 ottobre (Montezemolo gli cederà il testimone nel corso del consiglio di amministrazione già previsto), aveva parlato di un potenziale di vendita di circa 10.000 Ferrari all'anno: proprio questo dovrebbe essere l'obiettivo per la produzione dell'immediato futuro. Più del 40% in più rispetto a oggi, insomma. E sorge più di un sospetto che sia stata proprio questa divergenza di vedute, insieme agli insuccessi in Formula 1, a causare la rottura.
PARTE DEL GRUPPO - “Se c'è domanda, bisogna essere in grado di seguirla”: questo è il Marchionne-pensiero espresso a Balocco nel corso di un recente evento. Altrimenti “la lista d'attesa diventa troppo lunga, e la gente si stanca”. Un altro passo nell'eterna dicotomia tra esclusività e volume d'affari. Luca di Montezemolo, con un approccio che filosoficamente ricalca quello del fondatore Enzo Ferrari ha, sin dal proprio insediamento come presidente nel lontano 1991, seguito la via dell'esclusività e dei numeri calmierati. Sergio Marchionne, manager per antonomasia, è l'uomo che ha più volte affermato: “Non va sottostimata l'importanza della Ferrari per il Gruppo”. Facile prevedere che la FCA voglia spingere il più possibile sull'acceleratore di quello che è uno dei marchi più noti al mondo per moltiplicarne gli utili.