I TEMPI CAMBIANO - Non più tardi di due anni fa, al Salone di Parigi, la casa inglese aveva sorpreso tutti presentando ben cinque prototipi di vetture (leggi qui la news): alcuni come semplici esercizi di stile, altri destinati a entrare in produzione entro il 2015. Già pochi mesi dopo, però, quello che all’epoca era il numero uno della Lotus, Dany Bahar, aggiustava il tiro dicendo ad esempio che la Elan non sarebbe entrata in produzione presto. Proprio l’ex amministratore delegato della casa di Hethel è stato licenziato lo scorso giugno per “presunte colpe gravi”, poco dopo l’acquisto della Proton (proprietaria del marchio Lotus) da parte del gruppo malese DRB Hicom. E i mirabolanti piani sono stati annullati (leggi qui). Mentre si vociferava di un distaccamento della case inglese dall’orbita Proton con un possibile interesse da parte della Volkswagen; un gossip poi smentito.
I PROBLEMI SEMBRANO SERI - Cessione o no, però, i problemi di liquidità sembrano seri. L’autorevole quotidiano britannico The Independent afferma di aver avuto accesso a documenti interni della Lotus che parlano di debiti per 30 milioni di sterline (circa 37 milioni di euro): 23 milioni con scadenza a 90 giorni e 7 milioni addirittura da liquidare tra 30 e 90 giorni. Alcune fonti dei giornalisti inglesi parlano anche di azioni legali da parte di fornitori e di una richiesta della Lotus di ritardare il pagamento delle tasse per avere la liquidità necessaria alla gestione ordinaria dell’azienda. Le stesse fonti parlano anche di una pessima situazione finanziaria dovuta alla precedente gestione. E temono il rischio di fallimento, considerato anche che (sempre secondo documenti interni) ad agosto la Lotus perdeva già 23,6 milioni di sterline (circa 29 milioni di euro).
LA PRODUZIONE PROSEGUE, MA… - Il quotidiano inglese parla pure di uno stop della produzione, voce che ci è stata smentita da alcune fonti italiane vicine alla casa madre. Quel che è certo è che tutta la gestione straordinaria, incluso l’ottenimento di prestiti che darebbero un po’ di ossigeno alle casse della Lotus, è ferma in attesa che il nuovo proprietario DRB Hicom analizzi a fondo tutti i conti (è la stessa legge malese a imporlo). Così, buona parte dei 270 milioni di sterline richiesti dalla vecchia proprietà resta bloccata. E progetti come la Esprit (nelle foto il prototipo del 2010) viaggiano in ritardo (c’è chi addirittura dice che siano stati cancellati). Un’importante concessionaria italiana ci ha assicurato, però, che Elise, Exige ed Evora continuano ad arrivare dalla fabbrica (che di recente è stata ampliata), nonostante le vendite abbiano subito un calo dovuto alla crisi. Secondo un altro sito inglese, nel Regno Unito le immatricolazioni di Lotus sono addirittura scese da 577 unità del 2010 a 329 nel 2011. E a fine settembre 2012 erano ferme a quota 120. Numeri che non fanno ben sperare per il futuro dell’azienda fondata da Colin Chapman.