VA PIÙ LONTANO - Sono i consumi elevati, la scarsa coppia e l'affidabilità non certo esemplare ad aver decretato l'insuccesso dei motori rotativi (foto qui sopra), che devono la loro particolarità al movimento del pistone: si sviluppa in modo rotativo (da cui il nome) e non in senso rettilineo come sulle auto tradizionali. La Mazda è fra i costruttori più legati a questo tipo di motore, tanto da aver lavorato per sfruttarne i vantaggi nell'ottica di un'imminente applicazione sulle auto elettriche, dove a partire dal 2020 un rotativo sarà utilizzato come generatore di corrente per ricaricare le batterie. Il rotativo non muoverà le ruote dell'auto, ma servirà per alimentare le pile quando la loro carica andrà esaurendosi: il guidatore di conseguenza non avrà più l'ansia di ritrovarsi con le batterie scariche lontano da una colonnina, un pensiero che frena molte persone dall'acquisto di un'elettrica.
PICCOLO E POCO RUMOROSO - Non è la prima volta che un piccolo motore a benzina viene utilizzato come generatore di corrente per un'elettrica, ma il costruttore giapponese ha voluto puntare sul rotativo perché in grado di adattarsi meglio allo scopo, visto che i motori di questo tipo sono leggeri, silenziosi e vibrano di meno (hanno meno parti in movimento). Queste caratteristiche lo rendono il complemento ideale per un'elettrica, dove può ricaricare le batterie occupando poco spazio e non peggiorando il comfort. La Mazda non ha fornito maggiori dettagli sul rotativo, che equipaggerà la prima auto elettrica della casa prevista nel 2020 che quindi sarà offerta in due versioni: range extender ed elettrica pura. Con questi e altri modelli la casa giapponese ha l'obiettivo di tagliare nettamente le emissioni inquinanti di anidride carbonica, facendole diminuire del 50% fra il 2010 e il 2030 nell'intero processo dal pozzo alla ruota, migliorando quindi non soltanto i consumi delle auto ma anche le logiche produttive.