UN OBIETTIVO, DIVERSE SOLUZIONI - Stante la crisi di vendite che genera perdite preoccupanti quanto l’incertezza sulla fine della crisi, la riduzione dei costi è un imperativo per i costruttori legati ai mercati europei. Per cercare di raggiungere questo obiettivo ognuno tenta una propria strada. Il gruppo Psa Peugeot-Citroën e la Ford hanno scelto la via drastica e dolorosa della chiusura di impianti. Stando alle previsioni e alle indiscrezioni, la GM per l’Opel sta lavorando con i sindacati per mettere a punto un piano di riorganizzazione capace di evitare traumi e concentrazioni di problemi sociali (il capo dei sindacati dell’Opel si è detto fiducioso e ha parlato di accordo possibile entro metà dicembre). La Fiat dal canto suo punta a un ripensamento della produzione in Italia, che consentirebbe di mantenere aperti tutti gli impianti oggi esistenti grazie a una strategia di modelli destinati all’esportazione.
RENAULT AMBIZIOSA - In Francia la Renault, ha avviato un corposo confronto con i sindacati con l’ambizione di ripensare un po’ tutta la materia della produttività e dell’organizzazione produttiva. È un percorso laborioso (è iniziato il 6 novembre e se ne prevede la conclusione, nella migliore delle ipotesi, per la fine di gennaio) ma che ha appunto l’ambizione di individuare soluzioni valide nel tempo e non solo per risolvere la situazione contingente.
TRATTATIVA A 360 GRADI - Novità del confronto è il suo carattere di “work in progress” continuo, nel senso che i temi e gli obiettivi vengono posti mano a mano che si procede nelle discussioni; con l’intento di perseguire la massima concretezza. In discussione ci sono infatti la riduzione delle capacità produttive ma anche gli aspetti salariali, quelli della flessibilità e degli orari di lavoro, senza tralasciare la riorganizzazione industriale nel suo complesso.
PER SALVARE GLI IMPIANTI - In questo contesto la Renault ha delineato una sua linea di condotta che lascia intendere la sua strategia: se dalla discussione uscirà un quadro che permetterà di ridurre i costi di produzione, di aumentare la produttività, sarà evitata ogni chiusura di impianti in Francia. Di proposte dettagliate non ne sono circolate, anzi la stessa Renault ha detto le sue proposte in merito ai salari le avanzerà nel corso delle discussioni, ma che quello a cui punta è un accordo più complessivo.
NUOVE STRATEGIE - Si sa che potrebbero esserci la proposta di misure del tipo di quelle adottate nei suoi impianti in Spagna, o anche quelli attivati dal gruppo Psa per la fabbrica della SevelNord, entrambi con forme di contenimento dei salari e di maggior flessibilità, ma la cosa è ancora nel vago. Intanto da parte dell’organizzazione industriale la Renault ha già delineato una nuova struttura, volta a razionalizzare la produzione, ridurre i costi logistici, facilitare la mobilità del personale e dunque ottimizzare la produttività. Il piano prevede la divisione della struttura produttiva francese in due grandi aree, ovest e nord est, con l’unificazione di tutte le attività unificabili e appunto la creazione di due poli all’interno di cui si potrebbe attuare una discreta mobilità magari disagevole ma non drammatica come la chiusura degli impianti.