Le gran turismo della Maserati: una lunga e affascinante storia italiana

Soprannominata “Dama bianca”, questa elegantissima gran turismo, opera della Carrozzeria Touring e prima Maserati prodotta in serie, fu presentata al salone di Ginevra nella primavera del 1957. Spinta da un motore 3.5 a sei cilindri in linea da 220 CV, nel corso della sua carriera, che si concluse nel 1964 con il passaggio di testimone alla Mistral, beneficiò di corposi aggiornamenti meccanici che ne migliorarono le prestazioni del motore e il comportamento su strada. Ormai uscita dalla scena delle grandi competizioni internazionali, con questo modello la fabbrica di viale Ciro Menotti si lanciò definitivamente alla conquista dei mercati nazionali ed esteri, affermandosi ai vertici della produzione di auto stradali d’alta gamma.

Progettata da Giulio Alfieri e realizzata anch’essa dalla Carrozzeria Touring sul telaio, opportunamente rinforzato, della 3500 GT, questa lussuosa gran turismo era spinta da un potente motore 5.0 a otto cilindri derivato dal V8 della barchetta da corsa 450 S. Con una potenza di 325 CV, la vettura raggiungeva senza sforzo i 260 km/h. Non tutti sanno che quest’auto vide la luce nel 1959 per espressa richiesta dell’ultimo Scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi, che desiderava una fuoriserie esclusiva e consona al suo rango. La produzione complessiva ammonta ad appena 34 unità, tutte allestite dai più rinomati carrozzieri italiani dell’epoca (Touring, Frua, Monterosa, Pininfarina, Allemano, Ghia, Bertone) e per la maggior parte destinate a personaggi ricchi e famosi, tra i quali spiccano i nomi degli imprenditori italiani Giovanni Agnelli e Ferdinando Innocenti.

Quattro freni a disco, ruote a raggi e, volendo, persino il cambio automatico e il climatizzatore. Prima Maserati battezzata non con una sigla alfanumerica ma con il nome di un circuito (quello americano di Sebring sul quale Fangio e Behra nel 1957 vinsero la celebre 12 Ore al volante di una 450 S), questa filante coupé disegnata da Giovanni Michelotti per Vignale vide le luci della catena di montaggio nel 1962, incarnando alla perfezione il ruolo di moderna gran turismo all’italiana. La potenza del motore 3.5 a sei cilindri in linea, derivato da quello della precedente 3500 GT, raggiungeva i 235 CV, saliti a 245 e 255 nelle successive versioni con cilindrate di 3,7 e 4 litri. 

La mascherina integrata nel paraurti, il luminoso padiglione, la coda spiovente, con tanto di portellone per facilitare il carico di oggetti e bagagli. Non manca di spunti da vero artista, questa coupé a due posti secchi disegnata da Pietro Frua per Vignale e che deve il suo nome al maestrale, il freddo e impetuoso vento che spira da nord-ovest. Svelata al salone di Torino del 1963, fu prodotta fino al 1969 in 955 esemplari con gli stessi motori della Sebring (3.7 da 235 CV, 235 km/h; 4.0 da 245 CV, 255 km/h). Una curiosità: è stata l’ultima Maserati spinta dal glorioso sei cilindri in linea che ha equipaggiato le gran turismo Maserati per più di un decennio.

Il suo nome, in Libia, identifica lo scirocco. E proprio dal vento, quando appare per la prima volta senza veli al salone di Torino del 1966 nello stand della Carrozzeria Ghia, sembra essere stata levigata la bella carrozzeria della nuova gran turismo del Tridente. Disegnata da un giovane Giorgetto Giugiaro, ancora oggi lascia a bocca aperta per il suo stile tanto elegante quanto affilato e aggressivo. Grintosissimo è anche il motore, lo stesso 4.7 V8 della coeva Quattroporte, modificato però con un sistema di lubrificazione forzata a carter secco. La potenza massima era di 340 CV, per una velocità massima superiore ai 260 km/h. Entrata in produzione nel 1967, uscì di scena cinque anni più tardi, per un totale - incluse le versioni SS con il motore da 4,9 litri e 330 CV - di 1280 unità.

Battezzata con il nome del vento più violento del Mediterraneo, anche questa grintosa ed elegante berlinetta, presentata al salone di Ginevra del 1971, porta la firma di Giugiaro. Tra gli spunti di maggior originalità dello stile: il vistoso montante centrale di forma trapezoidale, il tetto in acciaio inox a vista e le tre ampie superfici vetrate posteriori, che lasciano il motore completamente in vista. Entrambi i V8 con cui verrà offerta negli otto anni in cui rimarrà in produzione, un 4.7 da 310 CV e un 4.9 da 320 CV, le consentono di superare la soglia dei 280 km/h.

Nata dalla geniale matita di Marcello Gandini per sostituire la Ghibli, questa affilata berlinetta è l’ultima Maserati costruita durante la gestione della Citroën, nonché l’ultima approvata sotto la direzione tecnica dell’ingegner Alfieri. Prodotta dal 1974 al 1982 in 430 esemplari, la metà dei quali furono destinati al mercato nordamericano, ereditava alcuni componenti dalla Citroën SM-Maserati, tra i quali l’impianto frenante ad alta pressione e il servosterzo. Più moderna della Ghibli, della quale abbandonava il telaio tubolare in favore di un’innovativa scocca portante, era spinta dallo stesso 4.9 V8, ma depotenziato da 340 a 280 CV. La velocità massima era di 270 km/h.

Nata nel 1998 sotto la gestione della Ferrari, a cui la Fiat aveva affidato il marchio del Tridente dopo averlo rilevato nel 1993 da De Tomaso, è l’ultima erede della gloriosa e controversa dinastia Biturbo. Diventata un’icona del car design italiano anche grazie ai suoi originalissimi fanalini posteriori “a boomerang”, questa bella coupé disegnata da Giugiaro è anche l’ultima equipaggiata con un V8 al 100% Maserati: si tratta, al netto di alcuni aggiornamenti che innalzano la potenza da 322 a 368 CV, della stessa unità da 3,2 litri sovralimentata da due turbocompressori che montava la Shamal.