A PROCESSO - Martin Winterkorn (nella foto) dovrà comparire davanti a una corte federale a Detroit e rispondere dell’accusa di frode, intentata nei suoi confronti dal procuratore Matthew Schneider in relazione allo scandalo Dieselgate sulle emissioni inquinanti, venuto alla luce quando il manager tedesco era a capo del gruppo Volkswagen (lo è stato dal 2007 a settembre 2015). Lo riferiscono varie fonti di stampa, dopo che la Giustizia statunitense ha deciso di togliere il segreto giudiziario sul fascicolo di Winterkorn: il rinvio a giudizio infatti è stato emesso a marzo. Il manager si trova in Germania (che di norma non concede estradizione in questi casi), al pari dei cinque altri ex dipendenti del gruppo che dovranno comparire insieme a lui.
NON SI È OPPOSTO - Winterkorn si trova nella posizione più delicata, visto che in quanto amministratore delegato era legalmente responsabile per le attività dell’azienda. L’accusa sostiene che il manager avrebbe avallato (o quantomeno non impedito) l’alterazione delle emissioni di ossidi azoto di alcuni motori diesel, attraverso un software illecito in grado di rilevare quando la vettura veniva sottoposta ai test per attivare i sistemi di abbattimento delle emissioni, che venivano attenuati nella marcia normale. Winterkorn ha rassegnato le sue dimissioni il 23 settembre 2015, pochi giorni dopo lo scoppio dello scandalo, costato finora al gruppo tedesco oltre 30 miliardi di dollari in multe e compensazioni ai clienti negli Usa (in EU non ha subito sanzioni). I procuratori finora hanno citato in giudizio nove fra dipendenti ed ex dipendenti della casa tedesca, due dei quali già detenuti.