COME NEGLI USA - La Volkswagen ha raggiunto un accordo con i legali di alcuni fra i suoi clienti in Canada per mettere fine nel Paese alla vicenda del Dieselgate, in maniera analoga a quanto già successo negli Stati Uniti. Il Gruppo spenderà in totale 2,1 miliardi di dollari canadesi (1,5 miliardi di euro) e riaquisterà dal mercato 105.000 vetture equipaggiate con il motore a gasolio 2.0 TDI, sul quale è montato un dispositivo che altera in maniera illecita le emissioni allo scarico di ossido d’azoto (NOx). La Volkswagen dovrà inoltre pagare una multa allo Stato pari a 15 milioni di dollari canadesi (10 milioni di euro circa) e compenserà i proprietari delle automobili richiamate con una cifra compresa fra 5.100 e 5.950 dollari canadesi (3.700-4300 euro circa).
ATTESA PER IL 3.0 TDI - L’accordo verrà ratificato a marzo 2017 e non include le spese legali, di cui l’azienda ha scelto di farsi carico in maniera indipendente dall’accordo. Le modalità dell’intesa sono del tutto analoghe all’intesa di giugno 2016, valida per gli Stati Uniti, dove però le automobili ritirate dal mercato sono 475.000 e la somma investita pari a 14,7 miliardi di dollari statunitensi. L’intesa raggiunta in Canada non sancisce però la fine dello scandalo Dieselgate, visto che la Volkswagen deve ancora chiarire gli interventi per i motori a gasolio 3.0 TDI, montati su 80.000 automobili in vendita negli Stati Uniti, che potrebbero costare svariate centinaia di milioni di euro: secondo le più recenti indiscrezioni, l’azienda starebbe pensando di riacquistare 20.000 automobili e sistemare le restanti 60.000. Un annuncio ufficiale in merito dovrebbe arrivare entro oggi.