E SE… - Volendo vagheggiare un po’, il nuovo motore Hurricane a sei cilindri in linea bi-turbo da tre litri che Stellantis ha presentato qualche giorno fa (qui per saperne di più) si può osservare da almeno un paio d’angolazioni. Stando alle prime dichiarazioni ufficiali del gruppo guidato da Carlos Tavares, negli Stati Uniti per questioni ecologiche il propulsore potrebbe addirittura mandare in pensione i leggendari, potentissimi V8 Hemi che equipaggiano vari modelli Jeep, Dodge e Ram. Gli estimatori del genere, che in America sono tantissimi, potrebbero storcere il naso, anche se Stellantis ha garantito che la nuova unità, ancorché più piccola, è in grado di raggiungere “prestazioni paragonabili ai V8 con il 15% di efficienza in più”. È però spostandosi sull’altra sponda dell’Oceano, la nostra, che si ottengono le maggiori suggestioni. Il motivo? Semplice: idealmente, seguendo le logiche di integrazione e sinergia alla base di un grande gruppo industriale come Stellantis, un 6 cilindri da oltre 400 CV potrebbe certo fare al caso delle future Alfa Romeo d’alta gamma.
L’UNICO SEI CILINDRI È QUELLO DELLE QUADRIFOGLIO - Qualora non fosse ancora chiaro, è bene precisare che si tratta di un’ipotesi il cui unico scopo è offrire uno spunto di riflessione. Anche solo per immaginare come potrebbe andare, un’Alfa Romeo di fascia medio-alta con il nuovo Hurricane. Attualmente, l’unico propulsore con un frazionamento a sei cilindri nella gamma del Biscione è il 2.9 V6 biturbo di origine Ferrari che equipaggia le versioni Quadrifoglio della Giulia e della Stelvio. Nei piani dell’azienda non ne sono previsti di nuovi, nemmeno con il restyling della berlina e della suv atteso tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo. La prima ragione è che il quattro cilindri turbo-benzina da due litri, soprattutto nella versione da 280 CV che equipaggia gli allestimenti Veloce ed Estrema (qui per saperne di più), spinge forte e non difetta certo di potenza. La seconda, ancor più stringente, è che dal 2027 l’azienda dovrebbe interrompere definitivamente la produzione di motori a scoppio.
UNA TRADIZIONE CHE PARTE DA LONTANO - Per l’Alfa Romeo, l’abbandono dei motori endotermici significa l’interruzione di una tradizione gloriosa e lunghissima. Basti pensare al leggendario quattro cilindri “bialbero” alimentato a carburatori: nato nel 1950 con la 1900, è rimasto sulla breccia per oltre quarant’anni, equipaggiando modelli entrati nella leggenda come la Giulietta, la Giulia e l’Alfetta. Ma anche ai tanti sei cilindri che si sono avvicendati negli ultimi cent’anni. Il primo, con una configurazione in linea, equipaggiò la G1 e risale al 1920. Aveva una cilindrata di 6597 cc e una potenza di 65 CV e fu disegnato da Giuseppe Merosi, il primo direttore tecnico della casa milanese nonché il progettista della prima Alfa, la 24 HP del 1910. Impossibile non citare il sei cilindri in linea da 95 CV della mitica P1, il bolide da 180 km/h sul quale l’8 settembre del 1923, nel corso delle prove del primo Gran Premio d’Europa, a Monza, trovò la morte Ugo Sivocci. Scolpiti nella leggenda sono i “1500” e i “1750” delle 6C con cui l’Alfa Romeo conquistò le edizioni 1928, 1929 e 1930 della Mille Miglia, così come la GP Tipo A, spinta da due motori 6C 1750 Gran Sport con compressore volumetrico e due cambi a tre marce con retromarcia.
GLI ULTIMI TRE - Generoso, potente e raffinato è il 6 cilindri in linea interamente in lega leggera che nei primi anni ’60 equipaggiò le versioni berlina, Sprint e Spider dell’ammiraglia 2600. L’ultimo grande motore a sei cilindri progettato interamente dalla casa milanese porta la firma di Giuseppe Busso, il “papà” della meccanica di tutte le Alfa Romeo dalla 1900 all’Alfetta. Il V6 “Busso”, che gli alfisti hanno romanticamente ribattezzato “il violino di Arese” per la sua sonorità potente ed elegante, ha debuttato nel 1979 sull’Alfa 6 con una cilindrata di 2,5 litri ed è andato in pensione alla metà degli anni 2000 con le Alfa Romeo 156 e 147 GTA, dopo essersi evoluto fino a raggiungere una cubatura di 3,2 litri e una potenza di 250 CV. L'ultimo 6 cilindri 100% Alfa Romeo, ormai non più compatibile con le nuove e sempre più severe norme antinquinamento, nel 2005 lascia il posto al V6 JTS di 3,2 litri prodotto dalla Holden e con testate ridisegnate dai progettisti del Biscione.