CASO INTERNAZIONALE - Il ministro Graziano Delrio (nella foto), nel corso di un'intervista al Corriere della Sera, afferma che il Governo italiano potrebbe chiedere un risarcimento in merito al Dieselgate, se le circostanze lo richiedessero. Com'è noto il caso riguarda la Volkswagen, la quale ha ammesso di avere installato un software irregolare per manipolare le emissioni di NOx di alcuni modelli diesel Euro 5 al fine di farli rientrare nei limiti imposti dalle normative in sede di test sul banco a rulli. L'affermazione di Delrio viene pochi giorni dopo l'apertura di una procedura d'infrazione da parte dell'Unione europea a carico dell'Italia (su forti pressioni tedesche) in merito alle emissioni di alcuni modelli diesel del gruppo FCA (500X e Renegade) sospettati di montare anch'essi un software non regolare (qui per saperne di più).
LA “GUERRA" CONTINUA - Delrio si dice stupito di questa mossa dell'Europa che, in questo modo vuole una sorta di supplemento d'indagine sulla questione. Essendo le omologazioni dei singoli modelli di competenza dei vari stati membri, l'Europa chiede all'Italia (e al costruttore) di fornire tutte le prove che non ci siano irregolarità, essendo evidentemente insoddisfatta dell'indagine svolta fino a qui. Ecco che le parole di Delrio “Sul Dieselgate ci sono varie indagini in corso, come noto, compresa quella della Procura di Verona. Se alla fine ci saranno gli estremi valuteremo anche una richiesta di risarcimento” suonano come una non tanto velata minaccia alle pressioni tedesche, che sembrano essersi incaponite con il caso della FCA. Delrio poi precisa: “Sono due casi completamente diversi. Per Volkswagen si parla di dispositivi illegali, che truccavano i dati sulle emissioni e non erano nemmeno denunciati dal produttore. Per FCA, invece, di dispositivi di protezione del motore, regolarmente denunciati e che l’azienda spontaneamente aveva già deciso di migliorare. A dirla tutta, prodotti da una ditta tedesca, la Bosch”.