RUOLO PUBBLICO - Il governo di Parigi è presente come azionista nelle due case automobilistiche francesi e non lo è in maniera formale, vuole partecipare alla vita delle aziende e pesare nella governance della stessa. Lo dimostra l’ultima iniziativa presa in merito alla
Renault (
qui sopra il quartier generale di Boulogne-Billancourt) e comunicata questa mattina: lo Stato ha acquistato 9,56 milioni di azioni della casa automobilistica, pari al 4,7% del capitale. Ed è già programmato un secondo acquisto di altri 4,44 milioni di titoli.
QUOTA IN CRESCITA - Con l’acquisizione già effettuata lo Stato detiene il 19,7% delle azioni della società e quando avrà anche la seconda tranche di azioni che ha annunciato di voler comprare il pacchetto azionario pubblico sarà del 23,2%. La manovra rientra nella logica della politica economica del governo che appunto intende essere parte attiva della gestione della società e in tale prospettiva ha un obiettivo preciso legato alla nuova normativa che regola la vita delle società per azioni.
VOTO DOPPIO - La cosiddetta legge Florange, entrata in vigore a marzo dell’anno scorso, prevede che i voti di chi è azionista da oltre due anni valgano doppio, salvo che l’assemblea della società non si dichiari contraria a questo assetto. Con il potenziamento del suo potere di voto (lo Stato francese è azionista della Renault da molti anni) il governo intende scongiurare che il diritto al voto doppio venga annullato per volontà di azionisti non d’accordo con l’attuale gestione e contrari all’influenza dello Stato nell’impresa. Ipotesi che si è affacciata in vista dell’assemblea Renault in programma per il 30 aprile.
VOLONTÀ DI CONTARE - Da parte del governo invece l’acquisto delle azioni testimonia evidentemente l’interesse a essere e rimanere attivo nella gestione della sua partecipazione e l’importanza che lo Stato attribuisce alla sua presenza nella Renault.
OBIETTIVO DI FONDO - Tradotta in pratica tutta la vicenda mostra che il governo di Parigi vuole che la casa automobilistica proceda nel suo sforzo di rilancio basato su riforme e ristrutturazioni ma anche salvaguardia dei posti di lavoro, cosa che potrebbe venire meno se l’azienda fosse gestita in un’ottica esclusivamente dettata dalla ricerca del profitto.