I PRIVATI STANNO ALLA LARGA - Una cosa bisogna ammetterla: non è che, fuori dalle concessionarie, ci sia la fila per acquistare un’auto elettrica. I clienti sono per lo più aziende e i privati se ne tengono ancora lontani. La stessa PSA Peugeot Citroën, che con la 100% elettrica iOn (nella foto sopra un particolare) detiene quasi un terzo del mercato, ha ammesso che gran parte delle vetture sono andate a colossi come General Electric, Électricité de France, GDF Suez, Deutsche Bank e Airbus. E così è anche per le varie Citroën C-Zero e Chevrolet Volt.
ANCORA TROPPI PUNTI DEBOLI - I problemi, come sottolinea il quotidiano la Repubblica, sono sempre gli stessi: mancano le colonnine di ricarica, mentre l’autonomia con un “pieno” d’elettricità è ancora troppo bassa (sui 130-140 km). A questo, si aggiungono gli alti costi: per noleggiare un’elettrica ci possono volere anche 500 euro al mese, per comprarne una si arriva a 35.000. Con l’eccezione della futura Smart ED, in consegna a primavera: per lei, di euro ne serviranno solo 19.900, ma poi si dovrà pagare 54 euro al mese per noleggiare la batteria (leggi qui la news).
OBIETTIVI AMBIZIOSI? - L’obiettivo dei costruttori, che contano di arrivare, fra ibrido ed elettrico, al 10% dei veicoli in circolazione entro il 2020, è raggiungibile solo corteggiando le aziende. Secondo l’annuale Global Automotive Survey, condotto dalla Kpmg sulla base delle interviste a duecento top manager di tutto il mondo, la diffusione della propulsione ibrida ed elettrica sarà molto graduale. Soprattutto in Europa, Brasile, India e Stati Uniti: gli alti dirigenti residenti in questi paesi sono concordi nel ritenere che, dalle loro parti, nel 2026 la percentuale di veicoli elettrici e soprattutto ibridi non supererà il 6-10% del totale. Una quota che, secondo i loro colleghi dagli occhi a mandorla, arriverà all’11-15% in Cina (tra 4,1 e 5,6 milioni di veicoli in tutto) e addirittura al 25% in Giappone (1,4 milioni).