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2019
ottobre 2019
Editoriale pubblicato su alVolante di

Anche a Francoforte i tempi cambiano. E da noi?

ERA SETTEMBRE DEL 2013, ma sembra trascorso un secolo. Alla vigilia del Salone di Francoforte, questo giornale usciva con un editoriale dedicato al declino del Motor Show di Bologna (poi rivelatosi inarrestabile) in contrapposizione con i fasti della grande rassegna tedesca dell’automobile. Quest’ultima, in soli sei anni, sembra essersi trasformata, però, nella rassegna dell’automobile tedesca. Ancora fondamentale, e ci mancherebbe, avendo alle spalle la più importante industria automobilistica europea e il Paese (leader a livello continentale) che ne fa orgogliosamente una bandiera. Ma, viste le tante assenze di peso, oggi assai meno rappresentativa di una volta. Alcuni padiglioni sono vuoti. E ci ricordano, come già era accaduto un anno fa a Parigi, che la formula dei Saloni tradizionali è in crisi.

NELL’ERA DEL WEB E DELLA COMUNICAZIONE GLOBALE, questi grandi (e costosissimi) contenitori di novità hanno sempre meno senso. Le case contattano i potenziali clienti via internet, dove, è vero, manca il rapporto fisico con l’automobile, ma ci si può fare un’idea, acquisire informazioni e suggestioni. Il fatto è che il mondo cambia, in tutti i suoi aspetti. Con una forza tale da spingere i costruttori più attenti a rivedere le proprie strategie di prodotto. Tre esempi, proprio dal Salone di Francoforte. Molto diversi tra loro, ma accomunati dal filo conduttore del cambiamento. La Mini, automobile-icona che compie 60 anni, debutta in versione elettrica; fedele a se stessa, ma con un’anima green. La Land Rover Defender, erede del più classico mezzo da fuori strada di sempre, rinasce come sofisticata 4x4 hi-tech, inarrestabile quanto elegante. E la Volkswagen attribuisce all’elettrica ID.3, al suo debutto ufficiale, la rilevanza che spetta ai “mostri sacri”: dopo il Maggiolino e la Golf, c’è lei. 

IL CAMBIAMENTO SEGNA la nostra vita di consumatori. Anche in Italia compreremo meno, preferendo invece il noleggio a lungo termine o l’affitto (più in linea con la flessibilità di oggi). E punteremo sulle vetture più “pulite”, che una politica “assennata” avrebbe tutto l’interesse a sostenere possibilmente non in maniera disordinata o irrazionale, come succede oggi (quando a livello locale si stanziano maxi incentivi decidendo, però, di penalizzare i motori diesel più evoluti ed efficienti). Chi acquista un’auto avverte la necessità di regole chiare, coerenti e soprattutto semplici. Questo sì, sarebbe il segno di un cambiamento. Epocale.

Guido Costantini



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