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2022
dicembre 2022
Editoriale pubblicato su alVolante di

Le città fermano le “vecchie” auto. E che la gente si arrangi

L'OBIETTIVO DI SALVAGUARDARE LA SALUTE DEL PIANETA è sicuramente nobile e importante, ma si può dire che ci sia un bel po’ di classismo nel giro di vite autunnale che restringe l’accesso alle ztl di alcune grandi città italiane? Le misure in vigore dal 3 ottobre a Milano, dove la vasta zona a traffico limitato conosciuta come Area B diventa off limits, nelle ore diurne, perfino per vetture relativamente poco inquinanti come le diesel Euro 5, colpiscono le fasce più deboli della popolazione. Quelle che, in una fase difficile come l’attuale, ci pensano non una ma svariate volte prima di cambiare auto (per poi scoprire, magari, di non potersela permettere). Sono le stesse persone che l’auto la usano quotidianamente per lavoro, non per fare shopping in centro. E sarà un caso se, come scriviamo nell’inchiesta a pagina 56, più della metà dei parcheggi d’interscambio si trova pochi metri dopo i varchi elettronici di controllo? 

IL MESSAGGIO È CHIARO: FA NIENTE se ti fermi in periferia e poi ti sposti con i mezzi pubblici. Dovrai pagare. Non solo il parcheggio (a proposito, dove sono finiti quelli gratuiti delimitati dalle strisce bianche?), ma anche la multa. Perché quell’area di sosta, se pretendi di arrivarci a bordo di una diesel Euro 5, non è cosa per te. Ancora più pesante, nelle sue modalità repressive, la situazione a Roma. Dove le telecamere che controlleranno l’ingresso alla Fascia Verde, grande ztl da 150 km quadrati, ancora non ci sono, e - almeno fino a qualche giorno fa - nemmeno i cartelli. Ma i divieti sì, in questo caso per le diesel fino alla norma Euro 3. E allora, vai con le multe. Per colpire, assieme alle auto in “flagranza di reato di circolazione”, pure quelle parcheggiate in strada. Come dire: portatele in periferia, perché qui non le vogliamo, neanche ferme; o demolitele.

IL SOTTILE CLASSICISMO che pervade questi provvedimenti è lo stesso che anima il controverso passaggio alla mobilità elettrica. Con l’accordo politico di fine ottobre tra i negoziatori degli Stati membri, dell’europarlamento e della commissione Ue, siamo a un passo dall’ok definitivo al divieto di vendita, in Europa, delle auto con motore termico dal 2035. Quelle “a pila” sono più costose, ed è probabile che lo saranno a lungo, per quanto la loro crescente diffusione possa tradursi, in futuro, in un augurabile contenimento dei costi di produzione. E i tanti che non potranno permettersele tenteranno di spostarsi con il loro “catorcio” a benzina o a gasolio, in una sorta di poco rassicurante “effetto Avana” (avete presente le vecchie auto che ancora circolano a Cuba?) di massa. Oppure andranno in tram. 

Guido Costantini



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