07
2022
luglio 2022
Editoriale pubblicato su alVolante di

Il MiMo e la faccia ragionevole di Milano

VIENE DA CHIEDERSI se la città che dal 16 al 19 giugno riempie di automobili le vie del centro per la seconda edizione del MiMo (il Milano Monza Open-Air Motor Show) sia la stessa che le auto non le ama per niente, al punto di metterle progressivamente al bando nei prossimi anni. La prima è la metropoli internazionale e pragmatica che sa cogliere tutte le opportunità di crescita (ma oggi la parola giusta è rilancio) e anche stavolta ha fornito il necessario supporto istituzionale alla grande festa popolare dell’automobile inventata da Andrea Levy.

D’INTESA CON LA REGIONE LOMBARDIA, il Comune di Monza e i vertici dell’Aci, questa Milano sa bene che cosa significa un “Salone diffuso” con centinaia di auto in esposizione gratuita all’aperto, i test drive delle elettriche e delle ibride e le tante iniziative (una su tutte: la Premiere Parade in piazza del Duomo) che arricchiscono per alcuni giorni la vita di una comunità. Al di là dei risvolti economici di una manifestazione che impegna una quarantina di brand automobilistici e del settore moto, c’è un aspetto forse ancora più rilevante da considerare quando si ragiona sul MiMo. E ha a che fare col desiderio di evasione che tutti stiamo vivendo in questi mesi così difficili. La gente ha voglia di uscire, d‘incontrarsi. Anche semplicemente per ammirare delle belle auto, o per provarne una. Certo, le automobili costano, consumano, inquinano. Ma restano uno straordinario argomento di aggregazione, evocano emozioni e discussioni, non sono solo mezzi di (prezioso) trasporto individuale o prodotti industriali sia pure importanti per l’economia di un Paese.

POI C’È L’ALTRA MILANO. Quella delle ciclabili folli e pericolose e dei marciapiede allargati al solo scopo di restringere la sede stradale (per disincentivare l’uso dell’auto). O del progetto - per ora rinviato - di far pagare l’accesso all’Area B: la maxi-Ztl che copre quasi tutto il territorio urbano e che da ottobre diventerà (e questo è confermato) una sorta di “città proibita”, per gran parte della giornata, alle diesel Euro 5. Poi, da ottobre 2025, sarà la volta delle prime auto a gasolio Euro 6, in un crescendo che nel 2030 interesserà le 6d-Temp e le 6d. E fa niente se queste ultime inquinano pochissimo. Sembra che l’importante sia primeggiare in una corsa all’elettrico che, visto il contesto internazionale, andrebbe riconsiderata quanto meno nei tempi di attuazione.

Guido Costantini



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