05
2016
maggio 2016
Editoriale pubblicato su alVolante di

Omicidio stradale: legge giusta, con qualche dubbio

CHIARIAMO SUBITO CHE IL “GIRO DI VITE” ci voleva. La legge che introduce il reato di omicidio stradale, giunta in porto dopo un lungo iter parlamentare e due voti di fiducia, è la risposta alle migliaia di persone che ogni anno perdono la vita o restano ferite sulle nostre strade. Nel 2014 (ultimo dato Istat disponibile) gli incidenti sono stati 177.031, con 3381 morti e 251.147 feriti. Benché in calo da anni, si tratta di numeri drammatici: con i pirati della strada e con chi guida sotto l’effetto di alcol o droga ci vuole la mano pesante. E contro il nuovo reato (che assorbe quello di omicidio colposo con l’aggravante delle regole sulla circolazione stradale) la si usa, come spieghiamo a pagina 64. Carcere fino a 18 anni per chi provoca un incidente mortale, arresto in flagranza obbligatorio, prelievi coattivi ordinati dal magistrato se il guidatore rifiuta l’alcoltest e via elencando. Tutto bene, dunque?        

IN REALTÀ I PROBLEMI non mancano e potrebbero vanificare, almeno in parte, le aspettative create dalla legge. Il primo dubbio è che a fare le spese di tanta severità siano le vittime dei sinistri o i loro famigliari. Possibile? Sì, perché l’inasprimento delle sanzioni potrebbe scoraggiare il ricorso al patteggiamento: alcuni osservatori fanno notare che l’imputato preferirà difendersi con tutti i mezzi pur di evitare il carcere. Anche “andando a caccia” del concorso di colpa che, con la nuova legge, garantisce il dimezzamento della pena. Col risultato, per esempio, che il passante investito si veda accusare di avere attraversato la strada incautamente. Processi lunghi (con la contestazione dei risultati dei test tossicologici o delle ricostruzioni della dinamica dei sinistri effettuata dalle forze dell’ordine) implicano risarcimenti differiti nel tempo. Con la variabile - da non sottovalutare - dell’atteggiamento delle assicurazioni, chiamate a rimborsare danni ingenti che un condannato a una lunga pena detentiva non sarà in grado di risarcire.  
 
LA QUALITÀ DELLA SEGNALETICA è un’altra incognita non irrilevante, che potrebbe determinare un aumento del contenzioso. In effetti, a chi non sono mai capitate strisce pedonali poco visibili? O cartelli importanti come quelli che indicano i limiti di velocità (magari irragionevolmente bassi per quel tratto stradale) in cattive condizioni se non addirittura illeggibili? E vogliamo parlare dei semafori malfunzionanti, col giallo che, durando pochi istanti, può trasformare, di colpo, un automobilista più incauto che colpevole in un criminale della strada? Siamo proprio sicuri che sia giusto?  

                      Guido Costantini



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