03
2019
marzo 2019
Editoriale pubblicato su alVolante di

Se anche l’automobile finisce in recessione

L’ITALIA DEI VIADOTTI A RISCHIO e degli automobilisti tartassati è in recessione. Certificata dall’Istat dopo che anche l’ultimo trimestre del 2018 si è chiuso con il Prodotto interno lordo in discesa (dello 0,2%) sui tre mesi precedenti, che a loro volta avevano fatto registrare un calo (-0,1%). Il Pil misura il valore delle merci e dei servizi prodotti in un paese, del cui livello di sviluppo (verrebbe da dire di benessere, se questo termine non fosse un po’ fuori luogo nella nostra situazione) è un indicatore fondamentale. E, in questo caso, ci dice soprattutto una cosa: che stiamo già vivendo gli effetti del rallentamento dell’economia internazionale. Sul brutto risultato del Pil ha pesato parecchio il settore auto, che soffre sia a livello di produzione sia di export: secondo l’Anfia, l’associazione nazionale dell’industria e della filiera automobilistica, le auto costruite in Italia nei primi 11 mesi del 2018 sono state 631.000 (-9,5%) mentre il valore delle esportazioni di autoveicoli ammonta, nel solo mese di ottobre (l’ultimo del quale si hanno dei dati), a 2,13 miliardi di euro e si contrae dell’8,1%. 

SI DIRÀ: FREDDI NUMERI. Proprio come quelli del nostro mercato che, chiuso il 2018 in rosso (-3,1%), ha iniziato il 2019 col piede sbagliato (-7,5% in gennaio) e prospettive tutt’altro che rosee. O come i 59 miliardi di euro spesi dagli italiani in carburante, sempre l’anno scorso, con una crescita del 10,6% sul 2017 per effetto del rincaro dei prezzi e dell’aumento dei consumi: 36 “girati” allo Stato tra accise e Iva. Sono freddi numeri, in fondo, anche i 200 milioni di euro (ma serviranno davvero?) stanziati dal governo in tre anni per spingere le vendite dei modelli elettrici e ibridi plug-in. Come pure lo sono i quattrini richiesti sotto forma di ecotassa a chi, dal 1° marzo, comprerà una vettura (non necessariamente di lusso o supersportiva) con emissioni medie superiori a 160 grammi/km di CO2.

I NUMERI FOTOGRAFANO UNA REALTÀ DIFFICILE per chi deve comprare un’automobile, e poi usarla. Ma anche per chi da noi le auto le produce e le vende, con l’obiettivo, tra l’altro, di esportarne una parte. E che, in presenza di problemi di mercato come quelli che si stanno profilando, e di misure fiscali penalizzanti, potrebbe rivedere il “piano Italia” da cinque miliardi di euro di investimenti. Probabilmente, le parole pronunciate qualche settimana fa a Detroit da Mike Manley, il capo del gruppo FCA, andrebbero ascoltate con più attenzione. 

Guido Costantini



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