L'UOMO

Nato a Brno, nella Repubblica Ceca, nel 1962, è sposato e ha quattro figlie. Entrato in Daimler nel 1987, ha ricoperto nel corso degli anni ruoli di responsabilità nell’ambito finanziario, delle vendite e dello sviluppo della rete, in Germania, Argentina e Venezuela. Dal 2010 al 2015 ha diretto la filiale di Milano ed è stato responsabile delle vendite del gruppo. Prima di diventare amministratore delegato della Mercedes-Benz Italia nel 2018, ha avuto la responsabilità del marchio in Messico.

L'AZIENDA

La Mercedes-Benz Italia ha 500 dipendenti e 60 concessionari. Nel 2018 ha venduto 61.318 auto (-7,05% rispetto al 2017). 

marzo 2019
Intervista di Direttore pubblicata su alVolante di

Radek Jelinek

Amministratore delegato di Mercedes-Benz Italia
La nuova Classe A è sexy e piace ai giovani. Ha ridotto di 13 anni l’età media dei clienti

Nel 2018 avete rinnovato la Classe A, puntando, tra l’altro, su modalità di comunicazione “uomo-macchina” evolute. Da noi come hanno reagito i clienti? 

La A è sempre stata l’auto per l’Italia, fin da quando era una piccola monovolume gradita soprattutto alle signore. Nel 2012 l’abbiamo trasformata in una berlina compatta a 5 porte, per proporla anche al pubblico maschile. La nuova edizione viene giudicata sexy, per il design e la cura degli interni, e ha ridotto di 13 anni l’età media dei clienti. Molto ha giocato il sistema multimediale MBUX, sviluppato in casa, che piace per la facilità di comunicazione e perché consente di usare frasi non predefinite. 

Invece, con la nuova Classe B a quale pubblico puntate? 

Vogliamo soddisfare le necessità di chi ha bisogno di spazio, e deve fare i conti con il traffico congestionato e la carenza di parcheggi delle grandi città. L’auto che risponde meglio a queste esigenze, che poi sono quelle delle famiglie, rimane la monovolume compatta. La nostra sfida, con la nuova B, è stata quella di farla bella e piacevole da guidare. Naturalmente, equipaggiandola con una tecnologia avanzata.

Poi c’è la CLA, appena vista al CES di Las Vegas...

È una quattro porte forse un po’ trasgressiva. Linea filante, quasi da coupé, grande attenzione al design e alla tecnologia. Non mancherà la versione shooting brake, un concetto di wagon sportiva che abbiamo rilanciato noi qualche anno fa e che punta dritto a un pubblico ancora più giovane di quello della A. O che si sente tale.

E a proposito delle vostre nuove suv, che cosa ci dice? 

Nel corso del 2019 scateneremo un vero “suv attack”. Dalla nuova GLE al restyling della GLC, in arrivo a breve, alla piccola GLB, assai importante per l’Italia, l’intera gamma verrà rinnovata. In modo da assicurarci la più estesa copertura nella fascia premium. Che è poi quanto facciamo con tutta la nostra offerta, dalle berline alle wagon, fino alla citycar.

La Smart presto sarà soltanto elettrica. E non potrà fare i volumi di vendita consentiti, finora, dal motore termico. 

Premesso che la Smart elettrica attuale sta ottenendo un’ottima accoglienza, questa scelta costituisce per noi una sfida di rilevanza strategica. E un banco di prova per gli altri nostri modelli “a pile” in arrivo, quelli col marchio EQ. Chi acquista queste auto va supportato con infrastrutture adeguate, dalle colonnine di ricarica alle app per prenotarle e pagare. Noi facciamo la nostra parte. Abbiamo stretto accordi con i fornitori di energia e con i comuni per i parcheggi, garantiamo assistenza attraverso le concessionarie, regaliamo le wall-box. Certo, non possiamo fare tutto da soli.

Che cosa chiedete ai politici?

Vorremmo far capire che non siamo nemici del paese ma una sua parte importante, proprio per le responsabilità che abbiamo verso i clienti e chi lavora per noi. E far comprendere che una scelta tecnica nasconde problemi complessi, che richiedono coerenza. Mentre l’Unione europea ci chiede di ridurre la CO2, i comuni vanno in direzione opposta penalizzando i diesel, i motori che ne emettono meno.