L’UOMO

Milanese, 48 anni, sposato, tre figli, ha una laurea in ingegneria gestionale conseguita al Politecnico di Milano. In BMW Italia dal 1997, ne diventa presidente e ad nel 2014, dopo essere stato direttore vendite e aver ricoperto incarichi nel marketing e nello sviluppo della rete. Ha lavorato anche in Spagna, come direttore postvendita, e a Singapore, in veste di responsabile di BMW Group Asia.

L’AZIENDA

Il gruppo BMW Italia ha 1100 dipendenti e 110 concessionarie. Considerando anche la Mini, nei primi tre mesi del 2019 ha venduto 22.729 auto (+1,5% in più rispetto al 2018). 

maggio 2019
Intervista di Direttore pubblicata su alVolante di

Sergio Solero

presidente e AD BMW Italia
Le BMW sono tedesche, ma i componenti italiani valgono 1,5 miliardi di euro l’anno

La BMW è forte nel settore dei motori a gasolio. Che cosa pensa della crociata antidiesel? 

Semplicemente che è sbagliata. Il futuro della mobilità individuale sarà elettrico, ma pensare che ci si possa arrivare dall’oggi al domani, demonizzando il diesel, è una bufala. Sono tanti gli studi che dimostrano come il trasporto privato incida marginalmente sulle emissioni di CO2. Che è un “climalterante”, da limitare perché concorre all’effetto serra, ma di sicuro da non confondere con i veri inquinanti.

E i diesel emettono pure meno CO2 dei motori a benzina... 

L’aspetto paradossale è proprio questo. Ma i diesel attuali sono efficienti anche per quanto riguarda le emissioni inquinanti. Le migliori vetture uscite da un recente test dell’Adac, l’automobile club tedesco, erano tre BMW, tutte nettamente sotto i limiti di legge previsti dalla severa normativa Euro 6d-TEMP per i biossidi di azoto e il particolato.

Che cosa ha significato portare i motori a gasolio a livelli così bassi di inquinamento?

Grossi investimenti, da parte di tutte le case. E dei produttori italiani di componentistica. Molti sono nostri fornitori di primo impianto. C’è tanta Italia nelle BMW, nelle Mini e persino nelle Rolls-Royce. Il settore, solo per le nostre auto e motociclette, vale oltre un miliardo e mezzo di euro l’anno. 

La vostra offerta è ricca anche nelle ibride plug-in. E, adesso, pure la nuova Serie 3 viene proposta con questo sistema. Con quali prospettive, in un mercato come il nostro?

In Italia, in effetti, i motori più richiesti saranno quelli tradizionali, ma questo non ci crea particolari problemi in fase di pianificazione. Le nuove piattaforme sono studiate per consentire una grande flessibilità in fabbrica, per rispondere a richieste dei clienti che cambiano parecchio da un Paese all’altro.

La nuova Serie 1 abbandona la ruote motrici posteriori che sono uno dei vostri tratti distintivi. Non temete contraccolpi? 

No. La trazione anteriore darà grandi vantaggi in termini di abitabilità e di capacità di carico. E la Serie 1, che è il nostro modello più venduto in Italia, non perderà nulla del suo piacere di guida. È un tema che abbiamo già affrontato, con successo, con le nostre monovolume Active e Gran Tourer, e che si è posto ogni volta che la BMW ha tentato nuove strade. Per esempio, quando presentammo la prima X5 c’era chi non capiva come una marca come la nostra potesse produrre una suv. 

La Mini compie sessant’anni. Che ruolo svolge questo marchio nel gruppo BMW Italia?

Un ruolo importante, perché in Italia, dove ne vendiamo stabilmente più di 20.000 l’anno, la Mini piace perché è l’auto premium ma piccolina, da usare tutti i giorni in città. Ha conosciuto una seconda vita con la Countryman, che ha dato una risposta alle famiglie cui serviva un po’ più di spazio. Ibrida, questa variante è super-richiesta. 

E del nuovo modello che cosa ci può dire? 

Lo lanceremo entro fine anno. Effetto-kart garantito e, soprattutto per l’elettrica, grande appeal nei centri urbani.