A FAVORE DELL’ASSICURATO - Complessa e delicata la sentenza della Cassazione (numero 11154/15) sul risarcimento diretto (è la propria compagnia che rimborsa i danni) e sulle spese legali stragiudiziali. Ovvero quelle sostenute dal danneggiato (in seguito a un incidente) al di fuori dell’aula di tribunale. Secondo i giudici, se l’automobilista ne fa richiesta, la compagnia deve rimborsare le spese per l’avvocato, oppure per un esperto in infortunistica stradale o per un patrocinatore stragiudiziale. A una condizione: le spese legali devono essere necessarie. Di sicuro, lo sono in un sinistro complesso: ossia se ci sono dubbi sulle colpe del sinistro, se ci sono lesioni, se è contestato chi e quanto debba essere risarcito o se il sinistro è di valore non irrisorio.
I DIRITTI DELL’AUTOMOBILISTA - In ogni caso, se la compagnia non fornisce assistenza al proprio assicurato, questi è libero di rivolgersi a un professionista, ed è tenuta al rimborso della parcella. Lo dice anche l’articolo 24 della Costituzione, richiamato dalla Cassazione: “Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”. C’è un’eccezione, ovvia (la Cassazione conferma quanto già si sapeva): se il sinistro è molto semplice e di valore infimo, sarà difficile che la compagnia risarcisca le spese legali.