USATA MA NON PROPRIA - Sempre più usata, sempre meno di proprietà: è questo il futuro dell'automobile secondo un rapporto presentato dal Censis e dall'Aniasa, Associazione Nazionale Industria Autonoleggio e Servizi Automobilistici, parte della Confindustria. Il punto di vista non può essere del tutto neutrale in quanto è evidente l'interesse economico in gioco, ma serve a tracciare una possibile ipotesi per la mobilità a quattro ruote da qui al 2030.
DEMOGRAFIA IN EVOLUZIONE - In Italia, si va al lavoro nel 71% dei casi in auto, con quasi 29 milioni di persone che ogni giorno usano questo mezzo per studio o professione. Secondo le stime, si arriverà a 31 milioni entro una quindicina d'anni. Ruolo chiave per chi abita nelle metropoli e nelle immediate vicinanze: rappresenteranno il 52% degli italiani entro il 2030, con 33 milioni di abitanti; tuttavia, la crescita è prevista per il Centro e il Nord, con il Sud destinato a rimanere stabile, se non in controtendenza. Importante la quota rappresentata dagli stranieri: si passerà, secondo il Censis, dall'attuale 8% al 13% entro i prossimi 15 anni. Con l'incremento del turismo (gli arrivi dall'estero dovrebbero passare dai 48 milioni annui odierni a 68 milioni nel 2030), crescerà la domanda di mobilità, con il trasporto pubblico che “farà fatica a fornire risposte adeguate” e il ruolo delle automobili sarà sempre più centrale. Ma sta cambiando la loro concezione come bene esclusivamente di proprietà.
PIÙ BENE DI SERVIZIO - Destinato a mutare, si diceva, il rapporto con l'auto, e questa è la parte analizzata specificamente dall'Aniasa: al possesso si sta gradualmente sostituendo l’utilizzo, come confermano i fenomeni del noleggio a lungo termine e la crescente diffusione del car sharing. Il noleggio a lungo termine rappresenta già oggi il 20% del mercato del nuovo, con un fatturato di 5 miliardi di euro, e pare sia destinato a incrementarsi. Inevitabile che il parco circolante sia all'insegna della propulsione “pulita”, con ibride ed elettriche in grado di accedere alle zone a traffico limitato. L'auto, insomma, diventa un servizio di cui fruire temporaneamente, con un'intermediazione umana decrescente e con un tempo verosimilmente ridotto.