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Uber: secondo il Movimento Consumatori è fuori legge

20 marzo 2015

L’organizzazione a tutela dei consumatori ha presentato un esposto all’AGCM sostenendo che Uber è fuori dalle regole.

Uber: secondo il Movimento Consumatori è fuori legge
NEL MIRINO DEI CONSUMATORI - Nei giorni scorsi il Movimento Consumatori, associazione vicino all’Arci, ha presentato una segnalazione/esposto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato affinché avvii un’indagine sull’attività della società Uber. Ragione dell’iniziativa è che secondo il Movimento Consumatori il servizio Uber Pop mette in atto pratiche commerciali scorrette, oltre che fornire informazioni ingannevoli. L’esposto-denuncia del Movimento Consumatori è molto articolato (è costituito da dieci pagine fitte di argomentazioni e dati conseguenti a un monitoraggio della situazione effettuato dallo stesso Movimento). 
 
PIÙ ACCUSE, DI TIPO DIVERSO - Sintetizzando, si può dire che l’accusa contro Uber è di promuovere un’attività che in Italia prevede precise condizioni, autorizzazioni e regole, come contenuto nella normativa che regolamenta i taxi. Oltre a ciò Uber è accusata di pubblicare informazioni ingannevoli sulla sicurezza e l’affidabilità del servizio, nonché di prevedere nei suoi contratti clausole vessatorie e illecite.
 
L’INTERROGATIVO: COSA FA UBER? - Da quanto scritto nell’esposto del Movimento Consumatori, si può dire che la questione di fondo è l’identificazione esatta del profilo di Uber. La pretesa che si tratti solo di condividere l’automobile; sfruttando Internet per darsi l’appuntamento, appare insostenibile perché esiste un controvalore economico al “passaggio”, che viene pagato a Uber tramite carta di credito. All’autista aderente a Uber, viene riconosciuta una percentuale (che per il Movimento Consumatori è del 20%).
 
LE PRESUNTE ILLEGALITÀ - L’esposto fa presente che nel caso l’indagine dell’Autorità Garante confermasse che “i collaboratori di Uber prestano un’attività professionale e/o a scopo di lucro - e non una mera “condivisione” dei propri autoveicoli privati”, “la stessa risulterebbe illegale” in quanto violazione delle normative nazionali, regionali e comunali in materia di autoservizi. E l’esposto fa presente che in tale ipotesi a essere violato sarebbe anche il Codice della strada, che per le attività di taxi e di noleggio con conducente prevede regolamentazioni particolari. 
 
RESPONSABILITÀ - Assieme agli aspetti relativi alla liceità o meno della attività, l’esposto del Movimento Consumatori solleva altre questioni. Per esempio, quella delle responsabilità di quanto può succedere durante il servizio o anche in Internet e nell’uso della App. Secondo il contratto che si accetta servendosi del servizio, in tale evenienza Uber non ha mai alcuna responsabilità. Altra questione posta in evidenza affinché l’Antitrust la valuti, riguarda l’eventualità di un contenzioso, che secondo il contratto previsto da Uber può essere affrontato soltanto dalle autorità olandesi, in quanto la società ha appunto sede in Olanda. Per il Movimento, ciò sarebbe una clausola vessatoria.
 
QUESTIONE NON SEMPLICE - Dunque la questione è molto articolata e presenta varie sfaccettature. E il bello è che - stando a quanto ha riportato il Corriere della Sera -  lo stesso Movimento Consumatori ha anche inviato una diffida alla società Blablacar, che svolge un ruolo di punto di incontro per il car pooling, mentre altre iniziative analoghe l’organizzazione avrebbe in cantiere nei confronti di altri operatori che svolgono attività via web. Insomma, una sorta di guerra totale nei confronti delle nuove attività che pare vogliano trovare una sorta di legalizzazione virtuale, in base al principio che ciò che esiste in rete è sempre regolare e conveniente. O qualcosa del genere. Sicuramente se ne riparlerà.


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