TOYOTA E ALONSO NELLA STORIA - La Toyota fa sua la 24 Ore di Le Mans 2018. Dopo aver più volte sfiorato la vittoria nel corso della storia, la casa giapponese mette il suo sigillo sulla gara di durata più importante del mondo. Una prima volta che va in tandem con quella di Fernando Alonso che, alla sua prima partecipazione a Le Mans, vince e dimostra una volta ancora di essere un campione con la maiuscola. Durante la notte, nella fase più difficile e delicata dalla gara, il pluricampione di Formula 1 è stato l’artefice di un recupero di quasi due minuti nei confronti della vettura gemella, la TS050 ibrida numero 7 guidata in quel momento da Lopez. Va detto, a onor del vero, che il successo assoluto della Toyota TS050 numero 8 è il frutto di un lavoro corale che comprende anche gli altri due piloti che si sono alternati alla guida, Kazuki Nakajima e Sebastian Buemi (foto qui sotto). Tutto il team Toyota non ha lasciato nulla al caso. La doppietta finale, con la TS numero 7 guidata da Lopez-Kobayashi-Conway seconda e staccata di un giro, lo dimostra. Le prime due posizioni della Toyota erano ampiamente pronosticabili: le TS050 erano le uniche ibride in gara e potevano contare su una supremazia tecnica indiscussa; soltanto un incidente o un problema tecnico avrebbe potuto separarle dal podio. In terza piazza il prototipo non ibrido R13 della Rebellion Racing con Menezes, Laurent e Beche anch’esso della massima categoria LMP1 come le Toyota.
NELLA GTE PRO VINCE LA PORSCHE - La categoria sulla carta più interessante, la LMGTE Pro, è stata in realtà “massacrata” dal Balance of Perfomance (BoP), il sistema regolamentare che dovrebbe livellare le prestazioni tra le vetture in gara. Nella categoria dove corrono solo piloti professionisti e vetture GT di ultimissima generazione, il BoP ha finito per favorire marcatamente le Porsche 911 RSR. Solo le Ford GT sono riuscite a tenere un passo di gara vicino alle vetture tedesche. Gli altri competitor hanno solo potuto fare da spettatori al successo della Porsche che ha dominato fin dalle qualifiche. Dopo le 24 ore di gara, la 911 RSR numero 92 guidata da Christensen, Estre e Vanthoor è stata la prima sotto la bandiera a scacchi. Indiscutibilmente, i tre piloti sono stati impeccabili durante i loro turni di guida, gli stint, e la strategia al muretto è stata quella più azzeccata tra le altre di casa Porsche. In seconda posizione la 911 numero 91 guidata dall’italiano Gianmaria Bruni insieme a Lietz e Makowiecki. Terza la Ford GT del Team Chip Ganassi con Muller-Bourdais-Hand. C’è rammarico in casa Ferrari. Le 488 sono state, di fatto, neutralizzate dal Balance of Perfomance che le ha rese più pesanti delle altre GT, con serbatoio più piccolo e con minor potenza complessiva. Le tre Ferrari 488 ufficiali schierate dall’AF Corse hanno comunque combattuto con serietà e dignità senza tirarsi indietro, portando a casa il sesto posto come miglior risultato grazie a Toni Vilander, Pipo Derani e al terzo pilota della Scuderia Ferrari F1, Antonio Giovinazzi. Quest’ultimo, al debutto a Le Mans e seduto per la prima volta su una GT da corsa, ha da subito convinto dimostrando di essere molto veloce. Di sicuro, si possono riporre in lui tante speranze per il futuro.
NELLA GTE AM ANCORA PORSCHE - C’è un podio che profuma di Italia nella LMGTE Am, classe con GT che non hanno gli ultimi aggiornamenti e dove corrono piloti professionisti insieme a gentleman driver che non gareggiano per lavoro. Giancarlo Fisichella, Francesco Castellacci e Thomas Flohr chiudono la loro avventura nell’edizione numero 86 della 24 Ore di Le Mans con il secondo posto sulla Ferrari 488 numero 54 di Spirit of Race. Tutto il trio ha corso una gara straordinaria; Fisichella, che ha vinto due volte a Le Mans con la Ferrari della AF Corse, non ha mollato neanche nell’ultima ora di gara siglando tempi eccezionali fino alla fine. Sul podio più alto, anche nella GTE Am c’è una Porsche, la 911 RSR numero 77 del team Dempsey Proton Racing guidata da Ried-Campbell e Andlauer.
NELLA LMP2 VINCE LA G-DRIVE - Nella categoria LMP2, riservata ai prototipi meno potenti e dove possono gareggiare anche piloti categorizzati “Bronze”, in pratica dei gentleman driver, la vittoria è andata nettamente alla Oreca 07 Gibson schierata dal team G-Drive e guidata da Vergne, attuale leader del mondiale di Formula E, insieme a Andrea Pizzitola e Roman Rusinov. La G-Drive ha dominato dalla prima ora di gara, chiudendo con tre giri di distacco sul secondo prototipo in classifica, l’Alpine Signatech con Lapierre, Negrao, Thiriet.
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